Bubobubo • 28/01/19 16:44
Addetto riparazione hardware - 273 interventi Schramm ebbe a dire:
Bubobubo ebbe a dire:
Schramm ebbe a dire:
ciao pi greco alla terza cioé al bubo,
prepara la mazza chiodata ma devo confessarlo: con la grecia ho un rapporto che pencola tra il conflittuale e l'irrisolto. che si tratti di scellerati del calibro di mastorakis o di chi prende e tuona te-lo-do-io-haneke (avranas) passando per il sempre più acclamato e sdoganato lanthimos, la grecia non mi ha ancora mandato al tappeto. (quest'ultimo ce l'avrebbe forse fatta se nella caccia al cervo avesse rinunciato alla cartuccera di bunuel e annessi flirt metafisici conseguenti).
non conosco questa pellicola, ma aggraverò la mia posizione confidandoti che il film che ti ricorda mi fece sentire, all'epoca, un atlante cui viene meno ogni forza e scalcia via la sfera terrestre rinunciando al proprio mito.
non di meno vedrò di farci i conti. non sarà subito, sia per avversità contingenziali che per personali scale prioritarie... intanto attendo con curiosità il critico bubolare.
No, ma che mazza chiodata! Anzi, a questo punto sono ancora più curioso. Aspetto nuove ;)
eccomi fresco di bugiardino. se qualcosa ho carpito-decriptato, dovrebbe trattarsi di una rimessa in essere e in avere dei meccanismi della tragedia attica come del teatro tutto alla luce però di una soverchiante vittoria dello spettatore, che per proprietà transitiva diventa vero motore della rappresentazione (il pubblico come coro; la critica come coro: una vecchissima polemica), rovesciando anche i principi di straniamento brechtiano. si direbbe molto interessante, tanto più considerando la scaturigine geografica della riflessione (anche se a voler giocar di puntiglio il teatro ha origini pre-greche). temo però, ma lo dico in caduta libera non avendolo visto e avendo letto solo questo tuo commento, il rischio di un peso specifico teorico e di un algido intellettualismo che schiaccia tutto...
Sì e no. Non posso e non voglio dire troppo perché, più che mai in questo caso, dire troppo è ammazzare il (senso del) film. Posso dirti che lo spunto narrativo è - per ammissione dello stesso regista - ispirato ai fatti della Dubrovka, e quindi il ruolo del pubblico non è tanto attivo (nel senso di un classico ribaltamento di ruolo attore-spettatore) quanto mediano, anzi, per rimanere in tema diatetico, medio: vi sono dei fatti, il pubblico li osserva e li filtra dal proprio punto di vista, sceglie di accoglierli o meno, ma ne è in un caso e nell'altro il solo beneficiario - l'azione influenza chi su quel palco ci sale. Fondamentale è l'importanza di (almeno una) figura maschile, che fa da tramite (inaspettato) fra il di qua e il di là delle assi di legno.
A livello di peso specifico certo non è leggero, ma non lo definirei intellettualizzante: l'approccio registico è severo ("teatrale" esso stesso), ma vi sono moltissime sfumature, anche leggere, non necessariamente e pervicacemente improntate alla ricerca della metafora a tutti i costi (non siamo dalle parti degli anni '70, insomma).
Chiede un suo particolare momento, ma ne vale la pena. Se un giorno ti andrà di vederlo e di scrivere due righe, sarò felice di leggerle.
Bubobubo, Cotola
Daniela