La ragazza dei miei sogni - Film (2017)

Chi è la ragazza dei sogni di P. (Reggiani), giornalista piuttosto sfigato innamorato non corrisposto della sua amica del cuore Margherita (Gensini)? Si chiama Sofia (Giovanelli) ed è una bionda dall'aria seducente, che sfoggia nel film numerosi cappellini diversi e sembra poterlo consolare come nessuno. Perché è chiaro che quando il suo coinquilino Mario (Rossetti) finisce a letto con Margherita, P. non può certo prenderla bene. Cade in depressione, e quando casualmente rivede Alessandro (Vaporidis), un vecchio amico deejay fanatico dell'occulto, trova in lui qualcuno con cui confidarsi.

Ma a farlo ritornare in forze è appunto Sofia, notata in...Leggi tutto autobus e seguita di notte fino a notarla scomparire nel nulla al termine di una scalinata. Rivistala in un bar mentre stava annegando nell'alcol la propria disperazione, P. comincia a frequentarla, ma Alessandro lo mette in guardia: “Ho fatto i tarocchi tre volte ed è uscita per tre volte la morte”; persino il magico pendolino pare indicarla come responsabile di qualcosa che proprio non gira come dovrebbe, a cominciare dalle misteriosi morti apparentemente per cause naturali di alcuni giovani.

Se quindi l'avvio è da melodramma giovanile all'acqua di rose, con la femme fatale che compare come un angelo nella vita grigia di P. (ha pure perso il padre da poco e gli tocca occuparsi della sorellina) facendolo sentire importante, il prosieguo svela un'inattesa svolta nell'occulto. Il personaggio di Vaporidis (che affastella citazioni da Sant'Agostino e Aleister Crowley tanto per darsi un tono) acquisisce importanza e diventa la guida spirituale di P., tipica vittima ingenua di macchinazioni che sfociano nell'horror da setta satanica, con armamentario relativo e ridicoli sabba nel retro d'un negozio. Se però Reggiani non convince granché nel ruolo, il buon Vaporidis finisce con l'accollarsi l'onere di interpretare la figura più prossima al comico involontario, purtroppo sovente non evitato: si atteggia a viveur tra sigarette e sorrisi da amico saggio e comprensivo, gioca a fare quello che tutto sa e poco dice, a possibile deus ex machina pronto a risolvere una complicata situazione, ma sembra crederci poco pure lui.

D'altronde la regia di Saverio Di Biagio (che lavora su una sceneggiatura di Francesco Dimitri, autore del romanzo dal quale il film è tratto) si dimostra in più parti impacciata, poco agile, non brillante nella difficile direzione del cast faticando a non trasformare l'opera in un minestrone di generi che peggiora col passare dei minuti fino a raggiungere un'ultima parte da iniziazione al rito particolarmente insostenibile e strascicata, priva di ogni tensione.

Ambientato in una Bari di cui si coglie qualche buono scorcio, soprattutto di notte (di giorno la fotografia è molto meno efficace), un film che pare un po' una goffa riproposizione di tematiche polanskiane rivisitate in chiave giovanilistica. Le musiche provano a regalare un po' d'atmosfera ma non basta e a lungo andare ci si stanca, nonostante qualche dialogo azzeccato soprattutto nelle risposte spiazzanti di Sofia. Epilogo scontato quanto mal realizzato. Remo Girone fa un cameo mefistofelico alla festa kubrickiana (ma senza orge, il sesso qui è praticamente bandito), Nicola Nocella sorprende come invadente barbone che si esprime perlopiù in francese.

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