Buiomega71 • 19/12/20 10:01
Consigliere - 27109 interventiCoacervo di banalità e convenzionalità, in un prodottino usa e getta che pare vecchio di trent'anni (sembra di vedere gli straight to video prodotti da Pierre David o diretti da Douglas Jackson), dove tutto fila a encefalogramma piatto.
Peccato, perchè l'inizio faceva ben sperare (l'incidente contro il camion, il figlio paralitico da accudire, il misterioso bambino sordo muto che scompare), e un'atmosfera misteriosa e inquieta che alleggia sulla grande casa immersa nella neve.
Ma poi tutto si sfalda (una volta scoperte le carte, con escamotage a là
Casa dalle finestre che ridono) e il filmaccio precipita nel deja vù più trito e ritrito, abusando delle stantie regole ormai venute a nausea, senza sussulti nè particolari fremiti, con conclusione (sul molo), spudoratamente copiata da
Orphan, tra martellate sulla capoccia e happy end che nemmeno nelle fiction più pacchiane da prime time su Canale 5.
Si fanno gli omaggi a Stephen King (
Misery e
Shining-dove riprende la sequenza di Danny che torna sui suoi passi nelle impronte sulla neve per depistare-e guarda caso lo si ambienta nel Maine e, riguarda caso, il figlio si chiama Stephen), quà e là qualche barlume psychothrilleresco alla
Porte aperte al delitto o a
Tornato per uccidere ( con reminiscenze al
Bobby di
Notte di morte e, in parte, al coevo
The Boy), e buttando alle ortiche anche un ottimo potenziale (mal sfruttata la morbosità incestuosa, che se meglio giocata poteva almeno dare qualche motivo di interesse), con la solita donna in pericolo in balia del solito psicopatico di turno con i soliti jumpscare e le solite situazioni viste e straviste, senza che si faccia nulla (nè in sceneggiatura, nè tantomeno in cabina di regia) per uscire dalla piattezza quasi paratelevisiva dell'insieme.
La Watts legata, nuda (ma si vede nulla) nella vasca da bagno con cerotto sulla bocca in balia del suo carnefice che espleta voglie malsane, la stessa Watts che trangugia shampoo per vomitare le pillole nella tazza, l'incubo dell'annegamento del figliuol pogo prodigo nella vasca o quello delle dita schiacciate nella porta, l'agghiacciante rivelazione a cui assite lo psichiatra via skype, sono sono timidi tasselli che avrebbero anche funzionato se si avesse avuto il coraggio di osare un pò di più, invece che sedersi sui clichè ormai in disuso da metà anni 90.
E se in un thriller la cosa più interessante è il documentario sugli squali che il disabile Stephen, sulla carrozina, si vede in tv (dove viene pure menzionato
Lo squalo spielberghiano) e se il sottoscritto si era fissato con gli scarponcini da neve che si mette e si toglie la Watts (e che mette pure nel ripostiglietto, e che se fosse stato nei panni dello psicotico una sniffatina non sarebbe mancata) o con le scarpette che indossava durante il film (anche un paio di ballerine a piedini nudi), allora vuol dire che è un brutto segno, e che il lato thriller della suspence non funzionava affatto.
Taccio , poi, sull'inutilità del bambinetto muto e insopportabile, mentre Charlie Heaton ha una bella faccia da psicopatico con quell'espressione alla Jack Magner di
Amityville Possession.
Null'altro da segnalare, se non violenza, cattiveria e morbosità (che avrebbe assai giovato, visto il tema) drasticamente non pervenuta.
Ah, c'è pure la filastrocca infantile che canticchiava il demone di Enrietta nella
Casa 2, tanto per (s)gradire.
La Watts vale la visione, anche se è una ben magra consolazione.
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