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Curiosità su Il processo di Verona - Film (1963)

CURIOSITÀ

2 post
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  • B. Legnani • 20/05/08 01:20
    Pianificazione e progetti - 15212 interventi
    Continuo quanto detto nel mio commento.
    Errato il tono stentoreo di Vecchini (un ottimo Tino Bianchi) nel leggere la sentenza (è notorio che in realtà quasi sussurrò). Edda, inoltre, non parlò mai per telefono col padre: gli scrisse delle lettere.
    Passi, invece, per alcune semplificazioni, come quella del palleggio delle domande di grazia, che in realtà fu molto più complesso.
    Di importanza zero, ma buffo, l’errore di sponda gardesana: le ragazze di Gargnano vengono fatte parlare in veneto anziché in bresciano...
    ***
    Due parole su Pisenti, ministro della Giustizia, dal cui breve ritratto del film emerge un personaggio non negativo. Acuto uomo di legge, non costituì a Brescia la Corte di Cassazione, ma la denominò come sezione staccata da Roma. Ciò permise, a Italia riunita, che le sentenze della Cassazione bresciana fossero ritenute valide.
  • Apoffaldin • 24/07/24 10:38
    Pulizia ai piani - 273 interventi
    SALTA LA PRIMA MA SOLO DI UN GIORNO

    La prima mondiale del film che avrebbe dovuto svolgersi al cinema San Marco di Venezia la sera del 1 marzo 1963 saltò in seguito a due istanze di sequestro presentate al pretore della città dagli avvocati di Italo Vianini (ex console generale della milizia fascista) e Edda Ciano (moglie di Galeazzo e figlia di Benito Mussolini).

    Il primo chiedeva lo stralcio di alcune scene del film, soprattutto quella in cui lui stesso respinge la domanda di grazia per i condannati a morte del processo. Il regista Carlo Lizzani e lo sceneggiatore Ugo Pirro obiettarono che la scena era stata scritta basandosi sul testo di un memoriale dello stesso Vianini.
    Edda Ciano, oltre a contestare il modo in cui venivano presentati nel film lei, Galeazzo Ciano e Benito Mussolini, accusava di falsità storica tre scene. Nella prima viene mostrata una manifestazione al grido di "a morte Ciano!" che non ci sarebbe mai stata perché gli occupanti nazisti non l'avrebbero permessa.
    La seconda presenta Farinacci che depone in aula mentre lo fece soltanto in fase istruttoria.
    La terza è quella che la vede entrare (interpretata da Silvana Mangano) nell'aula del processo e lei disse di non averlo mai fatto.
    Dino De Laurentiis si disse sorpreso dalla richiesta di sequestro avanzata da Edda Ciano anche perché lei aveva già avuto modo di vedere privatamente il film "senza avere niente da ridire".
    Gli avvocati del produttore provarono a chiedere il blocco del sequestro ma, essendo impossibilitati a far arrivare la pellicola in città in tempo per consentire al pretore una preventiva visione privata, rinunciarono.

    FONTI: B.R., Vietata a Venezia la proiezione del film "Il processo di Verona", in Corriere della sera, 2 marzo 1963, pag.9.
    Il ricorso di Edda Ciano contro il film di Lizzani. Ibidem.

    La prima fu rimandata soltanto di un giorno perché gli avvocati di De Laurentiis e del distributore contattarono subito il pretore di Mestre che gli assicurò che il sequestro era valido soltanto per Venezia e lui era favorevole alla proiezione del film. Perciò già la mattina del 2 marzo il film fu mostrato alla stampa al cinema Corso di Mestre e nel pomeriggio iniziò la sua normale programmazione per il pubblico.

    FONTE: I legali di Edda Ciano colti alla sprovvista, in Corriere della sera, 3 marzo 1963, pag.9.

    Il 6 aprile 1963 la richiesta di sequestro di Edda Ciano fu definitivamente respinta dal pretore capo Lignola per una questione procedurale e per "inattività della parte ricorrente".
    FONTE: Respinta la richiesta Edda Ciano per il sequestro del "Processo di Verona", in La stampa, 7 aprile 1963, pag.11.

    Quest'ultima fonte è consultabile qui.