Anya - Film (2018)

La tormentata Anya si risveglia in una casa fatiscente, prigioniera di uno sconosciuto che la sottopone a giorni di torture fisiche e mentali, stupri e umiliazioni. Materia buona per un cortometraggio, che il messicano Zavala gonfia inutilmente a più di un'ora e mezza. I lodevoli propositi di social commentary, con tanto di dedica finale alle donne che subiscono maltrattamenti in silenzio, cadono piatti a furia di ripetitività e lungaggini, nonostante il valore estetico della confezione (piccolo plauso al colorista). Violenza exploitativa fra Noè e Monroe, ma efficace solo a sprazzi.

Dopo mesi di segregazione forzata in uno squallido seminterrato dove viene umiliata e torturata, Anya riesce a ribaltare la situazione rendendo al suo aguzzino pan per focaccia. Un thriller messicano di bassissima levatura che ripete meccanicamente tutti gli espedienti visti e rivisti centinaia di volte, senza la minima coerenza né un briciolo di logica tra le azioni e le reazioni (conseguenza di una psicologia elementare), tanto per tirarla per le lunghe e arrivare a un epilogo altrettanto pretestuoso e per nulla coerente con quanto vorrebbe suggerire. Solo una perdita di tempo.