FALSI D'AUTORE-Perduti e ritrovati
Cinema austero quello di Cavalier, penetrante e intenso, ostico e raggelante
Con un occhio a Bresson, l'altro a Dreyer, il regista francese realizza uno dei "convent movie" più raggelanti e disturbanti mai girati
Profondamente anticlericale (nonostante racconti la vita di una santa realmente esistita, ma a Cavalier la santificazione interessa ben poco, mostrando Therese-o come lo recepita io-alla stregua di una folle esaltata visionaria. A questo proposito vedere la sua ostinanzione al perdono di un assassino di ragazzine condannato alla ghigliottina), quasi kubrickiano nello stile gelido (oserei definirlo il
Full metal Jacket dei nunmovie), con una narrazione che ricorda certe opere di Bruno Dumont a venire e una scenografie teatrale fatta di sfondi scarni e pochi oggetti in scena (von Trier lo terrà a mente per
Dogville)
Cavalier mostra, con disturbante e freddissimo iperrealismo, i dogmi e le quotidianità del convento di clausura, con le sue regole e le sue ritualità
E per un non credente come il sottoscritto, tutto assume la dimensione di un covo di pazze invasate, che ne aumenta il disagio e il clima sconcertante
I pesci sviscerati in cucina, un'aragosta che diventa una mostruosa creatura quasi "cronenberghiana", Therese che lava una vecchia suora che tanfa di morte, i malori di Therese con sboccate di sangue, Therese vestita come Giovanna D'arco, un sottotesto "feticistico" lesbico disgustoso (una sorella vuole un ricordo di Therese e le taglia un'unghia della mano), il taglio dei capelli, il padre di Therese che la dona a Cristo vestita da sposa, Therese che si appoggia sui piedacci lerci della suora morta e li bagna con le sue lacrime, Therese che accarezza la sorella in volto con il piede, il crocifisso pestato a piedi nudi, la vecchia suora imbastardita con la gruccia, Lucie che si lega al corpo croci chiodate per provare la divinità della sofferenza, la surreale fuga di suor Lucie, la grottesca pantomima del santo Natale, con tutte le monache che idolatrano la statua di legno del bambin Gesù, imitando i versi di neonato e versando champagne sulla testa della scultura (sequenza che prende i tratti di un balletto allucinato e non poco disturbante), la punizione di suor Lucie (rea di essersi addormentata alla predica) costretta a sdraiarsi , a pancia sotto, sul pavimento del refettorio, la folle negazione della madre superiora a curare Therese dalla TBC, rifiutando i consigli del medico, la stessa madre superiora che si fa fustigare da una sorella davanti ad un'altarino
Ma l'apice dell' "insostenibile" ( di cui ho accusato reali connati di vomito, altro che l'extreme dei filmetti di oggi) è quando suor Lucie (segretamente-ma non poi molto-innamorata di Therese) prende in mano la sputacchiera di Therese (colpita dalla TBC) e assaggia quella mistura ributtante fatta di catarro e sangue.
Cinema "estremo" (sia nella narrazione inflessibile, nella messa in scena e nella vita conventuale), dove Cavalier presta attenzione a ogni minimo particolare con una cura quasi maniacale (l'astuccio, le scritture, le vestizioni, i volti delle suore stesse, le ritualità cristologiche, l'amore di Therese per Gesù Cristo che sfiora la fanatica schizofrenia e le parla come se fosse un'amante, il rispetto rigoroso per le regole conventuali, il papa e le facce poco rassicuranti dei vescovi che lo contorniano, lo squallore del convento stesso con l'impostazione teatrale che ne aumenta lo straniamento e l'alienazione)
Immaginifica la fotografia di Philippe Rousselot (il film sembra girato l'altro ieri) che lavora su stilizzate tavole "colorate" come se fossero dei tableaux vivants e straordinaria la prova di tutto il cast femminile (il realismo con cui Cavalier tratteggia il tutto è davvero impressionante)
Di tutti i "convent movie" girati, quello di Cavalier è quello più intriso di dolore e sofferenza, senza , minimamente, accennare a escamotage pruriginosi o scadere nei triti clichè del sottogenere (ma basta l'amore feticistico di suor Lucie per Therese e l'assaggio del sangue catarroso infetto a cancellare le monache pervertite di tutto il nunsploitation)
Attenzione però, maneggiare con cura, c'è chi potrebbe trovarlo "micidiale"
Io ne sono rimasto rapito, e da non credente ho avuto parecchi sentori di "sgradevolezza"
All'epoca della sua uscita salutato da
Ciak come un capolavoro. Forse eccessivo l'aggettivo, ma è un opera che non lascia indifferenti e tocca picchi di assoluto "malessere", rimarcando ancor di più la mia posizione scetticistica verso la chiesa, le spose di Dio e le sue incomprensibili leggi.
Curioso come il film venne allegato ad un numero di
Famiglia Cristiana di qualche anno fa. Sospetto che manco sapevano che opera andavano a distribuire tra i fedelissimi, visto la sua forte carica anticlericale ben poco accomodante.
Altro che le grottesche irriverenze almodovariane