Ivano De Matteo torna a rimettere in scena i grandi drammi familiari e lo fa servendosi di un quartetto d'eccezione: Lo Cascio e Mezzogiorno da una parte, Gassmann e Bobulova dall'altra. I primi sono i genitori di Michele (Antinori), i secondi di Benedetta detta Benny (Laurenti Sellers), due cugini coetanei molto affiatati. A differenza di chi li ha messi al mondo: Paolo (Lo Cascio), chirurgo fratello di Massimo (Gassmann), avvocato, ha una visione netta della vita, e quando sa che quest'ultimo difenderà in processo un poliziotto che ha ucciso di fronte a tutti un uomo che, uscendo dall'auto imbestialito, lo minacciava con il cric di scendere, gli chiede come possa accettare di...Leggi tutto fare una cosa simile. “Perché la legge prevede che qualcuno lo faccia”, è l'ovvia risposta di Massimo, a segnare da subito il solco tra i due.
Anche Clara (Mezzogiorno) malsopporta il cognato e soprattutto sua moglie Sofia (Bobulova), che non è peraltro la madre biologica di Benny. Tensioni tutto sommato normali che tuttavia andranno ad acuirsi quando la trasmissione “Chi l'ha visto” manderà in onda un filmato nel quale si vedono due ragazzi malmenare una barbona riducendola in fin di vita. I due non si riconoscono, ma Clara in loro crede di vedere due sagome ben note: Benny e Michele la sera prima erano stati a una festa ed erano rincasati molto tardi. Possibile che...?
Da qui il film, che fin lì si era limitato a descrivere – pure con bravura – i rapporti interni ai due nuclei familiari, cambia marcia e affonda i denti nel dramma vero, in cui la bravura del cast (e di chi li dirige, non va dimenticato) impreziosisce ulteriormente un film intenso, ricco di emozioni, per certi versi tremendo e chiuso da un finale che spezza il fiato, inatteso quanto spiazzante, che forse arriva tuttavia troppo presto. Non perché in un'ora e mezza non si possa raccontare una storia per intero (ancorché molto liberamente tratta da un romanzo, “La cena” dell'olandese Herman Koch), ma perché gli ulteriori sviluppi avrebbero potuto amplificare - per una volta senza togliere nulla all'efficacia - il messaggio che si vuole lanciare. Fin troppi i sottintesi che si possono leggere all'interno di un intreccio simile, gli spunti per riflettere su caratteri e comportamenti, sui motivi che portano un genitore ad agire in un determinato modo talvolta senza nemmeno pensare alle conseguenze.
Confezionato con tutti i crismi (colonna sonora compresa, che prevede anche l'ottimo utilizzo del brano “Manimal” di Lupulo), il lavoro di De Matteo conferma la personalità di un regista che ha già dimostrato di saper affrontare con maturità e convinzione temi difficili mettendo in luce le contraddizioni e la ferocia della società moderna. Completo, appena superficiale forse nella delineazione dei caratteri dei due giovani, cui manca lo spessore dovuto anche a causa delle corrette ma non sempre felicissime interpretazioni. Chi svetta comunque è un Gassmann superbo, alle prese con uno dei personaggi più sfaccettati della sua carriera.
Er Puma di Romanzo criminale ci racconta con intelligenza e mestiere la borghesia italiana di oggi e l'abisso comunicativo che la separa dalla sua progenie, viziata, "fighetta" e inconsapevolmente senza pietà. Gli interpreti, straordinariamente in parte (su tutti Lo Cascio) danno vita a personaggi trasversali, interessanti, che ci accompagnano in un'osservazione fluttuante senza vincitori né vinti. Non si aggiunge nulla alla storia del cinema, ma si trascorre un'ora e mezza incollati allo schermo e ai profondi interrogativi della coscienza.
Dramma familiare che pone tanti interrogativi allo spettatore circa il ruolo dei genitori, il rapporto con i figli e la loro educazione, la violenza della società attuale, la giustizia, la morale, la realizzazione personale etc. Il film, per contenuti, è accostabile al Capitale umano, ma su un piano narrativo ben distinto. Buone le prove degli interpreti, con Gassman e Lo Cascio perfettamente in parte. Efficace, anche se resta la sensazione di qualcosa di ben costruito a tavolino.
