Discussioni su Senza via d'uscita - Film (1992)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/06/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 30/06/20 10:34
    Consigliere - 25998 interventi
    Tesissimo e angoscioso thriller fatto di ricatti, estorsioni e delitti su commisione per potersi "sdebitare", che resta tra le migliori uscite del discontinuo Michael Pressman, che quì dimostra di avere una certa sensibilità per l'aspetto psicologico dell'oscura vicenda. Un architetto con moglie e due figli (un Tim Matheson preso dentro in una morsa diabolica di cui sembra impossibile uscirne) viene prima ricattato da un poliziotto corrotto della buon costume per via di alcune tangenti che ha pagato il suo socio in affari per vincere un'appalto comunale, poi, dopo uno spiacevole incidente che causa la morte del poliziotto, entra in gioco il luciferino Doc (un Donald Sutherland dal ghigno mefistofelico) che renderà praticamente impossibile la già precaria vita dell'architetto, in una sorta di perfida intimidazione ricattatoria, che porterà il povero Matheson oltre i confini della legalità, mettendo in pericolo la sua vita e quella della sua famiglia. Pressman lascia poco spazio all'azione, per concentrarsi sull'aspetto psicologico della turpe faccenda, spalleggiato da un Donald Sutherland gigione, viscido, squallido e senza scrupoli, che sogghigna e si acciglia dentro i suoi completi da quattro soldi, portando alla rovina un'onesto cittadino solo per la bramosia di denaro. Una sottile vena omoerotica nel rapporto tra la vittima (sempre più stretta nella morsa del piano diabolico ordito da Sutherland) e il carnefice, che si risolverà in un tripudio di suspence e defribillazione  in un finale inaspettato che arriva fulmineo come una fucilata in una stanza d'albergo. Noir moderno che non lascia un'attimo di respiro, impreziosito dagli ottimi dialoghi e dalla performance degli attori, con sequenze magistrali (come l'intrusione notturna di Matheson nella casa del boss di mezza tacca , legato alla pornografia e ai night club, Alonzo o lo sgradevole scontro con lo sbirro corrotto sulla Mulholland drive pre lynchiana) e una continua oppressione che sembra non avere sbocchi per Matheson (e per lo spettatore), che gira per tutto il film con una faccia rassegnata da cane bastonato. Sembra di vedere una versione più realistica e psicologica di Cape fear, con "l'intruso" di Sutherland che si insinua subdolamente nella vita di un cittadino tranquillo, per sconvolgera e farlo precipitare in un gorgo infernale mandando a monte tutto ciò che le è più caro (famiglia, lavoro, affetti) non solo per intimidirlo, ma portandolo dritto sulla cattiva strada, finchè l'angariato architetto non decide di giocare sullo stesso terreno del suo infido ricattatore. Inusuale e notturna partita a scacchi con la morte, dove Pressman svincola la violenza per dare spazio ad un certo realismo che fa leva sul tormento psicologico. Confezione televisiva di gran classe e una certa cura nella sceneggiatura fanno di Senza via d'uscita un thriller classico senza sbavature, che cattura dal primo all'ultimo fotogramma. Da antologia i consigli delittuosi sull'omicidio perfetto esplicitati da Sutherland. Nella sequenza in cui Matheson, alla fine, brucia nel caminetto di casa alcune fotografie compromettenti, in una c'è lui che lo immortala insieme al regista Michael Pressman (in un curioso ritaglio cameo pseudohitchckockiano).
    Ultima modifica: 30/06/20 13:16 da Buiomega71