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Discussioni su Un brutto sogno - Film (1989)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/12/13 DAL BENEMERITO TOMASTICH
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione ( vale mezzo pallino)
  • Davvero notevole!:
    Tomastich
  • Quello che si dice un buon film:
    Herrkinski
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

2 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 30/05/14 10:40
    Consigliere - 27140 interventi
    Cocente delusione questo Celia (di rara debbenaggine il titolo italiano), che credevo avesse reminiscenze e echi "infantili" di un Riflessi sulla Pelle o di un Chi è L'Altro?

    Nulla di ciò, ahimè

    A meta strada tra La Guerra Dei Bottoni e Lo Spirito dell'Alveare (che rimane debolmente confinato all'immaginazione fiabesca/horror della piccola Celia), ha più attinenze con il primo titolo, visto che il film ruota praticamente tutt'intorno alle "guerre" che le due fazioni di ragazzini si fanno, alla cava, nei boschi, tra agguati, piccole vendette e continui tafferugli

    Poi ci si mette di mezzo il tema politico sui comunisti visti come "gente da evitare perchè cattiva", cinegiornali che mostrano i disastri e la pericolosità dei conigli (e le fobie che ne conseguono), spezzoni di non meglio identificati film noir, e la solita solfa dell'accettazione e dell'uguaglianza al di là delle pendenze politiche

    Quasi (gran parte) del film gravita attorno alle bande di ragazzini che se le suonano e si tirano i sassi (fazioni capitanate da Celia, appunto, e dalla perfida cuginetta Stephanie), per poi disquisire di anarchia e comunismo, nonne marxiste, e la costante rottura di Celia per il suo coniglietto Morgatroid (sì, si chiama proprio così), che non regala nessuna empatia, visto che Celia ama sì il suo coniglietto, ma diventa crudele con un tenero cucciolo di cane, e questo rompe ogni possibile fattore di sensibilità e di commozione per la ragazzina)

    Va dato atto che Ann Turner è bravissima e molto abile a dirigere il cast di piccoli (e bravissimi) attori, ma il suo stile si ferma ai limiti di un ritmo televisivo e quasi soporifero, peggiorato dal fatto che par di vedere I Goonies (un pò più cattivelli),nonostante una certa cura per i minimi dettagli

    Nell'immaginazione di Celia ci sono gli Hobyhats, viscidi mostri squamosi (e un pò ridicoli) che sembrano parenti (alla lontana) della sibillina stirpe di The Descent, che poggiano la loro mano artigliata sulla finestra della cameretta di Celia (coì come le compare la nonna morta, stile il ragazzino vampiro di Salem's Lot), che se li immagina (dal racconto fiabesco della maestra a scuola) che si portano via un vecchiaccio (che vive in una spelonca nei boschi, identica a quella della Casa), di notte, sequenza per'altro, che da uno stridente effetto comico

    E tra omaggi al Farenheit 451 (il papà di Celia brucia i libri "comunisti" della nonna), patti di sangue, maschere dal teatro kabuki, a certe derive kinghiane sull'infanzia, e ai "bambini che uccidono", il film scorre lento, senza nerbo, rivelandosi l'ennesima metafora, ben poco originale, sulla perdita dell'innocenza

    Verso la fine qualcosa però succede, si avvertono echi dell'"infanzia dannata" alla Compleanno In Casa Farrow, con Celia che, dopo essersi pittata la faccia col rossetto di mamma stile segni di guerra indiani (sequenza, per altro, presa da quella analoga di Zucchero al Veleno), imbraccia il fucile e si avventa sull'odioso zio John (che crede essere un Hobyhats), per poi essere protetta da mamma (soprattutto) e papà, e finendo con un "bambinesco" processo farsa che finisce con una finta impiccagione ai danni della sua amichetta (complice dell'eliminazione dello zio/mostro) (che più per atmosfera rurale e assolata, nella cava, può ricordare i bambini assassini di Serrador)

    Non male la sequenza dei ragazzini intorno al falò, di notte, intenti in un rito voodoo fatto di bambole e strane formule da rito pagano

    Ma la sensazione di qualcosa di incompiuto è sempre dietro l'angolo (pareva che la Turner non sapesse bene che strada narrativa prendere, alla fine), e purtroppo si passa più tempo a seguire i "giochi d'infanzia" dei ragazzini (che alla lunga diventano noiosi e stucchevoli) che non ad approfondire il lato "fantastico" e "onirico"

    Buona la confezione e tutto il cast artistico, anche se invadenti le musiche di Chris Neal

    Poteva venirne fuori un piccolo gioiello (visti i temi), invece molti dubbi e ben pochi entusiami...
    Ultima modifica: 30/05/14 14:40 da Buiomega71
  • Buiomega71 • 30/05/14 10:43
    Consigliere - 27140 interventi
    Ann Turner dirige Susan Sarandon sul set de Le Verità Negate

    http://www.theage.com.au/ffximage/2006/10/12/sarandan_wideweb__470x325,0.jpg