Dopo la crisi sociale dettata da difficoltà economiche, Ivano De Matteo racconta quella dei valori che riguarda la borghesia agiata. La reazione delle due coppie all'evento che mina le sicurezze familiari provoca inevitabili domande nello spettatore e corrode il (falso ?) senso di sicurezza legato solitamente all'agiatezza borghese. Un film ben sceneggiato e diretto, interpretato da un buon gruppo di attori tra i quali spicca un ormai maturo e convincente Alessandro Gassman.
L'insopportabile, semplicistica logica manichea con cui vengono distribuite le colpe degli uni e degli altri sembra elaborata a bella posta per incitare al buonismo, mentre il tema delle responsabilità di genitori e figli è trattato in modo superficiale e inconcludente; De Matteo sbriga i suoi doveri cinematografici con una buona descrizione d'ambiente e quattro attori che, a parte alcune stecche di Lo Cascio, recitano nella giusta misura. La giovane Laurenti Sellers smette i panni dell'adolescente rockettara per quelli della pariolina viziata e apatica: le cadono a pennello entrambi.
MEMORABILE: La scoperta del video dell'aggressione.
Convincente e inaspettato, tende un po' al didascalico ma non è affatto banale come contenuti e propone una narrazione solida, dal buon ritmo, che ha il merito di rimanere concentrata su rapporti interpersonali e dilemmi genitoriali senza dare spazio a banalità melodrammatiche o parenti invadenti. Decisivi gli attori, tra cui un Gassman forte con sobrietà. Così così le prove dei due ragazzi: funzionali, ma quando bisogna dare forza drammatica affiorano i limiti. un buon film, anche se il finale poteva essere più articolato.
Un gran bel film, ben girato e molto ben interpretato sia da Lo Cascio che da Gassman, entrati nella parte in modo impeccabile. Ivano De Matteo, "er puma" della serie Romanzo criminale, ci trascina nella crisi di valori che colpisce la nostra società, anche quella agiata e borghese (anzi, forse soprattutto quella, mostrandoci come in alcuni casi la distanza tra genitori e figli non sia più colmabile). Tocca le coscienze e instilla dubbi. Bello.
Soggetto attualissimo e interessante sul disagio giovanile contestualizzato questa volta nell'alta borghesia. Ma "er puma De Matteo", forse al cospetto di un cast così altisonante, perde letteralmente la bussola e dà una prova registica imbarazzante. E così caratterizzazioni al limite dell'irritante e della realtà, dialoghi puerili misti a lunghi silenzi alternativi cosituiranno purtroppo l'ossatura di tutta la pellicola. Per non parlare di uno scambio di ruoli in cui alla fine non si sa più chi è chi. Finale inenarrabile.
MEMORABILE: La Bobulova apatica incapace di fare una espressione che sia una, di donna afflitta o comunque preoccupata dal contesto; Gli scleri di Lo Cascio.
Strepitoso film di Ivano De Matteo. Il regista tratteggia accuratamente la società di oggi dal lato morale, psicologico e violento. I discorsi e i comportamenti dei ragazzi sono, purtroppo, orrendamente reali, di episodi di violenza così se ne sente parlare quasi quotidianamente sui giornali. Interpreti grandissimi: Lo Cascio e Gassmann si confermano, secondo il sottoscritto, tra i migliori attori italiani contemporanei. Inizio folgorante, finale inaspettato. Erano anni che non si faceva un film così. Capolavoro assoluto.
Uno spaccato borghese di due famiglie guidate da due fratelli totalmente diversi. Due modi di pensare ben distinti e probabilmente idee politiche contrapposte. La narrazione si apre e si chiude in maniera shock e nel mezzo c'è spazio per dipanare la matassa narrativa. Maturo Gassman, sempre solido Lo Cascio. Bobulova meglio rispetto alla Mezzogiorno. Sicuramente un film discreto che spiazza anche per i repentini cambi di opinione.
Uno sguardo interessante, e angosciante, sulle dinamiche familiari dei nostri tempi, con particolare riguardo al rapporto con i figli adolescenti. La violenza incontrollata e gratuita serpeggia pericolosamente lungo tutta la narrazione, fin dalla scena di follia metropolitana in apertura. Molto contrapposte le posizioni dei due fratelli interpretati da Gassman e Lo Cascio, genitori dei ragazzi coinvolti nell'episodio di violenza nei confronti di una povera clochard, al punto da sfociare in un finale shock.
