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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Thriller televisivo francese piuttosto curato che - pur somigliandogli non poco - si distacca abbastanza, sia nella forma che nei contenuti, dagli omologhi americani. La storia è ben congegnata, articolata e proprio per questo in grado di offrire qualche buon colpo di scena. Comincia mostrandoci madre (Dana) e figlioletto (Geffrier) appena trasferitisi nella città della sorella (Daviot) di lei dopo la morte del rispettivo marito e padre. Trovatasi d'improvviso sola col figlio, Camille ha trovato un lavoro lì come infermiera a domicilio e cerca di consolare il piccolo Martin, chiaramente turbato dall'aver dovuto lasciare d'improvviso casa e amici. Il bambino (sugli undici...Leggi tutto anni) parla poco, non conosce ancora nessuno e perdipiù sua madre è spesso via fino a tardi. Si consola con Jeff, un nuovo amico che l'ha appena invitato per il suo compleanno. Si fermerà a dormire da lui, dice, ma il giorno dopo Camille a scuola non lo trova. Preoccupatissima avverte la polizia la quale si convince quasi da subito - strano a dirsi - che il caso non sia da sottovalutare. E difatti Martin, che pure il giorno dopo rientra silenziosamente a casa, si chiude del tutto in se stesso e non apre quasi più bocca.

Chi è allora Jeff? A chi appartiene l'Audi che staziona di notte di fronte a casa di Camille? E chi è il ragazzo che alla sola vista – in un centro commerciale – spaventa Martin al punto da fargli fare pipì nei pantaloni? Il detective della polizia (Sadoun) avrà il suo bel daffare a sbrogliare la matassa, anche perché forse nemmeno nel passato di Camille tutto è così limpido come poteva sembrare... Ciò che si può rimproverare al film di Nicolas Cuche, che pure è condotto con una certa sapienza, è la scarsa credibilità di alcuni passaggi, legata perlopiù a fasi poco chiare; circostanze che lasciano molti dubbi o soluzioni (spesso legate al comportamento del piccolo Martin) a cui chiunque sarebbe potuto arrivare con maggiore velocità usando un minimo di buon senso. L'ultimo colpo di scena arriva fortunatamente inatteso e non delude, ma chiude con troppa faciloneria una storia che avrebbe meritato maggior cura per i particolari. Ciononostante – e al netto di una fase centrale che troppo ristagna – il risultato non è affatto dei peggiori. Si avvale innanzitutto di una Audrey Dana ottimamente calata nella parte che ricopre con bravura un ruolo profondamente femminile e non sempre facilissimo da interpretare; sull'altro versante trova in Medi Sadoun un detective inespressivo solo in apparenza, capace invece di comunicare tutta la professionalità richiesta al personaggio che interpreta nonostante quest'ultimo non possa dirsi sempre acutissimo. Più antipatica la psichiatra cui presta il volto la brava Guilaine Londez, evanescente Victor Metutelet come fidanzato della sorella, a sua volta presenza piuttosto anonima.

Piace l'insolito gusto per la messa in scena, aiutato da una valida fotografia che pone formalmente il film su un piano superiore rispetto alla media dei thriller televisivi. Sorvolando su qualche pausa evitabile, insomma, e su una certa lentezza che affiora qua e là, un thriller dalla connotazione più tipicamente gialla (considerata la scarsa tensione presente) che è piacevole scoprire nelle sue relativamente complicate ramificazioni e che sa mantenere a lungo una interessante ambiguità di fondo.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/11/22 DAL DAVINOTTI
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