Discussioni su Il pozzo - Film (1997)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/04/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71, Anthonyvm

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 5/04/21 10:33
    Consigliere - 25998 interventi
    4 storie di donne, viste dall'ottica femminile 

    Opera prima di una delle registe più intense e sottovalutate (La maschera di scimmia, seppur nella sua imperfezione, mi balena ancora in testa dopo sette anni dalla sua visione), che assimila la lezione di Jane Campion mischiandola a umori bergmaniani e infino aldrichiani.

    Un'atmosfera decadente e malsana avvolge già sin dalle prime scene, una suggestione che penetra sottopelle (merito anche delle splendide location desertiche e isolate australiane), una morbosità femminea che si insinua infida e implacabile (la zitella zoppa Hester è dolorosamente, e segretamente, innamorata dell'inquieta Katherine, crogiolandosi nella sua gelosia e nella paura di rimanere sola) fino a lambire i territori dell'horror gotico (l'uomo-ma è davvero un uomo? E soprattutto è vivo o morto?-investito di notte lungo la strada che si incastra sotto il pick-up della Toyota guidato da una delle due donne, eppoi occultato nel pozzo del titolo, la paranoia, la paura, i rimorsi di coscienza, il senso di colpa, Hester in preda ad una strana inquietudine, Katherine che comincia a dare segni di squilibrio, l'incubo con Hester che non si può muovere, perchè la sua lunga treccia è legata tutt'uno con la sedia, la notte di diluvio che porta a galla il cadavere nel pozzo con la mano che affiora dall'acqua torbida, i rumori notturni sospetti, Katherine che dice che quell'uomo è ancora vivo e l'ama, il sottile penetrare della follia e della perdita del contatto con la realtà), dove il finale (la chiusa è amarissima) è a libera interpretazione dello spettatore (a patto di non menarla con le solite, sterili, verosomiglianze narrative) che sarebbe peccato mortale spoilerare (attenzione solo al gruzzolo di soldi che, misteriosamente, sparisce).

    La Lang gioca di raffinatezza registica e ambiguità , negli interni di ville decadenti, di musica classica, di amicizie uterine che si intorbidano di morbosità (il desiderio saffo di Hester verso Katherine non sfoga mai, dando una dimensione di solitudine e repressione al suo intenso personaggio), di stivali neri e notti in discoteca, di vestiti nuovi macchiati, di emicranie e di trecce da legare.

    Un pozzo sempre più minaccioso e rumoroso (il coperchio di lamiera mosso dal vento, il suo oscuro e misterioso interno, un corpo buttato dentro che non si sà se vivo o morto-attenzione che non si vede mai, quindi non è detto che sia un uomo, e potrebbe servire ad un ulteriore ipotesi, occhio alla foto dell'amica "intima" di Katherine di cui Hester è gelosissima) allo smarrimento psicologico fino alla beffa finale.

    La Lang non risparmia nemmeno  colpi bassi (Il vecchio padre di Hester che palpeggia Katherine, Hester che taglia le schifose unghie dei piedi del padre, l'eliminazione dei cani) e danza leggiadra, con profumo di morte, tra lievi sussurri e grida e sinfonie d'autunno, pianoforti, giochi di bimba dove si perdono due donne e piccoli particolari messi in risalto ( i cucchiai da pulire, Gangster story che passa in tv con Katherine che ne scimmiotta i dialoghi,  i depliant dell'ipotetico viaggio in europa, la cucina disastrata piena di mosche, le gocce di pioggia sul parabrezza, Katherine in punta di piedi con indosso le scarpette rosa) che confermano il talento di un'autrice tanto rigorosa quanto, a suo modo, viscerale.

    Inutile rimarcare la bravura estrema delle due protagoniste (la zitellona menomata e repressa della Rabe, la ragazzetta instabile e estroversa della Otto), la bellissima fotografia di Mandy Walker, lo score penetrante di Stephen Rae e la suggestione bucolica e evocativa del deserto di Cooma.

    Film praticamente tutto femmineo (anche nella produzione) fino al midollo, con una mancata Palma d'oro al Festival di Cannes dell'epoca, e barlumi nerissimi da thriller gineceo dal cuore di tenebra.

    In una piccola particina (nel locale), in coppia con il musicista Sephen Rae, appare la futura regista di Babadook, Jennifer Kent

    Finito ingiustamente nell'oblio, merita una doverosa riscoperta. Per quel che mi concerne è già un piccolo "culto non colto" polveroso, sofferto, intrinsecamente e dolorosamente uterino e non poco, cupamente, seducente.






    Ultima modifica: 5/04/21 13:55 da Buiomega71