The Nomi song - Documentario (2004)

The Nomi song
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Nomi Song
Anno: 2004
Genere: documentario (colore)
Note: Documentario sulla vita di Klaus Nomi, cantante e performer.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La breve vita artistica di Klaus Sperber, che col nome di Klaus Nomi s'impose sulla scena dei primi Ottanta stupendo nel mescolare opera e new wave in due album diventati uno dei tanti segreti ben conservati della musica. Dagli esordi in Germania ad Essen fino a Berlino prima di sbarcare a New York, il regista ne racconta la storia tra esibizioni, fotografie d'epoca e soprattutto le parole di chi Nomi lo conobbe. Si entra nel giusto clima di fine Settanta con riprese in bianco e nero della New York del tempo. E' Kenny Scharf, pittore “new wave” nonché vicino di casa di Klaus, a farci capire il concetto che fin dall'inizio si cerca di suggerire utilizzando filmati di vecchi classici della fantascienza:...Leggi tutto Klaus Nomi veniva da un altro mondo! Ed effettivamente guardando le riprese dei concerti, le apparizioni accompagnate da costumi incredibili tra espressionismo e futurismo, i giochi di luci e ascoltando la sua incredibile voce (che spaziava da un inglese dall'accento fortemente tedesco a improvvisi falsetti che lasciavano di stucco) si aveva davvero la sensazione di aver a che fare con un performer assolutamente originale. Non a caso un altro “uomo caduto sulla Terra” come David Bowie ne rimase affascinato (tra i filmati non poteva mancare l'esecuzione di “The Man Who Sold The World” con Klaus ai cori). Il carattere di Nomi viene analizzato dagli intervistati: un uomo solo, spesso depresso, arrivato a New York conoscendo poco la lingua e sbarcando il lunario come lavapiatti, poi performer da Fiorucci... A vederlo esibirsi “live” si poteva pensare a una parodia, non si riusciva a classificarlo, ma intanto il pubblico assisteva rapito a show stranianti, con la voce di Nomi che lacerava l'aria innalzandosi a vette da lirica pura. Si entra nei camerini, si scopre Nomi mentre si trucca, si dà grande risalto agli abiti incredibili e si recuperano interviste in cui lui stesso si raccontava. Si intervistano fugacemente i Twisted Sister per cui Nomi aprì alcuni show, si fa capire come fosse sul punto di spiccare il salto, prima della malattia che lo uccise; lui, una delle prime vittime dell'Aids (era il 1983, aveva 39 anni). Gli intervistati ricordano quando di ritorno dal tour europeo si accorse della debilitazione e l'ultima parte è inevitabilmente occupata da quello; dalle strazianti parole di zia Dodo, curiosamente visualizzata nel documentario come manichino bidimensionale, seduta mentre parla del suo caro nipote. Un discografico della RCA spiega il fenomeno visto dagli addetti ai lavori, il primo manager ne dà la sua lettura per un ritratto meticoloso all'interno di un documentario che rappresenta la testimonianza principale della vita e dell'arte di un personaggio timido e riservato. Suscitava una tenerezza che ne fa rimpiangere la prematura scomparsa. Chi sarebbe Klaus Nomi oggi? Come non provare ancora ingenua sorpresa ascoltando brani come “Total Eclipse”? Come non stupirsi di fronte a un look tanto bizzarro eppure perfettamente in linea con ciò che Nomi musicalmente proponeva?

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/03/18 DAL DAVINOTTI
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