Discussioni su Light of my life - Film (2019)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/11/19 DAL BENEMERITO XAMINI
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  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71
  • Non male, dopotutto:
    Xamini, Bubobubo, Enzus79
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Hiphop, Daniela

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 4/11/23 10:12
    Consigliere - 25937 interventi
    Immerso in un'atmosfera cupa, umida, piovosa, desolata , crepuscolare e quasi tarkovskijana , un post apocalittico intimista, a tratti intenso e toccante, diretto con sensibilità e emotività da un sempre più ficcante Casey Affleck.

    Cinema di grandi spazi (l'immensità dei boschi, le strade e le montagne coperte di neve, gli scorci rurali di case abbandonate) che riflette barlumi di speranza in un mondo dove un virus sconosciuto ha fatto strage della popolazione femminile.

    Affleck si prende i suoi tempi (la favola della volpe e dell'arca di Noè, che apre il film, raccontata da Affleck alla figlia, dura quasi 5 minuti a ripresa fissa sotto una tenda), dilata la narrazione, crea momenti di apparente serenità (la casa sperduta nel bel mezzo di una fosca foresta, rifugio che sembra donare una protezione dai pericoli del mondo esterno, topico luogo del pandemic movie come in Carriers o E venne il giorno o la villetta tra le nevi abitata da tre uomini religiosi), spezzata da improvvisi scoppi di violenza (la furibonda e brutale lotta corpo a corpo tra Affleck e gli uomini predatori a suon di martellate e fucilate, di impressionante iperrealismo oltretutto, e da strascichi che hanno segnato il paventare della "fine del mondo senza donne" (i cadaveri mummificati di madre e figlia, abbraciati l'una all'altra, ritrovati nello scantinato, i titoli dei giornali impolverati "romeriani" che annunciano, a caratteri cubitali, lo sterminio del genere femminile) a attimi di commozione (i flashback con la moglie morente che ha contratto il virus).

    In parte debitore a The road e ai Figli degli uomini , dove il contorno sci-fi (le bambine create in laboratorio secondo alcune voci in città) fa da collante per una ballata mesta, uggiosa e coinvolgente che, nonostante la "lentezza" del racconto, riesce a tenere salda l'attenzione, con momenti notevoli (la fuga dalla casetta dopo l'irruzione di loschi figuri, Affleck che tenta, goffamente, di spiegare alla figlia come nascono i bambini e le mutazioni del corpo femminile durante la crescita, il passaggio in macchina, la seconda irruzione predatoria che si muta in una disperata lotta per la sopravvivenza, la pallottola estratta dalla carne) che a volte assume i tratti di un western on the road sotto il segno dell'apocalisse.

    Magari un finale più pessimista avrebbe giovato, ma per Affleck (forse per sdebitarsi dalle accuse di violenza sessuale che lo hanno portato in tribunale) sembra che il futuro sia davvero donna.

    Bravissima la giovane Anna Pniowsky, ottima spalla per un Affleck intensissimo (che assomiglia sempre più a Jovanotti, o il contrario) e grande affiatamento attoriale tra i due, che sembrano davvero padre e figlia.

    Straordinaria, infine, la suggestiva fotografia di Adam Arkapaw.
    Ultima modifica: 4/11/23 14:13 da Buiomega71