Copia conforme - Film (2010)

Il settuagenario Kiarostami riflette sulla creazione artistica (la copia può essere meglio dell’originale?) e sulla coppia e la sua crisi. Temi non nuovi ma comunque sempre interessanti e stimolanti, non fosse che le considerazioni dei personaggi risultano, specie nella prima parte, un po’ stantie, risapute e a tratti goffe e semplicistiche. I due protagonisti (che reggono da soli la scena per quasi tutto il film) se la cavano, ma sarebbe meglio poterli apprezzare in originale. “Sbiadito” e conforme rispetto ad altri lavori dell’iraniano.

Spunto di partenza decisamente intrigante, che mi ha ricordato un bellissimo racconto di Borges in cui un letterato riscrive parola per parola il Don Chisciotte di Cervantes, donando al testo nuovi ed inattesi significati. Se allo spunto si aggiunge la firma di Kiarostami, autore certo non banale, c'è da leccarsi i baffi nell'aspettativa... ma la pietanza è largamente inferiore alle attese, condita com'è da dialoghi scipiti che, purtroppo, costituiscono quasi tutta la sostanza del film. Interpreti corretti, ma poco ispirati. Perdibile.

La trama è raccolta nell'arco di poche ore e nei dialoghi insistiti tra i due protagonisti. Le riprese indugiano sui primi piani e i campi lunghi non sono mai allargati, alimentando sentimenti claustrofobici. L'idea non è male, purtroppo per arrivare alla seconda parte del film, più intrigante, bisogna passare attraverso le forche caudine dei primi pesanti 50 minuti, poi il colpo di scena (l'unico) e il cambio di registro. Anche per questo è un film coraggioso, che non cerca facili consensi. Una volta finito, va digerito lentamente.

Si stenta a credere che un regista del genere abbia potuto partorire un'opera tanto imbarazzante e goffa. Il giochino didascalico del rapporto tra originale e replica e tra verità e finzione è appena un espediente per una narrazione senza capo né coda, divisa in due parti eterogenee, ognuna delle quali tremendamente artificiosa. Recitazione e dialoghi da primo anno d'Accademia, quasi un provino d'accesso. Location da promozione turistica, ma dal respiro corto; una Toscana da agriturismo. Luoghi comuni e nevrosi fittizie; da dimenticare.

La dicotomia tra copia e originale parte dal concetto di falso nell’arte e viene trasferita anche in ambito sentimentale. Interessante è l’idea della simulazione di un vero rapporto di coppia tra i protagonisti (con una Giuliette Binoche molto brava e abile nel recitarla) ma non sempre intrigante si rivela la narrazione, che ha un lungo periodo iniziale monotono, pieno di dialoghi generici e poco stimolanti e qualche momento forzato. Recupera nella seconda parte.

Benché l'idea di base sia lodevole e alquanto interessante, il film non raggiunge una piena sufficienza per la presenza di scene dilatatissime e monologhi stucchevoli che lo rendono piuttosto pesante. Dei due attori meglio senza alcun dubbio la Binoche, mentre "piatta" e incolore è la prova del protagonista maschile.