L'ESTATE FRANCESE IN NERO
Gainsbourg e solo Gainsbourg, se il film rispecchia il suo autore,
Equateur e distillato puro del regista/cantante/compositore maledetto di
Je t'aime moi non plus (mio cult assoluto) e
Charlotte for ever.
La storia, ambientata in un Africa coloniale sporca e maleodorante, e solo un pretesto per mostrare bassezze umane, cinismo, torride storie di amour fou, corpi nudi e sudati, ammantati di puzzo e carnalità, tradimenti e processi farsa che sanno di kafkiano allucinogeno.
Ci sono tutti gli stilemmi del noir classico: i ventilatori , ambienti afosi chiusi e fumosi, la spietata e seduttiva dark lady (un odorosa e carnale Barbara Sukowa, di un fascino ipnotico, corpo nudo e voglioso, smaniosa e al contempo algida, che rivaleggia con la Kathleen Turner di
Brivido Caldo), il protagonista con voce fuori campo, che casca nelle maglie perverse della "vedova nera", perdendo definitivamente la brocca.
Ma a Gainsbourg interessa si e no l'aspetto prettamente noir, il suo e un cinema fatto di odori, lascività, sporcizia, cinismo, disprezzo per esseri infidi e gretti, facce patibolari della peggior risma.
Se in
Je t'aime moi non plus il rapporto tra il camionista gay di Joe D'Alessandro e l'androgina Jean Birkin era ora tenero, ora violento, ma comunque passionale, il rapporto Sukowa/Hustler e invece basato sulla menzogna, sull'interesse venale e gretto di lei, che si passa tutti gli uomini, che usa a piacimento il suo magnifico corpo per scopi oscuri e delittuosi.
Da antologia la scena in cui confessa (a modo suo) l'omicidio a Hustler. Lei sotto a lui, nuda, piangente, ammantata da una luce bluastra quasi da morgue. Lui che non si lava da giorni, ubriaco di gelosia e alcool, ormai prossimo a perdere la ragione.
Amore, odio, sesso , follia , dialoghi devastanti e sporchissimi. Due su tutti : La Sukowa a Hustler punto dalle zanzare :" Le zanzare continuano a pungerti, hai un corpo da checca!". Hustler alla Sukowa :" Parli bene il francese, ma da quella fogna ti escono solo parole da puttana".
Un pò come ha fatto Tavernier in
Colpo di spugna, anche il sommo Gainsbourg mostra un Africa colonizzata da francesi ottusi, razzisti, senza scrupoli e amorali, pronti a tutto per salvaguardare i loro interessi e omettere le loro colpe.
Bellissima e cromatica la fotografia di Willy Kurant, e ipnotiche quanto travolgenti musiche tribali (su tutte quella in sottofondo alla scena d'amore tra la Sukowa e Huslter) composte dallo stesso Gainsbourg.
Inutili e posticcie le due sequenze hard messe lì per far cassetta (un handjob e un blowjob), insertate malissimo con una specie di ralenti inutile quando gli inserts).
Indimenticabile, poi, lo sguardo torvo della Sukowa che chiude il film, così lynchiano e spettrale.
Puro cinema gainsbourghiano fino al midollo, chi non ama il poliedrico artista francese si astenga, gli altri si accomodino pure nella sua Africa torrida e ben poco turistica.