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Curiosità su Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano - Film (1972)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/01/10 DAL BENEMERITO B. LEGNANI
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  • Non male, dopotutto:
    Undying
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Pessoa, Ronax
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    B. Legnani, Panza, Homesick

CURIOSITÀ

2 post
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  • Undying • 26/10/09 13:14
    Comunicazione esterna - 7565 interventi
    I critici francesi, notoriamente ben disposti verso le pellicole italiane, spesso anche le più insospettabili, non gradirono per nulla questo decamerotico.
    Ecco un esempio di critica avversa e non nostrana:

    "Sceneggiatura di una povertà affliggente, momenti di erotismo trattati con volgarità, negligenza del montaggio, bruttezza del colore, mancanza di direzione degli attori."

    R. Lefèvre, su Saison '74, 1974
  • Undying • 1/01/10 19:14
    Comunicazione esterna - 7565 interventi
    Attorno al film

    Le musiche sono state curate dal celebre Roberto Pregadio, pure co-autore del motivetto "Masuccio" cantato sui titoli di testa da Giulia e i cantori moderni di Alessandro Alessandroni.
    Anche Gianni Musy (nel film interpreta frate Partenope) ha collaborato alla stesura del testo contenuto in "Masuccio", e lo ricordiamo perché, in un altro decamerotico (Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, Adalberto Albertini, 1972) intonava curiosi stornelli sulle note musicali composte da Stelvio Cipriani.

    Questa volta, alla base del film, sta il Novellino, ossia ben cinquanta storielle scritte da Tommaso Guardati, appunto noto con lo pseudonimo di Masuccio Salernitano (1410-1475) e vissuto tra Sorrento e Salerno.
    L'opera di Guardati figura particolarmente accanita nei confronti degli ecclesiastici (probabile motivo della stroncatura critica più sopra riportata e di quella targata Segnalazioni Cinematografiche) e delle donne.

    Autori della sceneggiatura, redatta assieme al regista Amadio, figurano esser stati tale Francesco Di Dio (altro cognome à la nomen omen) e Francesco Villa, attivi per lo stesso regista in precedenza per Il sorriso della jena (1972) e successivamente per La studentessa (1976).