Buiomega71 • 29/06/19 10:24
Consigliere - 27109 interventiUna piacevole sorpresa questo viaggio di iniziazione (e di crescita) giovanile, che parte come un on the road, per finire nei meandri del noir, con la perdita dell'innocenza e delle illusioni per il futuro. Viaggio che ricorda, con le dovute proporzioni e differenze narrative, quello di Bo e Roy ne
I ragazzi della porta accanto
Fields (che un certo talento registico/narrativo c'ha nel sangue, con mia somma meraviglia suo unico film per intraprendere una folta carriera televisiva), comincia nel Montana, tra massacri di anatre, scenate di gelosie (Woody è in casa), amici pellerosa e ragazze borderline, per finire nel Wyoming, avendo in mente certo cinema malickiano e
Sulla strada di Kerouac, dove saltano fuori personaggi schizzati che non sfigurerebbero in un nero grottesco dei fratelli Coen (il viscido Bill Pullman, il belluino Burt Young, il futuro datore di lavoro che mette alla prova i suoi neo assunti con metodi ben poco ortodossi e del tutto fuori dall'ordinario che, di primo acchito, sembrano avances omosessuali, e soprattutto il paraplegico paranoico di Delroy Lindo fanatico delle armi, non poi dissimile da certi personaggi parecchio disturbati del primo Tobe Hooper-penso al Judd di
Quel motel vicino alla palude-)
Suggestivi e incantevoli scorci della provincia americana (illuminati magnificamente da Elliot Davis), tra strade , campi sterminati, motel (con le loro camere impersonali e tutte uguali, dove nelle piccole televisioni passa, distrattamente,
Mezzogiorno di fuoco), cimiteri di automobili, dinner, giganteschi pozzi petroliferi, avvolti dall'afa e dal sole battente (quando il cielo notturno non si riempie di stelle, confermando Davis come uno dei più grandi direttori della fotografia) in un America profonda, che più profonda non si può.
E se le schermagliette tra Mulroney (da antologia la sfida di boxe sul ring, nel baraccio, con l'indiano, che mostra il tocco realistico e ben poco scontato che Fields imprime alla pellicola) e la Taylor (in un ruolo per lei inusuale, quello della mangiauomini ribelle che fa tanto Drew Barrymore stile
Poison Ivy) sono frizzanti e sfociano, qualche volta, nella commedia giovanilistica, arriva, però, un'inaspettato prefinale notturno piovoso nei pozzi petroliferi abbandonati , nerissimo e durissimo, che ricorda quello delle
Strade della paura, con uno spietatissimo Burt Young e un destino (crudele) inatteso per uno dei due giovani protagonisti (anche quì Fields si tiene sul registro del realismo, nessun atto di eroismo, nessun salvataggio in extremis come si potrebbe dedurre, perchè la vita, spesso, riserva amarissime sorprese e non gira sempre come vorremmo che girasse)
La morte è dietro l'angolo, e i sogni vengono spazzati via.
Un intenso e vibrante racconto tutto americano (di quella america che tanto ci è entrata dentro grazie a questo tipo di film) sottolineato dallo score quasi rycooderiano di Christopher Young.
Sam Shepard stà in scena poco ma lascia il segno (così come Valerie Perrine) e sua la grande scenata di gelosia con l'ipotetico amante della moglie, Bill Pullman fa le prove generali per
Strade Perdute, Burt Young di belluina avidità (in compagnia di moglie svampita) e la performance delirante di Lindo avrebbe meritato una candidatura all'Oscar.
Da noi, all'epoca, passò sotto silenzio (negli States fù un mezzo fiasco), e un recupero dall'oblio sarebbe meritevole, anche per certi stilemi lynchiani/coeniani ottimamente amalgamati (e qualcosa del cinema di Tim Hunter)
Curioso come, visto il tipo di film, il doppiaggio italiano cerchi di evitare, il più possibile, il turpiloquio.
Jena
Buiomega71