Acqua, vento, sabbia - Film (1989)

Dopo alcuni anni di assenza, ragazzino torna nel suo villaggio natale a trovare la propria famiglia, ma ad attenderlo c'è il deserto. Lontano ormai dagli esordi "veristi" e proiettato vesro un cinema vieppiù sperimentale, Naderi riprende l'attore-bambino e il plot de Il corridore, ma solo per rarefarne e prosciugarne ulteriormente il "narrato", dando voce e spazio ai soli elementi naturali, imperversanti su un paesaggio sempre più arido e scarnificato, dentro e sotto il quale tuttavia (scava scava scava) pulsa l'acqua della vita. Fisico quanto cerebrale.

La pellicola è breve (meno di 70 minuti) e ciononostante può risultare, almeno a tratti, ardua. Tuttavia ha un fascino visivo innegabile con le sue immagini di enorme potenza e con un sonoro, poderoso, che rispecchia quello di una natura selvaggia e spietata. Il vento forte che sferza il paesaggio continuamente, la sabbia arida, come arida è un'umanità che ormai mira solo alla sopravvivenza (dei più forti e di chi può), l'acqua (difficile da trovare) che rappresenta la vita e la speranza e che è incarnata dal ragazzo. Finale visionario con notevole uso della V di Beethoven.