Jag - Film (1966)

Lo sperimentalismo incontra il classico dramma borghese coniugale: ne viene fuori un viaggio concettualmente esistenzialista che visivamente va dall’iperrealismo all’astrattismo alla metafisica. Una narrazione “pittorica” dove il racconto è prima di tutta sequenza visiva e solo dopo plot: questione di forme, colori, sfocature, la ricerca del dettaglio da far diventare immenso nello schermo, e quindi fantasma che forza la percezione normale della realtà trasformandola in vagabondaggio onirico e al tempo stesso concretissimo. Intrigante.

Il plot è molto semplice: un giovane in crisi si sposa per cercare di mettere ordine affettivo alla propria vita, ma la cosa non funziona e anche un incontro fortuito con una sua vecchia fiamma cade nel vuoto. Quello che è invece molto interessante, anche se figlio dei suoi tempi, è il modo assolutamente sperimentalistico con cui il regista svedese cerca di dar corpo a tutte le turbolenze psichiche di una mente tra il febbricitante e l'onirico, attraverso la frenesia di un montaggio parcellizzato e l'uso dei colori come sottolineature di momenti di maggior intensità.