Questa volta Méliès rinuncia a trucchi ed effetti speciali per concentrarsi sulla storia: la storia di un vecchio avaro che, arcigno, circospetto e ossessionato dalla possibilità di perdere il suo denaro, rifiuta di aiutare i bisognosi che bussano alla sua porta; e, contrariamente alle aspettative, non si verifica alcuna redenzione finale. La teatralità è conferita dalla recitazione degli attori – che trae il meglio da gesti e mimiche del miglior cinema muto – e per la cura delle scenografie, specie quelle degli “esterni” notturni.
Avarissimo, nasconde i suoi denari per non darne ai poveri che bussano alla sua porta: i soldi scompaiono, lui medita il suicidio ma gli riportano il forziere così lui si trova col dilemma se dare una ricompensa o no. Commedia piuttosto lineare e semplice, se non prevedibile. Ottima l'interpretazione del protagonista nelle varie fasi della sua vicenda, e non male l'ambientazione domestica nella casa tenuta male per risparmiare sui lavori. Piacevole, anche se manca un frammento dell'intero film.
Una storia compiuta in cui l'autore rinuncia, contrariamente alle sue abitudini, ad illusionismi ed effetti speciali per concentrarsi sul personaggio del vecchio micragnoso. Buona la caratterizzazione del protagonista, così come la messa in scena (la casa evidentemente trascurata causa avarizia) e la prova degli attori.
Manca un brano verso i tre quarti della copia disponibile (poco meno di cinque minuti). Questo Avaro di Méliès pare peggio di Zio Paperone e del verghiano Mazzarò, così circospetto come è pure nella sua casa (e chissà se quelle monetine cadono come da copione o se si tratta di un caso). Niente trucchi, stavolta, ma narrazione teatrale, con un bel finale (su bel fondale dipinto): i personaggi escono tutti dal campo, sparendo in avanti, diagonalmente verso destra.
La storia è quella di un uomo avarissimo cha sta tutto il giorno a contare i suoi soldi senza aiutare nessuno, fino a quando non perderà il suo tesoro. Cortometraggio breve ma simpatico tutto centrato sulla figura dell'uomo avido ed egoista. La prima parte è resa molto bene e si concentra sulle manie del protagonista. Tra la prima e la seconda parte però c'è uno stacco troppo netto e poco chiaro che solo alla fine si riesce a comprendere. Nonostante questo il corto rimane molto interessante.
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Mi rendo conto che è davvero una piccolezza, ma...... occorrerebbe modificare l'apostrofo del titolo, perché altrimenti non è leggibile dal database (stavo per l'appunto cercando "L'avare" che ricordavo di aver commentato ma mi ha dato risultato inesistente). Cioè, qui adesso c'è l'apostofo 2 mentre tutti i titoli dei film hanno l'apostrofo '
Scusa per la pedanteria ;-)
DiscussioneZender • 11/02/11 11:16 Capo scrivano - 48945 interventi
Purtroppo non è pedanteria, Pigro. Magari lo fosse... E' un problema di codici che esiste da sempre ed è correggibile solo se riscrivo il titolo. Fatto.