Con la rivelazione del boss della Magliana Giuseppe Abbatino che indica il Vaticano tra il certo corresponsabile di quanto accaduto a Emanuela Orlandi e le dichiarazioni di Sabrina Minardi, l'ex compagna (al tempo) dell'altro boss romano Enrico De Pedis, ce n'è abbastanza per riesumare ancora una volta il caso di Emanuela Orlandi, che lo Stato italiano aveva da poco archiviato. E così Roberto Faenza - autore del copione insieme a Giuseppe Murgia e Raffaella Notariale (la giornalista che andò a intervistare la Minardi dopo una telefonata a "Chi l'ha visto"? e che qui è interpretata dalla Lodovini) - riprende in mano il caso e pone l'attenzione...Leggi tutto sulla pista che conduce proprio alla Banda della Magliana come esecutrice materiale del sequestro.
Dopo una breve prima parte in cui si ricostruiscono in velocità le fasi salienti dei giorni immediatamente susseguenti al sequestro, avvenuto il 22 giugno 1983, si fa un balzo avanti di trent'anni per ritrovarsi a Londra, dove il caporedattore d'una rivista (Shapiro), leggendo le notizie che arrivano dall'Italia su "Mafia Capitale", decide di spedire a Roma una sua inviata (Sansa) per rispolverare nel contempo la questione Orlandi. Siamo a metà tra la fiction e il documentario perché, attraverso una storia piuttosto confusa che si fatica a seguire piacevolmente, si inserisce una tale mole di informazioni (dandone anche per scontate alcune in realtà tutte da verificare) da far quasi svanire la figura della Orlandi per lasciare spazio al racconto della Minardi (Scarano), la quale rivive in flashback i giorni trascorsi con il suo "Renatino" De Pedis (Scamarcio), l'elegante boss che chi ha visto ROMANZO CRIMINALE ricorda come "Il Dandi". La giornalista Rai (Lodovini) chiamata a intervistarla per avere succulente novità sul caso Orlandi si ritrova soprattutto ad ascoltare la storia della donna, e noi con lei. Il rapporto controverso, la cocaina, i fiumi di denaro, la vicinanza con Calvi e Marcinkus... Un mondo che d'improvviso si riaffaccia portandoci a capire quanto di marcio si nascondesse dietro a scambi di favori e di denaro ad altissimi livelli.
Tuttavia, forse anche per la necessità di snocciolare fin troppe informazioni, il racconto resta spesso freddo, scarsamente coinvolgente. La Sansa sembra quasi robotica nella recitazione, terribile nei passaggi in inglese (sottotitolati) con il suo capo a Londra che Shel Shapiro davvero rischia di far precipitare nel ridicolo con una performance mal inserita nel contesto (come il suo personaggio, d'altronde). Al solito, in un caso tanto intricato il rischio è di perdersi dietro all'accumularsi delle diverse ipotesi; l'inserimento dei personaggi legati al Vaticano,di conseguenza, dà un po' il colpo di grazia per condurci a un finale che - com'è naturale - non può chiudere nulla, suggellato dall'immancabile presenza del vero Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che in ogni ricostruzione non può giustamente mancare di dire la sua, avendo seguito la vicenda più di chiunque altro fin dall'inizio.
Se così la Lodovini si limita al ruolo piuttosto anonimo dell'intervistatrice della Minardi, l'altro divo, Scamarcio, dà vita a un De Pedis poco ciarliero e fiacco, a conferma di un risultato che nell'insieme si fa presto pesante e dispersivo. Resiste il fascino dell'intrigo inesplicabile, ma nel complesso si abbandonano con faciloneria tutte le piste esterne al ricatto della mafia al Vaticano condotto attraverso l'uso di De Pedis, da sempre legato agli affari della Chiesa. La Scarano è una Minardi splendida (da giovane) ma il ricorso a materiale d'archivio minimo, e l'autenticità della ricostruzione ne risente. Un'operazione analoga a quella che Martinelli fece con PIAZZA DELLE CINQUE LUNE, che però risulta più vivo e accurato. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Faenza vorrebbe contribuire alla ricerca della verità sul caso di Emanuela Orlandi, ma costruisce un film non ineccepibile sul piano del rigore documentaristico, puntando su personaggi e ipotesi che al momento risultano bocciati dalla magistratura. Si tende al già visto, con poco coraggio nell'esplorare nuove piste e il risultato è un quadro vago e confuso della vicenda. Bene la Scarano nelle vesti di Sabrina Minardi giovane e anziana, un po' meno la Lodovini, non a suo agio nel ruolo serio e drammatico della giornalista d'inchiesta.
