Due donne sole, grandi amiche, diventano complici in un momento delicato di una delle due. Ma il bisogno di aiuto in realtà è reciproco. Dramma contemporaneo che descrive la difficoltà dei rapporti di chi lascia tutto per rifarsi una vita altrove, ma che sbanda spesso qua e là nel racconto, proponendo alcune soluzioni piuttosto convenzionalmente. La Golino batte la Buy 1 a 0, rivelando una vis comica inaspettata e superandola anche come attrice. Un De Matteo che invece delude, in gran parte.
In seguito ad episodi di violenza domestica, Anna e il figlio Valerio si trasferiscono a Roma da un amica di lei. Ivano De Matteo dirige un film sulla dissoluzione di un nucleo familiare e contemporaneamente sul disagio economico dell'Italia degli ultimi anni. Centrale la figura del giovane protagonista alla ricerca di figure di riferimento in un ambiente estraneo. Il regista adotta un ritmo compassato, utile a caratterizzare bene i personaggi e il loro percorso di vita. Ottima la prova di tutti gli attori. Un buon film.
Accanto a due interpreti di sensibilità sopraffina come la Buy e la Golino, il giovanissimo Andrea Pittorino vive e restituisce tutti i moti d'animo - rabbia, dolore, paura e solitudine, ma anche volontà di ricominciare - che proverebbe un comune tredicenne costretto ad affrontare il dramma della separazione dei genitori. De Matteo registra e analizza mantenendosi in equilibrio senza eccessi o spettacolarizzazioni ricattatorie, e fa di Torino, spesso ripresa di notte e in scorci, uno sfondo emozionale integrato nella vicenda.
MEMORABILE: Il volto raggiante di Valerio mentre guarda il barista francese esibirsi in bicicletta.
Ottima pellicola che dalla violenza domestica giunge all'integrazione di un adolescente in una città a lui lontana. Ritmo compassato ma notevole che consente di evidenziare la struttura dei protagonisti. Bravo il giovane Pittorino, ben coadiuvato da una svampita ma bellissima Golino e un'intensa Buy. Indubbiamente le migliori attrici italiane degli ultimi 10 anni regalano bei momenti cinematografici. Finale di grande speranza.
Cominciare una nuova vita in una nuova città, lasciare tutto dopo un evento traumatico, porta a conseguenze incalcolabili. Ci si imbatte negli incontri più bizzarri. Poesia cruda, fotografia fredda in una Torino fredda, dove si incrocia inospitalità e indifferenza a ogni sguardo, tranne che in quello dei disagiati che quello sguardo lo subiscono da un bel po'. Molto ben realizzato il piano sequenza iniziale che ci guida dritti nel dramma. Bene il ragazzino protagonista, emerge alla distanza.
Film dignitoso, che riesce a sviluppare un episodio di prevaricazione familiare col dovuto tatto, senza spettacolarizzarlo o minimizzarne le conseguenze. La storia annoda diversi fili e forse qualcuno fra di essi non è ben tirato o parte da assunti poco plausibili come quello di un tredicenne che appena arrivato a Torino attraversa la città da solo in bicicletta. La Buy alla distanza palesa qualche debolezza. Golino nella parte e Pittorino regge, gli altri attori sono ben inquadrati e si può dire che il quadro d'insieme è sufficientemente sentito.
Anomalamente (e anonimamente) asettico, tanto più se si considera che i lavori precedenti di De Matteo, pur nella loro incoerenza, non avevano lesinato strappi ed esasperazioni (da Gli equilibristi a I nostri ragazzi). Qui invece, al di là dello spunto familiare (la violenza di genere in contesto familiare), tutto si snoda piattamente in una medietà da fiction tv (o da sterile cinema d'autore tipicamente anni '90). Non meraviglia che le interpretazioni (della Buy come di una slavata e marginale Golino) non riescano a conferire nerbo a personaggi e relazioni banalmente "scritti".
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Zender ebbe a dire: Una cosa Kaciaro: non mettere gli apostrofi quando va l'accento: è e non e', più e non piu' ecc. E i puntini sono sempre tre, non di più.okay ma e' o non e' un gran bel film????
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