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Discussioni su Shrew's nest - Film (2014)

DISCUSSIONE GENERALE

7 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Daniela • 26/05/15 09:15
    Gran Burattinaio - 5940 interventi
    I "Musarañas" del titolo sono i topi-ragno, piccoli mammiferi che assomigliano ai topi e vivono nascosti nel sottosuolo.
    Nel film ne viene fatta esplicita menzione in riferimento alla protagonista che, soffrendo di una grave forma di aerofobia, vive da molti anni chiusa nella propria casa,, senza poterne oltrepassare la soglia.
  • Schramm • 26/05/15 11:26
    Scrivano - 7820 interventi
    uhhhhh, mi ha ricordato che questo giace in magazzino da un po'! ma con la schrammedia incombente... appro, dany, ma quand'è che ti rimbocchi le palpebre e organizzi un festivalone anche tu?!?
  • Daniela • 26/05/15 12:45
    Gran Burattinaio - 5940 interventi
    ahimè, sono troppo incostante per organizzare un tour de force del genere... a volte mi riprometto una maggior sistematicità, tipo l'ultima recentissima: "vedere o ri-vedere tutti i film di Altman". Ma pensi che ce la farò? Col cavolo, è come il buon proposito di non perdere tempo con i film-spazzatura, giuro e spergiuro a me stessa che mai più e poi basta una locandina bizzarra o la comparsa/marchetta di uno degli attori del cuore... e ricasco nel vizio.

    Questo Musarañas non brilla per particolare originalità ma è ben fatto, assesta qualche colpo basso (il manichino) e soprattutto conta sull'interpretazione superlativa di Macarena Gómez: mette i brividi, riesce ad un tempo ad essere mostruosa e muovere a compassione. Con il suo volto mangiato dagli occhi, il corpo magro, le mani nervose, a suo modo è anche attraente, ma come può esserlo una vedova nera. Assai efficace anche Luis Tosar, presenza/assenza ingombrante, e funzionale al ruolo di preda Hugo Silva. Molto meno convincente mi è invece sembrata Nadia de Santiago nel ruolo della sorella minore, troppo bamboleggiante.
    Quando lo vedi, fammi un fischio, così scopriamo se ho avuto l'ennesima botta di entusiasmo ingiustificato oppure anche tu ci trovi del buono - il figlio piccolo non l'ha neppure finito di guardare, l'ha trovato "copiativo" (rispetto a quale film è facile immaginarlo).
    Ultima modifica: 26/05/15 13:12 da Daniela
  • Schramm • 26/05/15 13:25
    Scrivano - 7820 interventi
    beh dai incostante...ti vedo abbastanza battagliera e prolifica negli ultimi mesi... secondo me se ti dai un vettore di fondo scatta la motivazione, l'imperativo categorico di andare fino in fondo...

    quanto al film, temo proprio che prima di me ti faranno sapere molti altri davinottiani... anche se un buon terzo del pacchetto-titoli della schrammedia è trionfalmente smaltito, me ne restano pur sempre ancora 130 circa, ammortizzati come sai da shameless...

    credo comunque di aver capito quale modello di riferimento verrà alla mente guardando il film...
    Ultima modifica: 26/05/15 13:29 da Schramm
  • Schramm • 31/08/15 11:58
    Scrivano - 7820 interventi
    paga davvero troppo lo scotto di riecheggiare, per caso o scelta, misery. sottratto ciò, è un esordio di tutto rispetto, anche se forse è troppo marcata la divaricazione tra vicenda detentiva e dramma psicologico familiare. protagonista da applauso, che nulla ha da invidiare alla bates.
  • Cotola • 7/09/15 19:16
    Consigliere avanzato - 3912 interventi
    Ed anche per questo devo dire grazie ai miei "spacciatori" di film consigliati. Non originalissimo ma molto gustoso e decisamente riuscito soprattutto se si pensa che è un'opera prima.
  • Buiomega71 • 17/02/18 09:49
    Consigliere - 27259 interventi
    Sembrava di tornare al quel furente cinema spagnolo degli anni '70, di autori come Serrador, Martin e Eloy de la Iglesia, speziato con il Saura più arcigno e cupo e con i sapori acri e mortiferi del Bolognini più grottesco, vieppiù và a lambire i territori siegeliani delle notti brave dei soldati nordisti tra le ancelle della crudeltà

    Marcescente kammerspiel dell'orrore, dove gli appartamenti si tramutano in mattatoi (donne fatte a pezzi e usate come macabri supellettili per sartoria, gambe che vanno in cancrena-se non cucite insieme alle lenzuola-, Carlos che striscia sul pavimento imbrattandosi del sangue della moglie, cene solitarie paterne a base di veleno per topi, furenti coltellate, mazzate sulla capoccia con ferri da stiro e crocefissi e un delirante finale che sprofonda nella violenza più isterica, tra sangue, sputi e dolorosissime-quanto inaspettate-confessioni.

    La Gòmez è la quintessenza della follia femminea repressa e abusata e riesce a mettere davvero a disagio (quando sottomette la sorella minore a punizioni corporali, sembra di vedere i deliri invasati della madre di Carrie White) in un misto di compassione, rabbia, repressione, ripugnanza e scatti di feroce violenza omicida.

    Un appartamento freddo, di desolante grigiore e squallido adornato maniacalmente da altarini cristologici e mariani, un tanfo di solitudine e necrofilia, isolamento e alienazione mentale (impressionanti i tentativi della Gòmez di superare la sua agorafobia oltre l'uscio dell'appartamento), segreti inconfessabili (e lancinanti), avvilenti abusi incestuosi e un fantasma paterno cinico e implacabile, onnipresente e accusatorio, malacoscienza che devasta il già precario equilibrio mentale della donna.

    ATTENZIONE SPOILER

    Una confessione straziante come quella finale di uno dei capolavori polanskiani, il ribaltamento di prospettiva dei padri barilliani che vanno in guerra.

    FINE SPOILER


    Cinema viscerale (in tutti i sensi) che colpisce come un maglio sui denti (più che Misery sembra la versione allucinata, schizofrenica e grandguignolesca della Gabbia griffiana), donando momenti di autentica commozione (la canzone sui titoli di coda), tra nevrotici scoppi splatter, fanatismi religiosi, menti devastate e confessioni strazianti.

    Grande parterre attoriale (Gòmez immensa) e duo registico da tenere assolutamente d'occhio.

    Notevoli le pantomime di Nina per andare nella stanza dell' "ospite" all'oscuro dalla sorella, e la goffa dichiarazione d'amore di Montse a Carlos (che ha altro a cui pensare, tipo le bugie della donna, come quella del dottore che non è mai venuto a visitarlo, con il pericolo incombente di perdere la gamba che stà andando in cancrena tra atroci dolori)

    Ancor più inquietante per la malsana luce di sordido realismo (anche se ambientato tutto in un appartamento, si respira il pesante clima della spagna franchista degli anni '50), che non và mai sopra le righe.

    Chiusa finale emblematica, che lascia un senso di straniamento ancor più marcato.

    Piccolo gioiellino di amore malato , emarginazione rancida, psicosi muliebre, religiosità maniacale e sangue rappreso.


    Non riesci a fare innamorare di te nemmeno uno storpio
    Ultima modifica: 17/02/18 13:51 da Buiomega71