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Curiosità su Il gatto nero - De profundis - Film (1989)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/01/09 DAL BENEMERITO LUCIUS
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  • Non male, dopotutto:
    Lucius
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Pumpkh75
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Herrkinski, Deepred89
  • Gravemente insufficiente!:
    Snowbird

CURIOSITÀ

4 post
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  • Lucius • 3/03/12 19:33
    Scrivano - 9052 interventi
    Nel film si omaggia il regista Dario Argento citandolo direttamente in uno dei dialoghi centrali e ovviamente i riferimenti ai primi due film della trilogia alchemica sono evidentissimi, visto che questo si prefigge di costituirne un "nuovo" terzo capitolo.

    In una delle sequenze centrali, in mostra affissa ad una parete, vediamo la locandina di "Phenomena" di Dario Argento.
  • Lucius • 6/03/12 20:43
    Scrivano - 9052 interventi
    BLACK CAT - De Profundis
    Molto prima di LA TERZA MADRE, Daria Nicolodi assieme a Luigi Cozzi avevano tentato di "dare un seguito" alla trilogia argentiana sulle Tre Madri. Il film in questione è del 1989 e vede Daria alla sceneggiatura. Purtroppo è una pellicola mai uscita e di difficile reperibilità. La Nicolodi ha scritto insieme a Cozzi anche il film Paganini Horror
    http://www.darianicolodi.net/curiosita.html
  • Lucius • 6/03/12 21:08
    Scrivano - 9052 interventi
    La Nicolodi in una celebre intervista che concesse alla rivista Nosferatu disse che l’intenzione di Cozzi non era di fare un seguito di INFERNO e SUSPIRIA ma quanto una curiosa operazione che si ricollegasse all'ossessione degli intellettuali (registi, scrittori, etc..) per le porte dell'INFERNO, della serie e per le immagini dell'orrore (un pò come UN GATTO NEL CERVELLO di Lucio Fulci).
  • Lucius • 8/03/12 10:07
    Scrivano - 9052 interventi
    Levana,la madre dimenticata.

    De Quincey descrive le tre Madri nel suo racconto "Levana e le Nostre Signore del Dolore" contenuto all'interno di Suspiria De Profundis: " Spesso vidi nei miei sogni Levana. La riconobbi dai suoi simboli romani".
    Levana era la dea romana che esercitava per il neonato il primo ministero di nobilitante benevolenza, tipico, nel suo rituale, di quella grandezza, che è dappertutto propria dell'uomo e di quella benignità delle potenze invisibili che anche nel mondo pagano scende talvolta a sostenerla. Al momento stesso della nascita, proprio quando il neonato saggiava per la prima volta l'atmosfera del nostro travagliato pianeta, esso era deposto in terra.
    Questo gesto si prestava a diverse interpretazioni. Ma immediatamente, affinchè una così nobile creatura non restasse in quell'umile posizione più di un istante, o la mano paterna in rappresentanza di Levana, o un parente prossimo in rappresentanza del padre, lo sollevava in alto, gli ordinava di stare eretto quale sovrano di tutto il mondo e ne volgeva la fronte verso le stelle dicendo, forse in cuor suo: « Ammirate ciò che è più grande di voi! » Questo atto simbolico rappresentava la funzione di Levana. E quella dama misteriosa che non rivelò mai il suo volto ma sempre agì per procura, traeva il suo nome dal verbo latino (rimasto tuttora nell'italiano) levare, sollevare verso l'alto.
    « Queste dame, » bisbigliavo fra me nel vedere i ministri con cui Levana stava conversando, « queste dame sono i Dolori; e sono tre di numero, come tre sono le Grazie che adornano di bellezza la vita dell'uomo; e tre sono le Parche, che tessono nel loro misterioso telaio il cupo arazzo della vita umana sempre con colori in parte tristi, talvolta accesi di tragico cremisi e di nero; e tre sono le Furie, che portano l'espiazione invocata dall'aldilà per gravi colpe che ancora si aggirano su questo mondo; e solo tre un tempo erano perfino le Muse, che intonano l'arpa, la tromba o il liuto al grave fardello delle appassionate creazioni dell'uomo.ostre Signore del Dolore. Le conosco a fondo e ho percorso tutti i loro domini. Sono tre sorelle di un'unica misteriosa famiglia; e le loro strade sono ben distinte, ma il loro regno non ha confini. Spesso le ho vedute conversare con Levana e, talvolta, di me stesso. Parlano dunque? Oh, no!
    Fantasmi possenti come questi disdegnano le limitazioni del linguaggio. Essi si esprimono con accenti umani quando risiedono nel cuore dell'uomo, ma tra loro non passa voce né suono; un eterno silenzio regna nei loro domini.Esse non parlavano, mentre conversavano con Levana; non bisbigliavano; non cantavano; sebbene spesse volte abbia pensato che avrebbero potuto cantare, poiché sulla terra avevo udito i loro misteri spesse volte decifrati dall'arpa e dal cembalo, dal flauto e dall'organo.Come Dio, di cui sono le ancelle, esse esprimono il loro piacere non con suoni che periscono e con parole che si disperdono, ma con segni in cielo, con mutamenti sulla terra, con palpiti in fiumi segreti: blasoni dipinti sulla tenebra e geroglifici tracciati sulle tavolette del cervello.