El muro - Corto (1998)

Un omino cammina tranquillo attraverso il deserto, finchè non si imbatte in un muro altissimo, contro il quale si infrangono inutilmente i suoi tentativi per aprire un varco, scalarlo, farlo crollare... Ma cosa c'è dall'altra parte? Corto di 5 minuti scarsi, dai tratti stilizzati e dai colori accesi, che nell'epilogo muove al sorriso ma anche alla riflessione, se si pensa ai tanti muri che ci separano spesso da chi ci sta vicino nella realtà, muri invisibili ma non meno invalicabili.

Un muro di “pinkfloydiana” memoria, quello che compare in questo cortometraggio animato. Il significato nemmeno tanto nascosto è ancora una volta quella dell’isolamento e dell’incomunicabilità. L’autore usa abilmente la metafora con un incisivo tratto grafico, il buon uso del colore e la musica ipnotica. Efficace.

Un omino nel deserto incontra un muro sulla sua strada: cerca di buttarlo giù in qualche modo, ma non ci riesce: il finale arriverà poi beffardo. Cortometraggio a tesi (“saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro”, cantava Ivano Fossati), che sconta la sciatteria del disegno e dell’animazione e, tutto sommato, l’eccessivo didascalismo sia dell’azione che, soprattutto, della conclusione troppo dichiarata (in qualsiasi senso si voglia: da quello psicologico a quello politico, da quello sessuale a quello sociale, ecc ecc). Insufficiente.