L'assassino è alla porta - Film (1960)

La Hammer film nel suo periodo migliore non produceva solo horror e questa pregevolissima police story targata Val Guest lo dimostra ampiamente: girato tra Manchester e gli immediati dintorni, con le caratteristiche case in mattoni e le fabbriche sullo sfondo, HELL IS A CITY è in prima analisi la semplice storia di una caccia all'uomo: l'ispettore Martineau (Stanley Baker, curiosamente simile a Steve Martin) sta indagando sulla fuga dal carcere di un pericoloso criminale (John Crawford), il quale come prima azione assieme ai suoi complici rapisce a scopo rapina con l'auto una giovane ragazza, uccidendola. Martineau ci mette poco a capire che le due cose sono collegate: è sveglio, un'intelligenza vivace,...Leggi tutto parla velocissimo e non perde mai un secondo. La forza del film sta anche nel suo iperattivismo, che Guest supporta come meglio non potrebbe imprimendo un ritmo infernale all'azione. Siamo nel 1960 ma è ancora così che si girerebbe, oggi. Dietro una storia semplice a creare l'intelaiatura dove si sviluppano dialoghi efficaci, ci pensano poi i diversi personaggi a intervenire movimentando il tutto, e ognuno di loro ha una sua dimensione, è studiato con cura a dimostrazione di un eccellente lavoro in fase di sceneggiatura (la base è un romanzo di Martin Procter). Notevole anche il disegno delle tre figure femminili principali, con la prima in ordine di importanza (la moglie di Martineau) che duetta col marito delineando bene il rapporto difficile tra i due. Dall'altra parte è più stereotipato il personaggio del criminale, non a caso tenuto in secondo piano rispetto al vero protagonista: crudo, feroce, lo sguardo da tipico duro dell'epoca, minaccia chi gli sta a tiro senza guardare al sesso (capiterà anche con la moglie non esattamente puritana di un giovane Donald Pleasence). Un film tesissimo dall'inizio alla fine, che avvia la conclusione con un bell'inseguimento sui tetti di Manchester valorizzato da riprese insolite ambientate in scenari urbani che non siamo abituati a incontrare così spesso. Diretto davvero bene, interpretato ancor meglio da Baker (meno incisivi gli altri, ma nessuno demerita), concede un attimo di tregua solo nella scena con i giocatori che lanciano in aria le monete, tirata troppo per le lunghe; pure i dialoghi sono mitragliate di parole a doppia velocità che seguire coi sottotitoli è arduo.

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