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La nostra recensione di Gli equilibristi

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Viaggio impietoso nel disagio romano che riflette una situazione ovviamente più universale in una società nella quale i soldi, per chi non può contare su grandi introiti, sembrano non bastare mai. Nel particolare qui colpisce proprio il fatto che Giulio (Mastandrea) non si trovi affatto, almeno inizialmente, in una situazione simile. Impiegato al comune, ha due figli con una donna (Bobulova) che ha un buon posto di lavoro a sua volta in uno studio medico. Ma è proprio con quest'ultima che le cose non vanno bene: l'ha tradita (e a dire il vero la tradisce ancora) e lei non riesce a perdonarlo, per quanto ci provi in ogni modo per non turbare l'armonia familiare.
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I contrasti si moltiplicano e con loro le incomprensioni, l'incapacità di superare una fase d'impasse che non pare avere fine, e per questo Giulio capisce che è arrivato il momento di trasferirsi altrove. Lei non glielo impedisce ma a rimetterci questa volta non sono tanto i figli (come si è sempre portati a pensare in questi casi) quanto lui che, forte di un orgoglio che gli impedisce di scendere troppo a compromessi, cerca un secondo lavoro solo per accorgersi come nemmeno quello sia sufficiente a concedergli una vita dignitosa. E l'idea che la crisi coinvolga chi percepisce uno stipendio come il suo fa capire molto di quali oggi siano i veri problemi.

Ivano De Matteo, che oltre a dirigere scrive la sceneggiatura insieme a Valentina Ferlan, non ha che da filmare il semplice quotidiano, focalizzandosi sulle difficoltà di Giulio anche con i suoi figli, coi quali comprende quanto sia difficile comunicare se non si ha alle spalle una solidità finanziaria in grado di garantire loro gli svaghi minimi. Giulio percorre Roma in preda a uno sconforto ineludibile; dapprima si fa aiutare dalla figlia Camilla (Sellers) nella ricerca di un appartamento in affitto, poi capisce che quanto può permettersi sta al di sotto di quei prezzi. Ci sono da pagare gli alimenti alla moglie, i figli...

Senza dover necessariamente accelerare la discesa nel baratro con espedienti banali, De Matteo dimostra ottima personalità servendosi di un Mastandrea indicatissimo per il ruolo e perfetta incarnazione di un certo animo romano. Dimesso, spesso in guerra col mondo, Giulio si pone come unico punto di vista del film: tutto viene filtrato dalla sua visione del mondo, che inevitabilmente contrasta con quella della sua famiglia, a tratti persino con quella dell'amata figlia. E se avesse davvero ragione chi ben conosce, la sua situazione? “Il divorzio è per quelli ricchi, gente come noi non se lo può permettere”. Scolpita al meglio la figura dell'amico che assume Giulio al supermercato (Gerardi), calibrata e altamente ragionata la regia, che senza mai strafare centra le scene giuste e non rinuncia a slanci inaspettatamente ironici che ne sanciscono l'efficacia anche nei rari tratti da commedia (quasi tutti concentrati nella prima parte, quando c'è ancora il tempo per scherzare).

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Tutti i commenti e le recensioni di Gli equilibristi

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/01/13 DAL BENEMERITO CLOACK 77 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 15/05/23
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Cloack 77 4/01/13 22:26 - 547 commenti

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Ivano De Matteo e compagnia conducono in porto un film degno, diretto con “personale” diligenza, senza pietismi eccessivi e senza strafare decidendo al contempo di non disturbare troppo lo spettatore, di non infastidirlo. Si mette da parte un protagonista che perde il lavoro in favore di un protagonista con un bel posto fisso nel pubblico; non si azzarda mai una moglie arpia e vendicativa causa tradimento subito per disegnare una donna ferita, ma pronta alla comprensione. Il solito progetto ambizioso, ridotto a filmettino pulito.

