Ivano De Matteo esordisce nel lungo con un film ancora molto lontano da quello che diventerà in seguito il suo stile, anche se già qui la sceneggiatura e il soggetto sono firmati da Valentina Ferlan. Mancano lo spessore drammatico, la capacità di scavare nel quotidiano con ferocia e personalità e l'opera, corale, non riesce mai a trovare ampio respiro finendo col tratteggiare piccolo storie che funzionano solo a brevi tratti, in cui comunque si intravedono le qualità di un regista non qualsiasi.
Siamo nella giornata della finale di Coppa dei Campioni (in realtà già Champions League) del 2001, che si immagina disputarsi a Roma tra Manchester...Leggi tutto e Deportivo (partita che quell'anno si giocò invece nei quarti). Poco importa che la vera finale di quell'anno si disputò a Glasgow tra Bayer Leverkusen e Real Madrid, perché qui si immagina che pure l'arbitro sia un italiano (Santospago) e che sia tra i protagonisti del film, presenza piuttosto evanescente che troverà la sua vera dimensione solo nel finale con sorpresa. Gli altri personaggi importanti sono l'editore di una rivista (Nero) alle prese con un figlio (Ravello) che vorrebbe suo erede ma che pare poco dotato per il mestiere e interessato ad altro, una splendida ragazzina (Larchenko) dolce e ingenua che viene sedotta da un tizio mezzo coatto (lo stesso regista De Matteo) con bimbetta a carico, un papà infermiere (Gammarota) che sogna per suo figlio (Galante) un futuro da calciatore e una ricca famiglia strampalata composta dal padre fanatico religioso (Colangeli), la madre alcolizzata (Tanzi) capace di spendere un milione di lire in un negozio per cani, un figlio sfaccendato (Petrini) e un altro avvocato (Mastandrea) che compare solo in un secondo tempo.
Tutte storie che in qualche modo marginalmente si intrecciano ma che proseguono per la loro strada seguendo uno stile decisamente poco sobrio, denso di artifici di montaggio, inquadrature ardite e un'esasperazione generale che si traduce soprattutto in personaggi esageratamente sopra le righe (Germano nel ruolo del fratello della bella Alice). Ma non c'è molto da raccontare nelle varie vicende e si vive soprattutto di momenti: diverte Gammarota che si piazza in divano davanti alla tv e se ne frega di quel che succede in casa mentre la moglie urla con i figli, ma è l'unico episodio a trovare spunti che possano essere davvero associati a una commedia.
Gli altri restano a mezza via e si spengono lentamente senza incidere: la Larchenko, per quanto la cosa sia dovuta al ruolo, ha una fissità eccessiva, chi le sta intorno sfiora la macchietta, Mastandrea è defilato e lascia spazio a Petrini, Nero ha modo di esibirsi in una bella sfuriata per poi rivelarsi comprensivo col figlio, Ravello mostra tutta l'inadeguatezza in quello che è forse il personaggio più sfaccettato, triste e malinconico mentre Santospago non ha modo di centrare a dovere il suo arbitro, anche perché la partita resta sullo sfondo, evento collaterale anche poco sentito dai romani (d'altra parte non c'è un'italiana in campo), che comunque fanno emergere la varietà dei loro comportamenti tipici. Uno sforzo velleitario che ancora non mette a fuoco le qualità destinate a diventare marchio di fabbrica del regista, bozzetti approssimativi più o meno caricaturali di scarsa resa.
Roma, giorno della finale di Champions League, ma anche una 24h d'ordinaria follia moderna, simbolica illustrazione di buona fetta d'italica grottescheria. Intenzioni apprezzabili che spesso si perdono in eccessive caricature e in svincoli narrativi quando piuttosto scontati e quando forzati o esagitati. Funziona più su piccoli dettagli che nell'ampio respiro corale, nonostante alcune buone prove attoriali (Germano e Nero su tutti). Certo che la speculazione titolatizia dell'aggettivo "ultimo" è senza freni...
Ivano De Matteo HA DIRETTO ANCHE...
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Le immagini che vediamo all'interno dello stadio Olimpico della finale di Champions League, mai citata, ma al, centro della trama del film, sono quelle della partita Lazio - Roma 0-1 del 17 dicembre 2000, valevole per la 11° giornata di Serie A '00/'01. Il derby è ricordato con gioia dai tifosi della Roma perché fu vinto grazie ad un autogol di Paolo Negro.