Glass ceiling - Film (1971)

Glass ceiling

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Thriller condominiale alla Eloy De La Iglesia, con un occhio puntato a Hitchcock e uno alle consuete ristrettezze di budget con cui fare i conti. Al centro della vicenda Marta (Sevilla), moglie spesso lasciata sola da un marito che quando se ne parte per affari chi lo vede più? Così se ne sta con Fedra, la gatta, e quando può si confida con l'amica, Julia (Shepard), anche lei alle prese con un marito che la tratta in egual modo. Business is business, ci dice De La Iglesia: state buone e aspettate. E loro quello fanno, magari con un occhio di riguardo per il giovane scultore (Selmier) che ha lo studio al pianterreno e gira a petto...Leggi tutto nudo per il gran caldo della fornace. Ci sarebbe anche il garzone del supermarket, ma quello è aggressivo, invadente... meglio lasciar perdere. E così i giorni passano, finché Marta sente dall'appartamento di Julia (sopra al suo) passi di uomo. Un amante? E siamo sicuri che il marito dell'amica sia davvero via per lavoro? Marta ne parla allo scultore, che dà alla cosa un peso relativo: non è bello stare tutto il giorno da sole, è chiaro che poi ti vengono in testa strane idee... A margine la figura di una bella contadinella, Rosa (Cohen), innamorata del solito scultore e che sogna di fargli da modella. Animando un microcosmo in cui il sesso represso pulsa sotto la cenere (proprio come anche qualcosa che sta nel caminetto e puzza di carne avariata) De La Iglesia racconta la sua semplice storia come un giallo che monta (c'è anche qualcuno che scatta fotografie di nascosto), lasciando aleggiare per tutto il tempo il sospetto di un cadavere occultato e di una torbida storia di amore extramatrimoniale. Carmen Sevilla, spaurita e indifesa, interpreta bene la parte senza mai salire sopra le righe e guadagnandoci in credibilità, mentre la regia prova a far salire la suspense soprattutto al buio, quando i rumori si moltiplicano. Non ci riesce del tutto, ma l'impressione è quella di un thriller onesto, costruito utilizzando bene il materiale a disposizione e apprezzabile perché semplice e autentico come i dintorni di campagna in cui vediamo muoversi maiali, cani e mucche. C'è più attenzione alla psicologia dei personaggi rispetto all'azione e l'intreccio pare quasi un pretesto che si chiude in un colpo di scena “obbligatorio”, concessione ultima a un genere affrontato senza troppa voglia di seguirne i meccanismi classici. Così come il soffitto di vetro del titolo sembra più che altro una suggestione utile a fornire un'immagine con cui ricordare il film.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/06/17 DAL DAVINOTTI
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Fauno 23/05/21 01:20 - 2212 commenti

I gusti di Fauno

Ambientazione sinistra, isolata a dovere: non manca nulla per far sparire qualsiasi malcapitato senza lasciar traccia, e se i personaggi son solo quattro è ovvio che il male è circoscritto al loro ambito, ma il movente non lo si indovinerebbe mai, in quanto il macello è interiore ancor prima che esteriore. A quel punto il regista lancia un sasso nell'acqua che va a creare cerchi concentrici: se quelli più interni sono di una potenza inaudita ma si ampliano verso un unico fine, quello più esterno fa la sintesi globale, ci mette.del suo e va oltre, arrivando a surclassare gli altri.
MEMORABILE: Le allucinazione di Marta; La puleggia; I colloquii col tranviere; La gaffe di Jolanda.

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