Myvincent 17/01/13 11:45 - 3961 commenti

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A causa di un tradimento un uomo è costretto a lasciare la propria casa e si ritrova sempre più solo e senza soldi, sino a diventare quasi un barbone. Istant movie sulla condizione attuale dei separati in tempi di crisi, sorvola sul resto con l'ansia di raccontare il "tutto-adesso". Al solito bravo Mastrandrea, sulle cui spalle gravano molte responsabilità di riuscita del film.

Paulaster 22/02/13 10:10 - 4834 commenti

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Storia triste che si adatta ai tempi recenti, specialmente dove si annida anche la crisi lavorativa. Stavolta ci si concentra sulla discesa inesorabile di chi viene travolto dagli eventi e annaspa fino al collo. Mastandrea è bravo in un ruolo di maturità, anche perché non la butta sul patetico. La Bobulova è troppo ingessata, specie nella prima parte. Alcuni passaggi non vengono accentuati bene (v. di separazione, fisica e giuridica) e il finale denota una totale mancanza di idee.

Schramm 27/05/13 17:02 - 3953 commenti

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Anche i Mastandrea nel loro tutt'altro che piccolo fanno scalo all'Hotel Paura, del quale l'affondo di De Matteo sembra a tutti gli effetti un reboot più curato, meno insensato e meno noioso, restio al patetismo spicciolo e dai toni molto più ammorbanti, e con un protagonista giunto finalmente a un più che buon grado di maturazione interpretativa. Una corda vuota è tutto quello che resta di un funambolo ormai spappolato a terra, e si testimonia un simile precipitare col perpetuo brivido che lasciano le profezie prossime a compiersi.

Nando 24/10/13 23:42 - 3891 commenti

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Un padre e marito fedifrago piomba nel baratro della povertà e dell'alienazione dopo aver abbandonato il tetto coniugale. Una vicenda realmente dolorosa in cui le sfaccettature quotidiane vengono realizzate con attenzione e il pessimismo aleggia incombente per la quasi intera durata della narrazione. Mastandrea mostra una maschera indurita e dolorosa che attraversa la vicenda in maniera partecipativa regalando un'intensa interpretazione.

Nancy 8/12/13 15:44 - 778 commenti

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Film senza la minima idea che si limita a esaltare ruffianamente la depressione: De Matteo sa girare, questo sì, ma di certo non trova conforto nella sceneggiatura, un crescendo di disgrazie da non credere per il povero Mastandrea, marito abbandonato da donna cattiva (Bobulova), trama che tuttavia il regista non riesce a portare neanche alla fine cedendo a un blando ruffianismo falsamente speranzoso. Vince il premio di film più deprimente dell'anno, banalizza temi importanti come crisi economica e depressione: eticamente scorretto.

Pinhead80 29/03/14 19:26 - 5364 commenti

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Ci vuole poco a rovinarsi la vita, anche se si è sempre stato un ottimo padre di famiglia. La società di oggi non ammette errori di nessun genere e se l'orgoglio ci si mette di mezzo allora la cosa si fa veramente dura. Un film figlio dei cambiamenti della società post-moderna e della realtà italiana. Ottimo come al solito Mastandrea.

Fedemelis 28/07/14 18:00 - 31 commenti

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Un film che colpisce al cuore e nell'anima. Il divorzio visto anche dalla parte di chi lo subisce non solo sentimentalmente ma anche economicamente, i padri piccolo borghesi. Eccellente la prova di Mastandrea che riesce a rendere, anche con un aspetto dimagrito, tutta la drammaticità di un padre messo alle strette ma capace di dare tutto pur di andare avanti per il bene dei propri figli.
MEMORABILE: "Il divorzio è solo per i ricchi".

Galbo 19/09/14 07:16 - 12623 commenti

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Un film che provoca inquietudine nello spettatore colpisce sicuramente nel segno. E’ il caso della pellicola di Ivano De Matteo, che non racconta nulla di nuovo; il disagio sociale ed economico di una famiglia che va a pezzi è però reso in modo efficacissimo, grazie ad una narrazione scarna e del degrado dei personaggi (non solo il protagonista maschile) rappresentato con crudo realismo sia delle persone che degli ambienti che li circondano. Grande prova di Valerio Mastandrea sempre più bravo di film in film.

