Dopo 5 minuti si comincia a guardare il timer del video-registratore; dopo 15 ci si meraviglia di come, effetto dell'orizzonte temporale, la percezione del tempo sia soggettiva; dopo 1 ora sembra d'essere davanti allo stesso piatto e inanimato "quadro" da almeno un giorno. Quando ci si accorge che Ki-hwan Oh intende poi motivare (e compatire) gli assassini che agiscono in famiglia (colpendo fratello, sorella, figli o genitori) il film diventa ancora più brutto. Prima era una mala copia coreana di Two sisters incrociata con Ju-On, le intenzioni narrative lo rendono inaccettabile oltreché triste.
Horror coreano che ha tre incredibili peculiarità:
1) riesce a far percepire un tempo di 80 minuti per qualche ora, grazie all'effetto dell'orizzonte temporale; ossia, la dilatazione del tempo che si manifesta quando ci si trova in situazioni sgradevoli e spiacevoli, percui vale il detto "Non passa più";
2) un titolo (internazionale, che in origine vattelapesca che significa Du saram-yida) che nulla c'incastra col film;
3) l'inaccettabile fulcro narrativo alla base della caotica e confusa sceneggiatura che il regista manifesta in zona centrale: tentando di giustificare (e al limite compatire) coloro i quali uccidono un familiare.