Buiomega71 • 13/06/15 09:39
Consigliere - 27342 interventiNOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
Fukasaku dà allo "yakuza movie" una luce realistica e nichilista, senza fronzoli, raccontando con veemenza e furia l'ascesa criminosa di Rikio (un bravissimo Tetsuya Watani), psicopatico e associale membro di un clan yakuza, che inanela una serie di scriteriate azioni che mandano in rovina chi le stà attorno.
Nell'ordine: stupra una ragazza (che poi diventerà la sua compagna) che lo aiuta a nascondersi, ferisce il suo padrino, tenta di stuprare la pupa di un boss di una banda rivale nei bagni di un locale per poi sfregiare a colpi di coltello il boss stesso (scatenando la guerra tra i due clan), uccide chi lo aiuta e le da protezione, infine si dà alla droga, raccimolando le dosi minacciando di morte gli spacciatori
Fukasaku apre il film in stile documentaristico, immerge il tutto nello squallore e nelle miserie umane (alienazione, solitudine, emarginazione, suicidi, droga e tubercolosi), togliendo al suo personaggio ogni tipo di romanticismo o mitizzazzione
Però nelle scene di lotta usa troppo la camera a mano, generando spesso una fastidiosa confusione (come nella lotta tra la banda di giapponesi e quella dei cinesi) e non si capisce una mazza di chi picchia chi e di chi spara a chi.
Porta il suo personaggio troppo sopra le righe e rasenta l'inverosimile (che nei film non guardo mai, ma la "sospensione dell'incredulità", a volte, raggiunge vette consistenti, una per tutte: Rikio uccide a destra e a manca, disonorando e infangando i clan yakuza, uccide i padrini e disprezza qualsiasi codice etico, però gira libero come se nulla fosse e va addirittura a chiedere scusa alla vedova di un boss, di cui non solo le ha ucciso il marito, ma l'ha pure menomata, e il clan non le torce un capello! Insomma, il Coppola del
Padrino avrebbe storto non poco il naso, per dire)
I fastidiosi effetti sonori dei colpi di pistola (come nei nostri western) e le scene di violenza troppo coincitate e incasinate perchè lascino il segno
Ci sono però momenti davvero intensi e durissimi (la ragazza di Rikio affetta da tubercolosi che sputa sangue, i viaggi nei "paradisi artificiali" di Rikio con una prostituta dopo la "pera", le bastonate che il padrino infligge a Rikio, Rikio in isolamento in carcere, Rikio che sgranocchia le ossa della sua donna chiuse in un urna dopo la cremazione e su tutto l'allucinato pre-finale al cimitero con l'agguato e spruzzi di sangue a colpi di katana)
La brutalità e la ferocia con cui Fukasaku racconta la storia di un cane sciolto, viene però smorzata da una regia spesso nevrotica ( poco consoni, a mio avviso, gli stop-frame) e da un personaggio che straborda fin troppo nell'improbabile.
Rifatto da Takashi Miike nel 2002
Ottime le musiche di Toshiaki Tsushima (nell'intro aveva alcune sonorità simili a quelle dell'
Uva Fogarina, sentire per credere!) e dolcissima Yumi Takigawa nella parte della sofferta e triste donna di Rikio.
Pol
Leandrino, Buiomega71, Berto88fi