Sirene - Film (1994)

Sirene
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Una lunga riflessione sulla forte seduzione dell'arte, sull'inscindibilità della stessa dal concetto di bellezza, s'inserisce con naturalezza all'interno di una storia che ha radici reali: il pittore Norman Lindsey (qui interpretato dal prezzemolo delle produzioni australiane Sam Neill) esisté veramente e il pastore anglicano Anthony Campion (Grant) - chiamato dall'Inghilterra per convincerlo a rivedere i suoi quadri ritenuti osceni quando non blasfemi - è personaggio chiave per la realizzazione dello scontro tra culture profondamente diverse e concezioni della vita che trovano solo nella ragionevolezza la possibilità di non confliggere apertamente. Giunto alla meravigliosa villa del pittore sui...Leggi tutto monti assieme a sua moglie (Fizgerald), Anthony capisce subito che il compito per cui la Chiesa l'ha inviato lì non è di facile soluzione; perché alla villa vivono anche tre splendide “sirene” (MacPherson, De Rossi e Fischer) che dividono il loro tempo tra il mestiere di modelle e i bagni al fiume, dove s'immergono nude turbando non tanto le fantasie del pastore quanto quelle di sua moglie, normalmente inibita e spinta ora a farsi tentare dalle gioie del sesso, visto che nei pressi bazzica un quasi-non vedente dal fisico altrettanto scultoreo. Impegnato in una ricca messinscena dalle ricercatezze visive prelibate (che naturalmente comprendono le forme voluttuose delle tre donne, tra le quali spicca l'imponente magnificenza dell'allora top model Elle MacPherson, dal seno rigoglioso ampiamente in mostra), il regista John Duigan non fa troppo caso alla mancanza di una sceneggiatura che dia un vero senso al tutto. Ripete le stesse scene senza preoccuparsene, lascia che a fare qualche considerazione ficcante sia il solo Sam Neill, prototipo dell'artista vanesio e arrogante, mentre Grant e le altre infilano un dialogo accettabile giusto una volta ogni tanto; il film d'altra parte lo fanno le immagini, cui la scelta di una fotografia fin troppo sgargiante unita ai costumi dell'epoca (siamo nel 1930) regala contrasti caramellosi che colpiscono ma non sempre in senso positivo. Anche le musiche di Rachel Portman contribuiscono ad avvolgere il film di una patina ai confini del favoleggiante in cui il sesso diventa naturale e liberato, pronto a conquistare anche le reticenze derivanti dalla religione (si veda il finale con piedino nello scompartimento del treno) e cardine sul quale costruire ogni pensiero facendo dimenticare molto presto al pastore lo scopo della sua visita. Sua moglie diventa la figura centrale e più sfumata, intimamente combattuta, forte in apparenza ma sensibile agli attacchi soprattutto di Sheela (MacPherson). Si resta comunque in superficie, non si affonda mai il colpo e la futilità sulla quale poggia il film rende difficile potercisi davvero appassionare. Si segue senza trepidare, si digerisce e facilmente si dimentica, per quanto non possa non attrarre per lo spirito gioioso, pagano e libertino di cui è profondamente pervaso.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/09/10 DAL BENEMERITO R.F.E. POI DAVINOTTATO IL GIORNO 28/07/17
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R.f.e. 12/09/10 10:21 - 816 commenti

I gusti di R.f.e.

Norman Lindsay, il personaggio di spregiudicato scrittore, pittore e scultore australiano che appare nella storia, è realmente esistito. Un film sottovalutato ed invece trattasi di uno splendido apologo libertino sul potere libertario e seduttivo dell'Arte. Suggestivi il suo simbolismo da Art Nouveau, le atmosfere magiche e “moralmente” inquietanti e davvero scultoree le modelle. Presumibilmente una pellicola “rimossa” e fatta sparire dalla circolazione in tutta fretta per via dei suoi velati aspetti "scandalosi" e anticlericali.

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