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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Quasi un ELEPHANT MAN in gonnella, la cui deformazione non sta in un volto al contrario angelicamente meraviglioso (e sulla bellezza di Megan Fox non è il caso di aggiungere nulla) ma in un paio di grandi ali che ancor di più apparentano la giovane a un abitante del Paradiso. Incontrata dal trombettista in disgrazia Nate Poole (Rourke) che la convince a seguirlo, verrà poi notata dal boss Happy Shannon (Murray), il quale la sottrarrà all'amore di Nate per condurla con sé in un mondo dorato. Lei accetterà, per salvare Nate (finché lei starà con Happy a lui verrà risparmiata la vita), ma un giorno sarà lo stesso Nate a decidere che...Leggi tutto senza di lei non si può stare. Una favola dai toni noir, un dramma che pone al centro i sentimenti, condotto da Mitch Glazer (unico sceneggiatore) con i ritmi e le trame soffuse del cinema d'autore. Mickey Rourke vi s'immerge alla perfezione: replicando il personaggio malinconico che da sempre meglio gli si addice, percorre il film sottotraccia, col cappello abbassato, la sigaretta e quell'aura da eroe maledetto che l'accompagna nelle migliori performance. Megan Fox è ripresa con una quantità di primi piani che ne risaltano lo splendore e la femminilità, accentuata dai continui ammiccamenti delle labbra: difficile immaginare un angelo più fragile e radioso. Dietro di loro, in ombra ma solo per questione di minutaggio, un Bill Murray al solito straordinario, capace di far trasparire l'animo gentile del gangster attraverso la granitica scorza che lo fa apparire glaciale. Un terzetto impeccabile, al quale si accompagna l'ancora piacente Kelly Lynch (moglie del regista) in un ruolo chiaramente di contorno. Eppure, nonostante la bravura di un cast ben assortito, la qualità delle inquadrature, della musica e della fotografia, il film fatica a convincere: non tanto per la prevedibilità di un soggetto dalla trama minimale, quanto per l'artificiosità di molte situazioni (a cominciare dal volo finale, inserito in una scenografia dai colori troppo contrastati), per l'inconsistenza di dialoghi che avrebbero necessitato di maggior cura (viste le ambizioni del film), per i ritmi fin troppo blandi che non trovano una vera giustificazione. L'atmosfera comunque è centrata, e chi non si fa spaventare dall'elementarità di un'idea trattata un po' tanto superficialmente potrebbe apprezzare. Dedicato dal regista a sua madre Zelda Glazer.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/09/15 DAL DAVINOTTI
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