Discussioni su A single shot - Film (2013)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 10/02/18 09:48
    Consigliere - 25933 interventi
    Immerso in un atmosfera plumbea, uggiosa, grigia, fangosa e umida, tra le nebbie basse che solcano le montagne e i boschi, la pioggia battente che ne aumenta la desolazione e l'inospitabilità (anche dell'animo) non tanto dissimile da quella che circondava I Ragazzi del fiume o Un gelido inverno

    Redneck, cacciagioni, fattorie, squallidi dinner, catapecchie, viscidi avvocatucci da quattro soldi, criminali montanari e il denaro sporco che ti cambia la vita (in peggio)

    Se lo script non racconta chissà quali novità (prima Raimi, poi McKay e , in coda, i Coen) e l'andamento narrativo è lento e quasi rarefatto (che comunque regge abbastanza bene la tensione per le quasi due ore di durata), Rosenthal (che dirige con rigore e grande professionalità) si concentra più sull'aspetto psicologico (ottimo Sam Rockwell) che sulle sparatorie, l'azione o il sangue (anche se le crudeltà non mancano: il dito indice mozzato sul tavolino, lo smembramento del cervo), sulla solitudine di un uomo e delle sue scelte infauste, circondato da un umanità alla deriva (come il paesino sperduto in culo ai lupi alla Deliverance), guardando più a certo cinema settantiano dei Penn e dei Frankenheimer che nemmeno alle tarantinate pulp modaiole.

    Quasi kinghiano nell'assunto, con sprazzi horror (il fantasma della ragazza uccisa che appare negli incubi di Rockwell) che si fanno tangibili nel finale dai sapori poeiani, con reminiscenze all'inizio di Open Grave (la fossa, il cadavere, la fatica, il sangue perso, l'ansimare, il cervo) o dalle chiaroscure luci macabre (il cadavere della ragazza recapitatogli nel letto, nascosto nel freezer)

    Prefinale di ottima tensione (che sfocia quasi nel western), tra dita tagliate e uomini nel mirino, sprazzi grotteschi inaspettati (la baby-sitter che si diletta, con l'amichetto poco raccomandabile, guardando filmetti porno bdsm in tv) e un incipit di grande emotività (a caccia, gli spari, la ragazza uccisa per sbaglio, l'occultamento del cadavere nel cantiere abbandonato)

    Nulla di eclatante, qualche volta si perde per strada, con quella leggera patina di convenzionalità che, a volte, fà capolino (i momenti con l'amico ubriacone e puttaniere, quelli con la moglie da riconquistare o con la figlia del suo amico fattore) ma ben diretto, che sembra uscito dagli anni '70 (l'assenza di smartphone, telefonini e PC lo colloca in una fase temporale tra gli anni 70 e 80), robusto e dal sapore classico, permeato da un pessimismo e da una cupezza di fondo.

    Avvolgente la plumbea fotografia di Eduard Grau e l'ossessivo score di Atli Örvarsson

    Assolutamente di culto la sequenza al dinner tra Sam Rockwell, la baby sitter e il propietario del locale e la squallida figura (con parrucchino) dell'avvocato disabile di Macy.

    Per chi cerca un cinema solido e un noir tipicamente americano nell'animo, tra i Coen e un racconto di Stephen King.
    Ultima modifica: 10/02/18 15:17 da Buiomega71