Si apprezza lo sforzo di affrontare nel nostro cinema l'ambiguità e l'inconsistenza etica di una certa borghesia, ma il risultato è altrettanto sfuggente e se ne ricava poco. L'andamento terribilmente televisivo vanifica quel poco di autentico che il soggetto prometteva, specie se si ripensa, per esempio, a Il caso Kerenes o a Tempesta di ghiaccio. Recitazione di buon mestiere soltanto per Gassman e Lo Cascio nei loro contrasti e le loro contraddizioni. Rassicurante la fotografia, musica invadente che sottrae invece di sottolineare. Finale eccessivo.
MEMORABILE: L'interior design nelle abitazioni; Il cameo di Chi l'ha visto?; L'insulsaggine dei due figli.
Lo spunto iniziale del soggetto (iniziale per modo di dire, dato che lo snodo avviene dopo mezz'ora) è di quelli folgoranti e sebbene gli sviluppi lascino spesso a desiderare il coinvolgimento regge bene. Idee pure interessanti e una regia piuttosto studiata vanno di pari passo con banalità e momenti di stanchezza, con una mediocre fotografia che stende sul tutto una sconsolante patina televisiva e un doppio finale a sorpresa che si fa prima discutibile e poi goffamente esagerato. Un'ottima idea mal sfruttata, ma non privo di bei momenti.
MEMORABILE: Il dialogo tra Gassman e figlio nello studio; Il dialogo dei due mostri nella cameretta ascoltato da Gassman; La reazione della Mezzogiorno.
Cosa succederebbe se qualcuno a noi molto caro (e vicino) commettesse un crimine? De Matteo (alias Er Puma di Romanzo criminale, tra i personaggi più sfaccettati) ci suggerisce che la risposta non è così scontata e che forse il motto "homo homini lupus" è purtroppo ancora in voga; tra gli adulti il più pregevole è Gassman, forse memore di alcuni "falliti di successo" interpretati dal padre, la coppia Lo Cascio-Mezzogiorno è fastidiosa nel suo manicheismo di facciata; i ragazzi giustamente odiosi. Finale spiazzante.
MEMORABILE: Il video dell'aggressione, chiaro riferimento a molteplici fatti di cronaca stradiscussi in programmi come "Chi l'ha visto".
Uno dei pochi film italiani che non finiscono nella maniera scontata e fasulla in cui alla fine tutto va a posto, la famiglia è salva e il bene trionfa. La storia si tiene alla larga dalle solite banalità dei film di questo genere ma descrive in modo chiaro e spietato l'ambiente in cui si consumano malesseri e cattive abitudini che sfoceranno in una tragica bravata. Molto efficace la descrizione di come il tutto viene elaborato dalle due famiglie protagoniste. Cast decisamente all'altezza (Lo Cascio e Gassmann soprattutto).
Un vero e proprio pugno nello stomaco. Il gioco di certezze ribaltate è davvero scelta vincente di questo dramma sociale firmato da De Matteo. Parteggiare per una fazione vien quasi spontaneo, salvo ricredersi amaramente. Il massacro, prima fisico e poi psicologico (ma lo si può leggere anche in senso opposto), conduce allo sbando due famiglie, incapaci di accettare il disagio dei propri figli. Attori eccellenti, Lo Cascio e Gassman in testa ma con una Mezzogiorno, mamma accondiscendente, quasi diabolica. Film splendido quanto raggelante.
MEMORABILE: Le crisi di rabbia del giovanissimo Antinori; Il nudo gratuito della Bobulova; L'epilogo.
Come ne Gli equilibristi, l'ottimo ritratto d'ambiente e la sferzante analisi sociologica si impantanano in un paio di fondamentali snodi narrativi. Così se qui l'edulcorato finale del film precedente lascia coraggiosamente spazio a una chiusura portata alle estreme conseguenze, è indubbio che il viraggio in nero borghesissimo del medico di Lo Cascio avvenga in maniera troppo scritta e meccanica. Bene la tesa, contrita atmosfera "zvyagitseviana" resa da Di Matteo e smisuratamente bravo Gassman nella progressiva umanizzazione del suo personaggio.
MEMORABILE: Gassman che ascolta casualmente il terribile dialogo tra i due ragazzi; La beceraggine della Mezzogiorno che esplode nei confronti della Bobulova.
Due fratelli a confronto: il pragmatico difensore della "brutta gente" e il moralista votato a salvare vite innocenti, entrambi chiusi nelle proprie certezze, nuclei familiari silenziosamente dilaniati da divisioni e incomprensioni intestine percepite come normalità. E quando una tragedia comune li coinvolge, il crollo sarà inarrestabile. Dramma crudo ed efficace, con un buon poker di protagonisti a tratteggiare i modi agendi (e soprattutto cogitandi) di chi si ritrova di fronte a una verità difficile da accettare. Sin troppo sintetico a volte, ma ben scritto e diretto. Finale shock.
