In un futuro distopico, sorto sulle macerie di una non precisata catastrofe mondiale, possedere sentimenti è considerato un male ed è così possibile viaggiare attraverso le vite precedenti per rimuoverli. Melodramma fantascientifico ambientato in tre epoche diverse (inizio 900, 2014 e 2044) in cui in ognuna la storia d'amore tra i due protagonisti si scontra e incontra in modo dolce, tragico e violento. Nonostante la lunga durata e una certa pesantezza, la storia col passare dei minuti si fa sempre più interessante e coinvolgente, fino a un finale convincente e per nulla banale.
Tremendo polpettone che attraversa il tempo e cerca di indagare temi vecchi e nuovi con uno schema che vede quasi sempre in scena la Seydoux, elaborata in più salse e colori: uno schema sempre più pesante, cammin facendo, perché i dialoghi incessanti diventano sempre più criptici. Un vero sfinimento per chi guarda, pregiudicando anche certi pregi visivi o rappresentazioni metaforiche del regista francese. Per giunta, dura anche un'esagerazione.
Purificare il DNA dalle esondazioni del cuore, dal sisma della sessualità, dall'incombenza dell'altro da noi. La Bestia non è il presagio, ma l'annientamento del sentire, l'imperturbabile conformità richiesta all'adesione sociale. Bonello compone un mosaico di illusioni, oleografie di vite passate, meri test di resistenza al perturbante generati dall’AI sul green screen. Un film cervello, sovrabbondante e verboso, più interessante da ragionare che da vivere, riflette sul cinema e sulla funzione assolutoria delle infinite riproduzioni dell'esistere che stringiamo in mano ogni giorno.
Un uomo e una donna si incontrano in tre epoche diverse, in un amore che fatica a prendere vita, frenati dalla paura di esserne scottati. Bonello riflette sulla difficoltà degli esseri umani, nel futuro come nel passato, di affrontare quella bestia che è la passione. Tra salti temporali, intelligenza artificiale, immagini postprodotte, la forma mostra l'artificiosità di una società sempre più fasulla. Ma dialoghi troppo scritti e situazioni poco coinvolgenti finiscono per togliere sorpresa e anima al film, che resta soffocato, come i suoi personaggi.
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