Ugopiazza 12/11/14 18:56 - 119 commenti

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Un autentico capolavoro, che ci narra la straziante ascesa agli inferi di un padre di famiglia che in seguito a divorzio viene progressivamente privato di ogni residuo di dignità e lo fa attraverso il volto sofferente e l'anima di uno straordinario Valerio Mastandrea valorizzato dalla regia del sorprendente Ivano de Matteo. Se un film come questo uscisse in America, sarebbe uno di quelli in corsa agli Oscar con una pioggia di nomination e succederebbe anche da noi, se fossimo un popolo che ancora tenesse alla propria cultura cinematografica.
MEMORABILE: "La ruota gira Giulio, sai?" "Sì oh, ma la mia s'è 'ncastrata però"; La scena alle giostre; Il litigio col fruttivendolo; La conclusione.

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Homesick 24/02/15 08:27 - 5737 commenti

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Talora eccessivamente caricata per la complicità delle musiche, un'angoscia crudele da romanzo di Dickens impregna il moderno realismo descrittivo di Di Matteo, che spalanca la porta sull'inferno dei nuovi poveri creato dall'alienante crisi economica. La sottorecitazione minimale di Mastandrea forgia un (de)relitto che percorre con stoico orgoglio il proprio volontario calvario, conquistando da subito l'empatia dello spettatore; l'epilogo in sospeso giunge con un barlume di speranza dopo un omaggio a De Sica. Ottima la giovanissima Laurenti Sellers, figlia affettuosa e in ansia.
MEMORABILE: La ricerca della casa; la mensa dei poveri; la desolazione del pranzo in famiglia; l'automobile come giaciglio.

Capannelle 2/04/15 08:54 - 4557 commenti

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Una storia e dei personaggi tutto sommato prevedibili, ma il tutto viene portato avanti con impegno e sentimento, trovando in Mastandrea un grande e maturo interprete delle vicissitudini del protagonista. Dettagli ordinari ma curati, poca filosofia e retorica dosata caratterizzano un modo di raccontare che troverà conferma positiva nel successivo lavoro di Di Matteo.

Parsifal68 3/09/15 01:07 - 607 commenti

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Film angosciante che scava nei meandri della disperazione e lo fa con il ritmo lento di una discesa verso gli inferi da parte di uno dei tanti "nuovi poveri" di questo millennio. Sarebbe forse troppo accostarlo all'epoca dei film del realismo italiano ma a pensarci bene vi sono tutti gli ingredienti. Mastandrea, qui nella sua prova più convincente, è superlativo nel dare voce e corpo al personaggio di Guido ma straordinaria è la giovane Laurenti Sellers. Finale che lascia spazio a una riconciliazione che nella realtà non accade quasi mai.
MEMORABILE: L'umiliazione di Guido cacciato dal mercato ortofrutticolo.

Saintgifts 28/04/16 01:03 - 4098 commenti

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Ivano De Matteo è un buon regista: sa dove piazzare la mdp, come far muovere gli attori e come inquadrarli. Fine degli elogi (attori a parte), la scrittura è fortemente sbilanciata, quasi uno "spottone" sulle leggi che regolano le separazioni penalizzando il maschio, a cui viene aggiunta la vendetta (tremenda vendetta) di una moglie tradita. Non mancano alcune cose buone, come la vicenda con l'amico del mercato della frutta. Se si voleva essere coerenti con l'eccessiva discesa all'inferno bisognava avere il coraggio per un finale diverso.

Lou 15/10/16 15:53 - 1141 commenti

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De Matteo racconta con grande realismo e senza sconti la parabola di un uomo che, a seguito della separazione dalla moglie, vede crollare le sue condizioni di vita fino ad arrivare al limite della disperazione e della perdita di dignità. Un percorso tragico che trova riscontro concreto in tante storie analoghe di uomini separati, nuovi poveri dei nostri giorni. Mastandrea offre una prova intensa e credibile, facendoci precipitare con lui nel gorgo cupo e drammatico dell'indigenza e della disperazione.

