Il pozzo - Film (1997)

Il pozzo
Locandina Il pozzo - Film (1997)
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Titolo originale: The Well
Anno: 1997
Genere: drammatico (colore)

Cast completo di Il pozzo

Note: Tratto dal romanzo di Elizabeth Jolley.

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Tutti i commenti e le recensioni di Il pozzo

TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/04/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 5/04/21 01:04 - 3124 commenti

I gusti di Buiomega71

Immerso in una suggestione che rapisce (merito anche delle splendide e isolate location australiane), impreziosito da barlumi horror (l'uomo nel pozzo è vivo? Gli incubi e le paure di Hester, la follia latente di Katherine) e da una narrazione sospesa, morbosamente femminea (l'attrazione sofferta di Hester per Katherine) che si intorbida in oscuri meccanismi thriller ginecei lasciando allo spettatore di trarne le conclusioni (il finale è amarissimo). La Lang dona eleganza formale e triste decadenza, con musica classica e solitudine in una via di mezzo tra la Campion e Bergman.
MEMORABILE: La mano che affiora dal pozzo; La treccia legata alla sedia e Hester che non si può muovere; L'incidente notturno investendo il ladro; Le emicranie.

Anthonyvm 24/04/21 00:56 - 6629 commenti

I gusti di Anthonyvm

Hester sogna di portare in Europa la giovane amica Katherine, ma un evento imprevisto cambierà le loro vite. Dramma australiano dalla regista de La maschera di scimmia, una travagliata e complessa storia d'amore lesbico dai risvolti macabri. Teso e disturbante al principio (la pedicure al vecchio padre, i cani soppressi), cupo e inquietante nella seconda parte (con sconfinamenti nell'horror psicologico). Manca una chiusa tragica che dia vigore all'insieme, ma resta un buon prodotto. Intensa la prova della Rabe, figura ambigua e patetica, fragile e illusa, rosa da rimorsi e rimpianti.
MEMORABILE: Katherine balla alla festa; L'incidente; I rantoli dell'uomo nel pozzo; Il vestito giallo; La treccia di Hester nel sogno; Il cadavere galleggiante.

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  • Discussione Buiomega71 • 5/04/21 10:33
    Consigliere - 27287 interventi
    4 storie di donne, viste dall'ottica femminile 

    Opera prima di una delle registe più intense e sottovalutate (La maschera di scimmia, seppur nella sua imperfezione, mi balena ancora in testa dopo sette anni dalla sua visione), che assimila la lezione di Jane Campion mischiandola a umori bergmaniani e infino aldrichiani.

    Un'atmosfera decadente e malsana avvolge già sin dalle prime scene, una suggestione che penetra sottopelle (merito anche delle splendide location desertiche e isolate australiane), una morbosità femminea che si insinua infida e implacabile (la zitella zoppa Hester è dolorosamente, e segretamente, innamorata dell'inquieta Katherine, crogiolandosi nella sua gelosia e nella paura di rimanere sola) fino a lambire i territori dell'horror gotico (l'uomo-ma è davvero un uomo? E soprattutto è vivo o morto?-investito di notte lungo la strada che si incastra sotto il pick-up della Toyota guidato da una delle due donne, eppoi occultato nel pozzo del titolo, la paranoia, la paura, i rimorsi di coscienza, il senso di colpa, Hester in preda ad una strana inquietudine, Katherine che comincia a dare segni di squilibrio, l'incubo con Hester che non si può muovere, perchè la sua lunga treccia è legata tutt'uno con la sedia, la notte di diluvio che porta a galla il cadavere nel pozzo con la mano che affiora dall'acqua torbida, i rumori notturni sospetti, Katherine che dice che quell'uomo è ancora vivo e l'ama, il sottile penetrare della follia e della perdita del contatto con la realtà), dove il finale (la chiusa è amarissima) è a libera interpretazione dello spettatore (a patto di non menarla con le solite, sterili, verosomiglianze narrative) che sarebbe peccato mortale spoilerare (attenzione solo al gruzzolo di soldi che, misteriosamente, sparisce).

    La Lang gioca di raffinatezza registica e ambiguità , negli interni di ville decadenti, di musica classica, di amicizie uterine che si intorbidano di morbosità (il desiderio saffo di Hester verso Katherine non sfoga mai, dando una dimensione di solitudine e repressione al suo intenso personaggio), di stivali neri e notti in discoteca, di vestiti nuovi macchiati, di emicranie e di trecce da legare.

    Un pozzo sempre più minaccioso e rumoroso (il coperchio di lamiera mosso dal vento, il suo oscuro e misterioso interno, un corpo buttato dentro che non si sà se vivo o morto-attenzione che non si vede mai, quindi non è detto che sia un uomo, e potrebbe servire ad un ulteriore ipotesi, occhio alla foto dell'amica "intima" di Katherine di cui Hester è gelosissima) allo smarrimento psicologico fino alla beffa finale.

    La Lang non risparmia nemmeno  colpi bassi (Il vecchio padre di Hester che palpeggia Katherine, Hester che taglia le schifose unghie dei piedi del padre, l'eliminazione dei cani) e danza leggiadra, con profumo di morte, tra lievi sussurri e grida e sinfonie d'autunno, pianoforti, giochi di bimba dove si perdono due donne e piccoli particolari messi in risalto ( i cucchiai da pulire, Gangster story che passa in tv con Katherine che ne scimmiotta i dialoghi,  i depliant dell'ipotetico viaggio in europa, la cucina disastrata piena di mosche, le gocce di pioggia sul parabrezza, Katherine in punta di piedi con indosso le scarpette rosa) che confermano il talento di un'autrice tanto rigorosa quanto, a suo modo, viscerale.

    Inutile rimarcare la bravura estrema delle due protagoniste (la zitellona menomata e repressa della Rabe, la ragazzetta instabile e estroversa della Otto), la bellissima fotografia di Mandy Walker, lo score penetrante di Stephen Rae e la suggestione bucolica e evocativa del deserto di Cooma.

    Film praticamente tutto femmineo (anche nella produzione) fino al midollo, con una mancata Palma d'oro al Festival di Cannes dell'epoca, e barlumi nerissimi da thriller gineceo dal cuore di tenebra.

    In una piccola particina (nel locale), in coppia con il musicista Sephen Rae, appare la futura regista di Babadook, Jennifer Kent

    Finito ingiustamente nell'oblio, merita una doverosa riscoperta. Per quel che mi concerne è già un piccolo "culto non colto" polveroso, sofferto, intrinsecamente e dolorosamente uterino e non poco, cupamente, seducente.






    Ultima modifica: 5/04/21 13:55 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 5/04/21 10:40
    Consigliere - 27287 interventi
    Direttamente dalla collezione privata di Buiomega71, la vhs Lucky Red.

    Edizione: 2000
    Durata effettiva: 1h, 38m e 47s

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images56/ilpozzo.jpg[/img]
    Ultima modifica: 5/04/21 13:16 da Zender