MEMORABILE: In casa ognuno mangia per conto proprio; "Chi l'ha visto?"; La figlia cerca di manipolare Gassman; Il flashback del pestaggio; La lite al ristorante.
Una storia cruda, con l'unico torto di tardare a mettersi nei giusti binari. L'unica accusa che gli si può muovere è di aver divagato da quello che è lo snodo principale per troppo tempo con lo scopo di delineare i caratteri, la situazioni, il contorno. Una volta partito, nulla da dire, si rivela un bel film, dal quale è giusto sottolineare la bella prova del cast, con i due protagonisti maschili a spiccare maggiormente.
Due fratelli dai caratteri molto diversi: il primo è un ricco avvocato con pochi scrupoli e lo stomaco foderato di pelo, il secondo un medico pediatrico molto umano e coscienzioso. Quali saranno le loro reazioni quando i rispettivi figli adolescenti compiranno un atto inqualificabile? Liberamente ispirato a un romanzo oggetto di altre trasposizioni, un film riuscito a metà: la trama catttura l'interesse, il quartetto attoriale offre buone prove ma la svolta a sorpresa di uno dei due personaggi è poco motivata e questo si riverbera sul secco epilogo, che colpisce ma non convince.
Due cugini si trovano implicati in un omicidio. Lo spunto iniziale punta a mettere in chiaro la morale, ed è abbastanza accademico. Quando l'azione si sposta sulle conseguenze che un reato potrebbe provocare, si delineano meglio i personaggi. Il migliore risulta Gassmann, che evita l'effetto "professionale", anche se i dialoghi migliori li ha la Mezzogiorno, incisiva in ogni momento e pronta a difendere il figlio a livello patologico. Lo Cascio carica troppo o propone battute irreali, in certe circostanze. Il finale chiude l'argomento, purtroppo con effetti che suonano sbagliati.
MEMORABILE: L'ascolto dalla radiolina; Gli scontri verbali tra mogli.
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Un buon film italiano, ben diretto e interpretato; purtroppo poco visto al cinema nonostante sia stato presentato al festival di Venezia; merita un recupero...
Galbo ebbe a dire: Un buon film italiano, ben diretto e interpretato; purtroppo poco visto al cinema nonostante sia stato presentato al festival di Venezia; merita un recupero...
Confermo e condivido anche il giudizio su Gassman.
Gli attori grandi se la cavano bene, se penso ai due giovincelli vengono le note dolenti.. non è una novità purtroppo.. pochi registi riescono a gestirli bene e il materiale umano non è come quello di altri paesi, Usa, Francia o Gran Bretagna.
In particolate il ragazzo, tale Jacopo Olmo Antinori, impegnato a fare il complessato pieno di rancore ha toppato un paio di scene chiave.
Bertolucci lo aveva definito il McDowell italiano, vabbè.
Capannelle ebbe a dire: Galbo ebbe a dire: Un buon film italiano, ben diretto e interpretato; purtroppo poco visto al cinema nonostante sia stato presentato al festival di Venezia; merita un recupero...
Confermo e condivido anche il giudizio su Gassman.
come attore a me pare sempre più convincente....
DiscussioneGugly • 8/10/15 09:59 Archivista in seconda - 4712 interventi
Purtroppo mi manca la parte centrale ma posso dire che gli occhi di Lo Cascio mi colpiscono come al solito, mentre il finale l'ho previsto in un nanosecondo :p
Io l'ho trovato veramente un film eccellente, che tratta un tema molto importante ed attuale come la violenza tra i giovani, e poi il finale è veramente agghiacciante!
Credo che De Matteo sia uno dei più acuti registi italiani contemporanei.
io direi che invece è il meno incisivo dei suoi film, manca un po' di sentimento vero, che c'e nella bella gente e negli equilibristi,forse e'proprio la scelta degli attori che stavolta non funziona...
CuriositàDaniela • 21/06/17 15:30 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il soggetto del film è liberamente ispirato al romanzo "La cena" dello scrittore/attore olandese Herman Koch, pubblicato nel 2009.
Il romanzo di Koch ha avuto, oltre a quella italiana, altre trasposizioni cinematografiche, fra cui:
Het Diner di Menno Meyjes (2013)
The Dinner di Oren Moverman (2017)