Giùan 22/08/17 07:48 - 4901 commenti

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Paradigma di un attuale cinema italiano diviso tra volontà di raccontare (finalmente!) i mala tempora currunt e l'impossibilità di farlo se non ricorrendo a declinazioni paratelevisive e a edulcorazioni cinematograficamente frustranti. Così il film di De Matteo rischia di restar certo importante come dato di cronaca ma asfittico rispetto, ad esempio, al pur successivo ma ben più sobrio e "puro" Daniel Blake. Il vizio capitale restando un procedere per accumuli di afflizione in vista di una redenzione. Notevoli duetti Mastandrea-Laurenti.

Ira72 3/01/18 21:38 - 1360 commenti

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Il talento italiano per certi tipi di film qui si conferma pienamente. Credo che lo stesso prodotto, in mano americana, sarebbe divenuto too much e in mano francese trop tragique. De Matteo, invece, ci regala un affresco purtroppo attuale, aggraziato e crudo al contempo. Anche per merito di un sempre bravo (ma qui di più) Mastandrea che con grande garbo e semplicità interpreta in modo naturale e credibile la situazione drammatica che affligge e fiacca tanti padri separati di oggi. Regista e attori, all’unisono, non strafanno ma fanno. E molto molto bene!

Camibella 14/11/20 21:35 - 277 commenti

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La separazione dalla moglie costringe un impiegato comunale a lasciare il tetto coniugale e quindi a un lento ed inesorabile impoverimento e abbrutimento fisico e mentale. Film che scuote le coscienze perché ben girato e ottimamente recitato specialmente da uno straordinario Mastandrea, perfetto nel disegnare la tristezza e il disincanto tipici di un uomo in una situazione di indigenza.
MEMORABILE: La figlia scopre che il padre mangia alla mensa della Caritas.

Victorvega 27/11/21 21:43 - 502 commenti

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Nel guardarlo, già dopo mezz'ora viene naturale una riflessione sulla lentezza... Eppure la storia è avvincente, e questa non è di certo una critica. Il film, infatti, non narra una successione di azioni ma ad esser raccontata è la discesa del personaggio principale nell'abisso dell'indigenza, il mutare dei rapporti con la famiglia, la perdita di una certa dignità... In questo caso, la narrazione è perfetta. Veramente notevole, così come il contributo degli attori: Mastandrea bravissimo, efficacissima la Laurenti Sellers.

Straffuori 7/02/23 20:56 - 338 commenti

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Per colpa di una scappatella un impiegato comunale perde in un solo colpo moglie e casa, ritrovandosi a pagare alimenti e a dover cercare una sistemazione con la naturale conseguenza di ritrovarsi alla canna del gas. Film-verità diretto dal bravo Ivano De Matteo che dimostra quanto la seperazione e il divorzio siano "roba per ricchi", e ha ragione da vendere.
MEMORABILE: Il consiglio di "tornare e dormire sul divano in attesa che si sistemino le cose" datogli alla Caritas in coda con altri bisognosi.

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  • Discussione Kaciaro • 29/06/18 18:34
    Galoppino - 508 interventi
    Uno dei film film più duri e realisti degli ultimi 30 anni, peccato sia passato pressochè inosservato.
    Ultima modifica: 29/06/18 18:37 da Zender
  • Discussione Ruber • 1/09/19 02:39
    Formatore stagisti - 9372 interventi
    Occasione sprecata, è un film un po’ assurdo nella sua realtà. Se si voleva raccontare la dura realtà dei padri separati bisognava farlo in ben altro modo. Come fa un impiegato statale che minimo tira quasi duemila euro al mese a ridursi così? Poi vanno a scegliere per raccontare la storia proprio uno statale che son quelli che forse stanno meglio ? Boh poi è tutta la storia che non gira e tutto troppo surreale. Bocciato.