Buiomega71 • 4/07/20 10:00
Consigliere - 27170 interventiOlen Ray torna sul luogo del delitto e dà un sequel al suo
Patto a tre, che rimane tra le sue uscite migliori nel campo del thriller erotico.
Questa volta, però, il caro zio Fred (sempre e comunque con il suo inconfondibile stile) vira nell'horror e nelle atmosfere goticheggianti, dove la povera Jennifer (quì impersonata dal Tracy Brooke Swope) viene tormentata dal fantasma del marito che ha ucciso nel finale del precedente capitolo, chiusa nella grande dimora con l'infermiera che l'accudisce, il fratello del marito defunto e la cognata, capitati lì per l'eredità.
E dall'impianto thrilleresco di
Patto a tre, Olen Ray passa al thriller/horror già a inizio film, con il poveristico 'incubo cimiteriale alla
Dellamorte Dellamore, tra richiami necrofori e la Bergman che, vestita di bianco, danza tra le tombe.
Da quì in poi la vita di Jennifer è un andirivieni di allucinazioni e stati onirici incubotici, dove Olen Ray mostra morti viventi con mascheroni demoniaci, mostracci rinsecchiti che vomitano bile gialla sulla povera Jennifer e una chiusa presa di peso dal finale del primo
Nightmare (ma anche del secondo),
Di mezzo le solite cospirazioni alla
Piano...piano dolce Carlotta, una deriva slasher con assassino armato di uncino prima di
So cosa hai fatto, e un body count di gole tagliate, decapitazioni, uno strangolamento in macchina a là
Tenebre e una furiosa lotta corpo a corpo femmineo/craveniana.
Manca però la genuinità e l'originalità del capostipite, così come è assente (se non in pochi spiccioli, almeno riuscita e piuttosto torbidella la sequenza incubotica in qui Nouri si fa fare un "servizietto" orale dalla Bergman davanti a Jennifer, per poi dirle
Dopo tocca a te!) la pruriginosità e la febbrile deriva sessuale che faceva di
Patto a tre un morbosetto e torrido "gioco" a cinque, eppoi , soprattutto, non c'è più Tanya Roberts a bombardare gli ormoni.
Ritorna il personaggio della Hemingway (che è sempre un bel vedere, eppoi il sottoscritto ama incondizionatamente le sorelline Hemingway), ma la Sandhal Bergman (pur con il suo fascino statuario) non può competere con un Dea come la Roberts (così come la scelta di una flebile Jennifer Ciesar), anche se lo script è un pò più curato e la mano di Olen Ray si fa sentire più di una volta, raffinando l'estetica e regalando, comunque, ottimi momenti dark (Jennifer legata al letto, la visita notturna di Nouri nella sua camera, lo spettro del marito che si aggira per casa, l'incubo yuzniano nela sala d'attesa con l'infermiera, i pazienti e il siringone, chiusa nel cimitero all'ora di chiusura, in uno stato di allucinazione progressiva angosciosa che stà tra Jean Rollin e Wes Craven).
Non ci si annoia, il gusto macabro è ben reso , il tormento di Jennifer pure e Olen Ray è un maestro dell'intrattenimento, che quì si balocca con l'horror come nel suo
Notte di terrore, in atmosfere fosche e claustrofobiche, barocche e cupe in pieno 90 style.
Simpatici e cheap i mostroni realizzati da Roy Knyrim, la bellissima e ritmata OST di Chuck Cirino è riciclata dal primo , e un pò ridicola la sorte dell'assassino.
Il primo
Inner Sanctum, però, entra subito dentro, per la sua deliziosa sgangheratezza visceralmente fredolenrayana (e per Tanya Roberts che non si risparmia in fatto di porcaggine), il sequel un pò meno, ma resta sempre un must per chi ama questo ineffabile e, a suo modo, geniale regista.
A Olen Ray deve essergli proprio piaciuto il film di
Ai confini della realtà, perchè in
Patto a tre mostrava Jennifer senza la bocca come la sorella "punita" dal piccolo Anthony nell'episodio di Joe Dante, e quì chiude il film (
Nightmare a parte) proprio come George Miller concludeva il suo episodio, quello finale, con John Lithgow portato via dall'ambulanza guidata da Dan Aykroyd.
Rimane comunque un dittico curioso e bizzarro all'interno della prolifica filmografia di uno dei registi più interessanti e dotati del panorama della serie b .
Piccola curiosità: Olen Ray fu molto deluso , durante la lavorazione, da Michael Nouri, che si rivelò, a detta del regista, una persona fredda, arrogante e intrattabile.
Daidae, Nicola81
Buiomega71