Visione piacevole. E' verissimo che in pratica è una mera ricostruzione di tutto quello che si sapeva (anche se nel finale viene offerta quantomeno un qualcosa di cui non ero a conoscenza) ma non si capiscono le critiche di chi voleva scoprire in un film chissà cosa. Davvero ottima la Scarano nel doppio ruolo; chi stona di più è la Sansa, che non sempre è convincente; anche le poche scene che non funzionano sono ridotte al minimo.
Roberto Faenza porta al cinema la storia di Emanuela Orlandi ma nel film vi è sinceramente troppa carne al fuoco che (se non si conosce bene la vicenda) tende spesso a dirottare la trama in una confusione poco gestibile. Le prove degli attori sono ai limiti della sufficienza e onestamente ci si aspettava qualcosa di più. Qualche interessante immagine di repertorio non basta a salvare la pellicola. Occasione buttata al vento.
Faenza segue l'inchiesta - più che altro dal punto di vista giornalistico - della scomparsa di Emanuela Orlandi, pertanto segue le varie piste che si sono susseguite negli anni. Non convince tuttavia la macchinosità delle sceneggiatura, che accumula nomi e fatti in modo piuttosto confusionario passando dal passato al presente e di certo non aiuta il ruolo ripetuto della giornalista (una Sansa, l'altra Lodovini). Scamarcio convince e anche la Scarano (che interpreta la Minardi sia giovane che vecchia). Dispersivo, probabilmente troppo.
Film sulla vicenda (ancora molto oscura) legata alla scomparsa di Emanuela Orlandi, è ben costruito da Roberto Faenza, che torna al cinema a due anni da Anita B.. Il cast è valido, con Maya Sansa e la Lodovini una spanna sopra gli altri. Non male anche Gifuni in un piccolo ruolo. Merita una visione, ma sicuramente risulterà maggiormente godibile per chi ha una preparazione sul caso di cui si parla (il rischio è di perdersi nel labirinto). Consigliato.
Uno dei grandi misteri della storia recente italiana in un film di Faenza encomiabile nelle intenzioni ma piuttosto irrisolto nella realizzazione. La mole di avvenimenti e documenti conosciuti viene presentato senza alcun filtro o rilettura critica, rendendo difficoltosa la fruizione allo spettatore che non sia più che ferrato sui fatti narrati. Gli attori forniscono una prova dignitosa ma appaiono spesso essi a volte spaesati. Buona la ricostruzione ambientale.
Terribile resoconto anticinematografico che vuole suggerire ogni possibile teoria sulla scomparsa della giovane Orlandi senza dare corpo ai personaggi (si salva giusto la Scarano) e rifugiandosi in una galleria di protagonisti da film tv, dal direttore giornalistico inglese ai prelati maneggioni. Non diamo la monopalla per rispetto delle professionalità messe in campo ma è veramente il classico film verità da quattro soldi, appesantito da una narrazione cronachistica e confusa.
Se si è appassionati di misteri italiani e se non si pretendono da un film chissà quali rivelazioni, la visione di questa pellicola è senz'altro utile e interessante. Faenza impone alla narrazione un ritmo serrato (forse persino troppo, vista la mole di eventi e personaggi), ma riesce a ben coniugare il coraggio e il rigore dell'inchiesta con una tensione degna di un vero e proprio thriller. Buona anche la ricostruzione ambientale, mentre in un cast che fa complessivamente il suo discreto dovere l'encomio solenne se lo merita la Scarano.
Costruzione pasticciatissima: la Scarano viene intervistata da una giornalista (Lodovini) che viene intervistata da un'altra giornalista (Sansa) che poi dà dei report quotidiani al suo caporedattore (Shapiro). Flashback uno dentro l'altro che, uniti a divagazioni, suggestioni, parentesi, immagini d'archivio e un inutile bilinguismo, affossano la narrazione e mettono spesso in secondo piano quella che dovrebbe essere la trama principale. Siamo dalle parti di una docufiction e probabilmente il film avrebbe fuzionato molto meglio come documentario.
