Iqbal - Film (1998)

La breve vita di questo giovane pakistano ripropone il mai troppo ricordato e combattuto sfruttamento di manodopera minorile che impera più o meno in tutto il globo. Lo sviluppo è neutrale ed asciutto, si limita al mero resoconto dei fatti pur non rinunciando a prendersi delle libertà sul copione (personalmente, non tutte condivisibili). Tuttavia i ragazzini se la cavano egregiamente e l'esito finale è senza infamia né lode. Degno d'esser visto per la sostanza contenuta, non per la forma (comunque da film tv).

Di libertà rispetto alla reale storia di Iqbal ce ne sono (e nemmeno poche) e la forma (piattamente televisiva) non è di quelle scintillanti. Ma in qualche caso il contenuto è più importante della forma e quindi la pellicola può valere la visione. O piuttosto può valere la pena farla vedere alle nuove generazioni. Mediocre (e forse da un punto di vista prettamente cinematografico anche meno), ma con un suo perché.

Si apprezza più per la tematica trattata che per pregi cinematografici. La figura di Iqbal Masih viene romanzata non poco e anche le conseguenze più crude del lavoro minorile sono omesse o lasciate in secondo piano. La qualità complessiva è scarsa, per non parlare della resa di certe scene (sparatoria su tutte). Netta è la sensazione che la sceneggiatura sia stata gonfiata per evitare di ridurre all'osso una storia altrimenti da documentario. Si salva per il contenuto, sperando possa risvegliare le menti su una perdurante piaga sociale.