Per chi scrive
Il cuore nero di Paris Trout è un piccolo gioiellino duro e spietato.
Quì, purtroppo, Gyllenhall non riesce a ripetere il miracolo di quella pellicola con un luciferino Dennis Hopper che odorava di sottotesti quasi kinghiani.
Dopo un'inizio notturno fulminante sulle note inconfondibili di Carter Burwell (auto impazzita che esce di strada e sfonda il portico della casa , moglie gelosa e furiosa che entra nell'abitazione armata di pistola e inveendo come un'ossessa, la scena di sesso con la Hershey e il marito della donna, spiati dalla finestra dalla Winger in stato guardona), il film se lo mangia tutto Debra Winger, "brutto anatroccolo" represso e pieno di smorfiette da autistica con la sindrome di dire sempre la verità (anche quando essa può andare a suo discapito)
Goffa, occhialuta e ossessiva, la Winger si abbruttisce (grazie al contributo di sua maestà Tony Gardner) per dar sfoggio alle sue qualità recitative, ma il potenziale che la sceneggiatura prevedeva resta un pò sullo sfondo.
Un pò melodrammone alla Tennessee Williams, un pò "donne al bivio", il film si segue anche con un discreto interesse, grazie anche ad un cast in palla e alla regia di Gyllenhall che sa regalare ottimi momenti (la pantomima che la Winger mette in piedi nella lavanderia in cui lavora tra soldi trafugati dal registratore di cassa e giacche smacchiate, le continue e ossessive telefonate all'amica Birdy, la riunione della Tupperware, il sesso solitario della Winger a pancia sotto nel letto, la sua prima volta con Gabriel Byrne, la leccata sulla bocca, il party in piscina, la Hershey completamente ciucca, le coltellate inferte a Getso), ma che vengono vanificati da un orrido happy end da telefilm pomeridiano (con tanto di improponibile e terribile stop-frame), che va ad annacquare un pò il tutto, sfociando nel buonismo più fastidioso.
Se solo si fosse osato un pò di più sul versante "cattiveria" e lasciando perdere finali alla romanzetto rosa l'opera gyllenhalliana ne avrebbe guadagnato di sicuro
Piccoli ruoli per i figli del regista Maggie e Jake (la prima la figlia del politico, il secondo un bulletto in bicicletta che sfotte la goffaggine della Winger) e produzione sotto l'ala della Amblin di Spielberg.
Occasione parzialmente mancata, di una narrazione che ha i suoi momenti, con la Winger che gioca a fare la
Rain Man di turno, ma che ha anche il sapore rancido e stantio di un film per la televisione.
Per quanto mi riguarda la Hershey (sempre magnifica) spanne sopra alla Winger (e non solo perchè si immerge nei panni della "bruttina stagionata").