Mischione tremendo che ha l'unico merito di mettere in luce la brava Greta Scarano (che ha pure il coraggio di mostrarsi più in età e imbruttita!); il resto mescola brandelli di Romanzo Criminale (stavolta però il Dandi-Scamarcio è sempre solo in scena), docufiction a buon mercato e una serie di teorie sulla scomparsa di Emanuela Orlandi che confondono chi non ha seguito la storia nei dettagli, con l'aggiunta degli immancabili segreti inconfessabili del Vaticano. Attori nella sufficienza ma è il plot che fa acqua. Presenza scult di Pietro Orlandi.
Film mediocre sul caso della sparizione di Emanuela Orlandi. Passa in rassegna tutti i vari depistaggi e le menzogne che purtroppo hanno rallentato e sviato le indagini sul misterioso caso, tuttora irrisolto. Si segnala in positivo solamente la buona prova della Scarano nella parte della "delirante" Sabrina Minardi, per il resto è meglio sorvolare.
Ricostruzione abbastanza accurata di uno delle pagine italiane (e non) più oscure degli ultimi 40 anni e oltre, per ragioni filmiche deve condensare il materiale in 100 minuti rischiando di confondere le idee. Ottimi Scamarcio e la Scarano. La scena del nastro con la presunta voce della Orlandi fa gelare il sangue, sentendola. Pur non essendo del tutto riuscito ha comunque il merito di mantenere vivo il ricordo della povera Emanuela e fa impressione se lo si vede nel giorno e nell'orario della scomparsa della ragazzina.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare la registrazione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Gabrius79 ebbe a commentare: vi è sinceramente troppa carne al fuoco che (se non si conosce bene la vicenda) tende spesso a dirottare la trama in una confusione poco gestibile
è perché tanta e ingestibile la carne al fuoco effettiva: non ho visto il film e non posso difenderlo né abbatterlo ulteriormente, ma nei lustri ho letto tutto quel che ho potuto in merito, incluso il libro-specchio del film (non entusiasmante stilisticamente, ma molto interessante sul fronte contenutistico), e ti assicuro che le piste legate al caso stanno grossomodo dalle parti dell'innumerevole e, quel che è più incredibile, è che sono potenzialmente tutte plausibili. forse per delineare meglio un aggrovigliatissimo ghiomo che fa scoppiare la testa anche sulla carta (sono pur sempre 35 anni di ipotesi congetture indizi e depistaggi) e che prende dentro di tutto e di più (servizi segreti di ogni nazione, attentato al papa, sismi, stasi, kgb, banda della magliana, banco ambrosiano-ior-marcinkus-calvi&sindona e la lista non si ferma qui) sarebbe stata cosa buona e giusta prenderla più larga e farne almeno una miniserie di 4 puntate. ma complessivamente la vicenda sarebbe risultata comunque vaga, confusa e macchinosa (uso le parole usate da nancy e sircharles) perché tutto quel che è emerso nelle indagini lo è, ed è stato fatto a quanto pare l'onnipossibile per farlo risultare tale. non credo fuoriuscirà mai una voce definitiva in merito.
CuriositàSamuel1979 • 2/11/17 17:49 Capo call center Davinotti - 3881 interventi
Il disco che De Pedis (Scamarcio) riceve da Sabrina Minardi (Scarano) è il 45 giri "Solo Noi" di Toto Cutugno del 1980 (nel film si inquadra il retrocopertina, con "Liberi"):
CuriositàSamuel1979 • 5/11/17 19:09 Capo call center Davinotti - 3881 interventi
Nei panni di se stesso c'è Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, qui intervistato sugli ultimi sviluppi del caso Orlandi:
Capannelle ebbe a dire: Ma è un film o un simil-documentario intriso di tutte le piste possibili e immaginabili? Sono al 45' ma non vedo l'ora finisca.
Finito. Voto bonario.film film semplice film che non aggiunge niente di nuovo...alla triste vicenda
CuriositàSamuel1979 • 21/07/18 10:37 Capo call center Davinotti - 3881 interventi
In una sequenza durante il racconto di Sabrina Mainardi sulla sua relazione con Bruno Giordano, si fa riferimento alla partita di Serie A Napoli-Brescia terminata 2 a 1. Era la sedicesima giornata del campionato 1986/1987 e la partita venne disputata domenica 18 gennaio 1987. E' la stessa partita che si vede anche in Quel ragazzo della curva B. Qui Bruno Giordano trasforma il penalty proprio perché Maradona era uscito dal campo pochi minuti prima:
Onestamente ne dubito!succederebbe l'apocalisse se fossero veramente le ossa di quelle due povere ragazze(aggiungo anche la Gregori)!va da sè che è un segreto di Pulcinella a mio parere