Il capolavoro di Greenaway? Forse. Certo che chi non apprezza il suo stile estremo e sperimentale lo troverà vuoto e gratuito. Rilettura della tempesta di Shakespeare scandita dai libri del protagonista, che contengono tutto lo scibile umano, è un'opera tanto teatrale nello stile quanto sperimentale ed innovativa nella forma, che utilizza le più sofisticate tecniche giapponesi. Fotografia superba di Vierny, bellissime musiche di Michael Nymann. Forse la più bella trasposizione cinematografica di un'opera del Bardo, certamente la più originale.
Ponderoso mattone di smodato calligrafismo e disumana noiosità, tutto volto a dimostrare l'entusiasmo, comprensibile ma un po' ombelicocentrico, dell'autore per le nuove tecnologie, messe al servizio di un pastrocchione visivo vacuo e pretenzioso. Solo l'aggettivo "ultima" del titolo italiano consola e rassicura il malcapitato spettatore. Ovvio visibilio dei critici, una volta effettuata la rianimazione. Devastante.
Manignica reinterpretazione della Tempesta di Shakespeare da parte di Greenaway che, ancora una volta, dimostra, con la sua tecnica sopraffina, le capacità e le potenzialità della cinepresa. La rappresentazione è barocca, la scena piena, quasi debordante. Eppure la pulizia, le geometrie spaziali del regista inglese ci sono ancora sono solo meno marcate. Michael Nymann eccelle ancora una volta con le sue composizioni minimali quasi a stridere con la scenografia. Definitivo.
La commedia di Shakespeare viene rivisitata da Greenaway in chiave eccessiva e ridondante, venendo anche meno al rigore dei precedenti film. Qui il regista si lascia andare al troppo sotto ogni punto di vista (scene, costumi, effetti speciali, pseudobarocchismi), a tal punto che alla fine si perde completamente la storia e il senso. Grande ammirazione per le fantasmagorie (e le pacchianate), ben costruite e dirette: ma a che pro? Che delusione (da parte di un fan della prima ora)!
Greenaway ha fatto dei grandi film ma qui è arduo stargli dietro. Ci propone una trama pesante, con la sua ricchezza di arti e simbolismi, ed effetti inutili se penso alle doppie inquadrature che non aggiungono nulla. Gielgud sale in cattedra, per la bravura ma anche perché è l'unico riferimento che ci lascia il regista. Per il resto si apprezzano alcune figure danzanti e le musiche di Nyman che però annegano (è il caso di dirlo) in mezzo ad un profluvio di canti e letture. Una macedonia dai troppi gusti dei quali nessuno risalta.
La tempesta di Shakespeare secondo il genio visionario di Greenaway: il risultato è uno dei suoi film più riusciti, farcito di nudi maschili e di musiche superlative. E, se anche l'occhio vuole la sua parte, non tarderà a trovarla tra costumi originali, fotografia degna di nota, scenografie particolari e regia a quadri concentrici e soprapposti made in Greenaway. Una rivisitazione personale in grande stile.
Il talento visivo-pittorico e l'estro geniale e visionario di Greenaway è indiscutibile ed anche qui ci regala bellezza a profusione: ogni immagine, pur nella sua grande ricchezza e complessità, è curatissima in ogni particolare. E ciò è proprio solo dei grandi. Ma come occorso anche in qualche altro caso, a volte il troppo stroppia e l'eccesso fa più male che bene. Troppi sapori stavolta non ne fanno uno completamente riuscito e si fatica molto a seguire la storia. Sontuosa la fotografia del fido Vierny, musiche di Nyman interessanti ma anche un stucchevoli e fastidiose nelle parti cantate.
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Il DVD è disponibile al prezzo di €15,90, distribuito dalla Cecchi Gori. Qualità video mediocre, priva di contenuti speciali. Lingua e sottotitoli disponibili solo in italiano. Insomma, consigliato l'acquisto ai soli amanti di Greenaway.