Discussioni su Foxtrot - Film (1976)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/06/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 29/06/20 10:32
    Consigliere - 1 interventi
    Il cinema fiammeggiante, passionale e impietoso di Ripstein prende l'intelaiatura de L'angelo sterminatore, e getta i suoi personaggi in un paradiso infernale dove le pulsioni di prevaricazione montano piano piano, fino al finale nichilista, nella piccola guerra personale per la sopravvivenza, dove non verrà risparmiato niente e nessuno. In Europa scoppia la guerra, e il ricco aristocratico Liviu (O'Toole) si rifugia su un isola deserta nel mar dei caraibi, con la seconda moglie Julia (Rampling), il fido servo Eusebio (Luke) e l'amico di ventura Larsen (von Sydow). Tutto è bello e esoticheggiante finchè dura, tra sollazzi, ozi e vizi, finchè la nave della provviste scompare in mare senza dare più notizie, la tensione sale tra i quattro, l'unica donna ambita diventa preda papabile per la sete maschile e gli screzi si mutano in una feroce piccola guerra per il predominio, fino alle tragiche conseguenze di un destino tanto crudele quanto spietato. Ripstein si riconferma autore originale e viscerale, che fa prezioso l'insegnamento bunueliano, mostrando la decadenza della borghesia annoiata e frivola, immersa nelle bellezze naturali di un isola che da paradiso sulla terra si trasforma in una trappola mortale. Un ipnotico fascino "malato" avvolge già dai primi minuti , e Ripstein intinge la narrazione in un'atmosfera surreale e decadente (non mancano, almeno all'inizio, alcuni dialoghi intelletualoidi), poi si vira sempre più nel declino, dove una festicciola per ricchi debosciati stà per trasformarsi in un orgia, la crudeltà fine a sè stessa con il "gioco" dello sterminio della fauna sull'isola (impietosamente , Ripstein, mostra il massacro di gabbiani, uccelli e foche, tiri al bersaglio per la noia assassina dei comensali danarosi), per poi virare in territori horror, con lo yatch fantasma che ritorna, senza l'equipaggio (misteriosamente scomparso), abitato solo da enormi ratti che portano la peste (in riferimento al Nosferatu), dato, poi, alle fiamme. E il malumore, la paura di morire di fame (Finiremmo per mangiarci tra di noi , dice ad un certo punto il Larsen di von Sydow), la voglia di possedere l'unica femmina rimasta (la Rampling) scatena la violenza in nome della legge del più forte, e il jeux de massacre ha inizio, tra alleanze, bugie, suicidi e fucilate a bruciapelo. Ripstein disprezza i suoi personaggi traviati e capricciosi, un'aristocrazia immorale e supeficiale, mossa solo da bassi istinti, riservandole  un destino nefasto, tra allucinazioni e solitudine, al ritmo del Foxtrot. L'apparizione del fantasma femminile di Marianna (che si palesa, minacciosa, anche nei filmini dei ricordi, insieme alle comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy), la Rampling che si incammina verso la spiaggia con le fattezze di uno spettro etereo come se fosse una vampira di Jean Rollin, gli interni liberty cremisi argentiani/fuestiani della tenda trasformata in abitazione (da confrontare con la Xanadu franchiana di La contessa perversa), le maliarde vogliose e le ragazzine "pudiche" della combriccola degli ospiti, la malinconia e la consapevolezza di essere soltanto una "preda" di una Rampling al massimo dello splendore. Anche un semplice scherzo giocoso (il passaggio del cappello per sfottere O'Toole) si trasforma in stizzo e cattiveria, preludio alla tragedia che sfocerà di lì a poco, dove Ripstein passa dalla borghesia annoiata e fancazzista al "survivor movie". Spregevole il ruolo di von Sydow e O'Toole che è il fantasma di sè stesso. Cinema di pancia quello di Ripstein, autore tra i più ficcanti del "nuovo " cinema messicano degli anni 70, che da noi, vergognosamente, è rimasto in ombra (pochissimo della sua produzione è stato importato, se non il bellissimo e ferocissimo Profundo carmesi), e che meriterebbe una doverosa riscoperta e già nella schiera dei miei registi di culto. Foxtrot è un viaggio allucinato e distruttivo , tra pulsioni che covano sottopelle, ostilità, tensioni erotiche (la viscida sequenza del sigaro fatto passare da von Sydow tra le cosce della Rampling, la stessa Rampling che prende in bocca il sigaro con chiare allusioni sessual/orali), malanimo, sgradevolezze, ossessioni e bassezze umane. Un pò come se Nove ospiti per un delitto fosse stato diretto da Luis Bunuel. Il cinema di Ripstein graffia e lascia il segno, da non mancare per chi ama certe pellicole eccentriche e assolutamente non convenzionali. Il film fu acquistato (per l'Europa e gli Stati Uniti) dalla New World di Roger Corman, che nella versione americana (con il titolo di The other side of paradise), lo ha rimpolpato con scene di sesso (soft) insertate.  
    Ultima modifica: 29/06/20 17:57 da Buiomega71