Colori mimetici - Film (1977)

Durante un campus universitario, aperto anche a studenti stranieri, il dissidio tra il giovane ricercatore Jarek e lo sgamato "tutor" Jakub. Il conflitto tra mero idealismo e pratico spirito di sopravvivenza, tema caro a Zanussi, è qui reso deflagrante da un nuovo velenoso approccio satirico che, attraverso il camaleontico personaggio di Zapasiewicz (voyeur, nichilista, indolente provocatore), ridicolizza le chimere d'una nuova etica intellettuale, schiantata da una burocrazia paludata e ferocemente gerarchica (il pasciuto preside). Di incisiva schematicità.

Una pellicola riuscita, intellettualmente ambiziosa ma senza intellettualismi, dall’estetica curata nella messa a quadro e nei suoi cromatismi solari, da tarda primavera, che riecheggiano certi Rohmer. Il rapporto tra i due personaggi principali (un Zapasiewicz al contempo patetico e sottilmente mefistofelico, un Garlicki con fisico e aplomb del Perry King cane di paglia) si sviluppa con incisività ma anche con una pacatezza un po' troppo in contrasto con la brusca impennata finale. Più sobrio ed elegante, comunque, di quanto la pieromanzoniana locandina polacca lasciasse intendere.

In un campus universitario va in scena lo scontro, che diventa sempre più aspro, tra idealismo e pragmatismo incarnati, rispettivamente dal giovane e ingenuo Jarek e lo scafato Jakub. Bisogna ammettere che il film è molto verboso e richiede molta attenzione ma non manca di interesse. La migliore freccia all'arco della sceneggiatura è però il saper costruire un valido crescendo che alza sempre di più il livello del conflitto, fino ad arrivare al finale per certi versi liberatorio se non catartico. Irrisolto, ma abbastanza riuscito. Interessante ma poco sfruttato lo score.