I fantasmi d'Ismael - Film (2017)

Scomparsa misteriosamente 21 anni prima, Carlotta, moglie del regista Ismael, riappare improvvisamente. Arnaud Desplechin dirige un film complesso, che mescola molte suggestioni, a partire da quella autobiografica che riguarda il suo lavoro di regista. Torna in scena l'eterna dicotomia tra arte e vita in un film impreziosito dal buon lavoro degli attori protagonisti (Cotillard e Gainsbourg in particolare), ma nel contempo appesantito dalla vicenda collaterale del personaggio di Dedalus protagonista del film che Ismael sta scrivendo. Irrisolto.

Tra cinema e vita, tra realtà e finzione. Elaborazione complessa e sofferta di un tema decisamente non nuovo ma declinato con una certa originalità, anche se il continuo aggiungere storie secondarie appesantisce non poco la trama e disorienta lo spettatore. Però Marion Cotillard, come diceva François Truffaut di un'altra attrice, illumina la scena solo con la sua presenza.

Grave (aggettivo da declinare nel duplice senso di pesante e imprudente), quello della metatestualità combinata all'autobiografia è un esercizio per esprimere il quale al meglio son richieste robuste dosi di consapevolezza cinematografica e oculato narcisismo. Desplechin ne ha fatto cifra stilistica (da Sentinelle a I miei giorni) sempre più scoperta e avviluppante, interpretata qui in rivoli talora più che oscuri, opacamente banali (come in fondo i fantasmi ossessivi d'ognuno), ma con una pervicacia stilistica e personale che non può sfuggire. Notevole la generosità della Cotillard.