Bella da morire - Miniserie TV (2020)

Un'ispettrice di polizia tutta d'un pezzo torna nella sua città natale e si trova a indagare sulla morte di una giovane aspirante modella. Fiction niente male in cui emerge molto negativismo e in cui nessuno pare essere risparmiato da colpe, bugie e problemi personali. Lo sviluppo narrativo è costante e accanto alla vicenda poliziesca si inseriscono le vicende private dei protagonisti. Discrete le ambientazioni, così come la prova del cast. Brava la Capotondi. Nel suo genere godibile.

Meglio sorvolare sul tema “codice rosso” che cavalca l’onda tristemente nota degli ultimi anni. Anche perché la sceneggiatura non presenta alcuna novità: muore la bella e si cerca la bestia. Peraltro la bestia, fin dalle prime puntate, la si individua facilmente e questo smorza la poca tensione rimasta. Cast claudicante e poco incisivo, fatta eccezione per Martari che non si discosta molto dal personaggio già ben interpretato in Non uccidere, serie di qualità decisamente superiore. Non male nemmeno della Rovere e Alberti.

Ilema conduttore la violenza sulle donne. La giovane ispettrice dai metodi poco ortodossi non risparmia nessuno per trovare l'assassino della giovane modella, al costo d'inciampare cercando il colpevole nell'archetipo del maschio violento. Accanto, i soliti problemi familiari secondo un cliché che ha già stufato (ma esisterà una poliziotta con una vita e un trascorso familiare sereno?). Ottima la Della Rovere nel ruolo di pm umano con tutte le sue debolezze, Martani anche qui incarna i panni di chi viene trascinato in movimento ma parla un po' di più rispetto alla precedente fiction.