Gestarsh99 • 16/11/11 16:56
Vice capo scrivano - 21546 interventi Quando in Italia si parla di "poliziottesco", riferendosi a tutti quei film girati tra il 1972 e il 1980 con protagonisti esponenti delle forze dell'ordine, lo si fa utilizzando un termine che la schieratissima critica dell'epoca coniò con evidenti finalità caricaturali e sminuitive, in primis per sottolinearne la secondarietà dinanzi ai celeberrimi modelli ispiratori statunitensi (i cosiddetti "polizieschi veri e propri", sempre secondo i suddetti illuminati).
Questa tipologia italica di pellicole nacque perciò sull'onda di un successo internazionale, quello di due yankee-movies seminali come
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo e
Il braccio violento della legge, polizieschi, entrambi datati 1971, in cui la figura del singolo agente assunse un'importanza mai avuta in precedenza, se si escludono naturalmente i prodromi subodorati nel '68 nell'efficace
Bullitt di
Peter Yates.
In Italia però si andò anche oltre e la centralità del ruolo del poliziotto venne ad acuirsi ulteriormente: il personaggio principale non era più il corpo di polizia nella sua interezza bensì un suo specifico appartenente, dotato in questo caso di una determinazione e di una carica aggressiva che gli consentivano di valicare spavaldamente i leciti confini dell'ortodossia.
Nel nostro paese
Umberto Lenzi si impose sin da subito come il regista che più seppe cogliere nel vivo ed esaltare le peculiarità basilari e distintive del genere rispetto agli originali d'oltreoceano, svuotandolo dal surplus ideologico e dalle escrescenze politichesi che avevano impregnato i precedenti prodotti dei vari
Steno, Guerrieri e Martino. E lo fece in una maniera ancor più radicale di quanto espresso da
Marino Girolami nel "concittadino"
Roma violenta (1975), sommario action che in filigrana continuava pur sempre a presentare rimasugli e agganci al fervore politico del periodo (lo squadrismo para-poliziesco degli "onesti cittadini", la giustizia privata dell'uomo qualunque winneriano).
Veniamo adesso all'oggetto in questione.
Il film si apre con la soggettiva di un'auto che percorre le strade di Roma, chi è all'interno si volta con lo sguardo ora a destra ora a manca, seguendo un preciso itinerario a tappe forzate di tutte le sedi bancarie cittadine; in sottofondo, sempre più prepotentemente, si fanno largo le musiche ficcanti di
Franco Micalizzi, colui che ha dato un suono ai film di
Lenzi. L'avvio è solo un assaggio della reale presenza criminale nella città, nel vivo ci entriamo coll'irrompere in scena di
Maurizio Merli, l'inimitabile icona del police italiano, a bordo della sua fiammante Alfetta blu notte: sarà lui ad ingaggiare un feroce duello in più riprese con il Gobbo, rozzo delinquente magnificamente interpretato dal grande
Tomas Milian (figura esemplare frutto dei fervidi ricordi d'infanzia dello stesso regista)
qui sotto i due rocciosi protagonisti
Diversamente dal suo solito,
Lenzi non si limita a condurre il film su di un binario lineare ma si esercita, con accorta visione d'insieme, in una serie di diramazioni e sottotrame utili a descrivere i vari volti della criminalità capitolina, passando dalla tossicodipendente sfruttata dal pappone ai baby-scippatori cresciuti nella miseria, dai pariolini annoiati che s'improvvisano stupratori (chiaramente ispirati dai sanguinosi eventi coevi del Circeo) alla delinquenza organizzata invischiata nei traffici internazionali.
In questa pellicola poi troviamo un parterre di volti noti del genere che mai ritroveremo così riuniti altrove; a spiccare sono soprattutto le fattezze aspre e minacciose di caratteristi come
Ivan Rassimov, Luciano Pigozzi, Luciano Catenacci, Biagio Pelligra, anche se i due fulcri indiscussi restano senza dubbio
Merli e
Milian. Tra i due non correva buon sangue:
Merli era uno totalmente calato nel suo personaggio di ufficiale non gentiluomo, tanto da girare sempre armato anche al di fuori del set;
Milian al contrario era un libertario a cui non andavano giù tutti quelli che si prendevano troppo sul serio. Erano la coppia perfetta pronta ad esplodere!
Merli nel personaggio del commissario Leonardo Tanzi, forse anche grazie alla presenza di un antagonista di spessore come
Milian, si impegna nell'exploit più convincente e riuscito di tutta la sua carriera; dal canto suo il grande Tomas crea con pochissimo un eccezionale villain brutto, sporco e cattivo che difficilmente ritroveremo successivamente nel nostro cinema.
Per ciò che concerne la resa visiva del film, numerosissimi sono i passaggi indimenticabili, si pensi ad esempio al primo incontro al mattatoio tra i due rivali, al sommario interrogatorio in centrale, al tentato omicidio in discarica della compagna di Tanzi, all'affilatissimo inseguimento sui tetti, all'ingoio coatto del proiettile ("coatto", è proprio il caso di dirlo, in entrambi i sensi...)
Poco altro si può aggiungere in conclusione su
Roma a mano armata: personaggi granitici, sequenze infallibili, scenari tratteggiati alla perfezione, spietati inseguimenti, in poche parole l'incarnazione più compiuta, sintetica e verace del "POLIZIESCO ALL'ITALIANA".
M.lupetti, Tersilli
Furetto60, Bullseye2
Herrkinski, John trent, Daidae, Fauno, Vito, Lupus73
Stubby, Undying, Spectra, Il Gobbo, Rickblaine, Enzus79, Disorder, Nicola81, Motorship, Viccrowley, Maik271, 124c, Graf, Siska80, Androv, Nick franc
Blutarsky, Lercio, Lovejoy, Bruce, Renato, Giuliam, Nando, Gestarsh99, Il Dandi, Vstringer, Luchi78, Giùan, Rogerone, Jdelarge, Didda23, Special, Alex75, Victorvega, Pessoa, Keyser3
Capannelle, Harrys, Fabbiu, Trivex, Xamini, Homesick, Cotola, Fedemelis, Rambo90, Ultimo, Rufus68, Faggi, Berto88fi, Markus
B. Legnani, Jandileida, Gugly, Myvincent, Tonios, Magi94, Paulaster, Marcel M.J. Davinotti jr.
Markvale, Daniela