Scritto interamente da Tonino Guerra seguendo una vis poetica un po' facile, BURRO è l'ennesima occasione offerta a Pozzetto d’interpretare il ruolo del ragazzone poco cresciuto, prigioniero di complessi di ogni tipo e decisamente stralunato: vive con l'anziana madre, si veste di tutto punto per andare al cinema dove incontra la donna dei suoi sogni (nello schermo), vaga per il suo paesino di Romagna senza una meta precisa, sulle note delicate della colonna sonora di Bacalov. Burro, lo chiamano tutti. Al bar, nei vicoli semideserti, sulle colline... Sembra un film quasi improvvisato, da quanto deboli appaiono regia e sceneggiatura. Qua e là sparuti sprazzi del talento comico di Pozzetto (pur se...Leggi tutto imprigionati in un personaggio troppo sensibile per divertire davvero): dal barbiere per esempio, quando lava i capelli a un cliente con tragica faciloneria combinando prevedibili disastri; o nel rapporto con l’amico Silvano, al quale confidare avventure vissute al cinema dall’attrice prediletta (“Era una storia di spie ambientata in un bar”). Ma è poco, pochissimo per giustificare una pesantezza inaccettabile anche per un film d'autore. Troppo compiacimento per i paesaggi, la presunzione che bastino musiche di un certo effetto per fare poesia. Un film sbagliato, che tra una frase e l'altra lascia passare il tempo inutilmente, senza riuscire a dire alcunché. Le scene in riva al mare, o distesi sull'erba di notte, sono solo caricature di un cinema che in mano a un regista come José Maria Sanchez non può esistere nel modo in cui si vorrebbe esistesse. Un mattone micidiale, un Pozzetto a suo agio ma sfruttato malamente.
Pozzetto sa dare anima ai suoi personaggi: il ragazzino complessato e poco normale è ben rappresentato, ma nell'interpretarlo Pozzetto è molto limitato e vincolato tanto da non riuscire a mostrare il suo vero talento (per non correre il rischio di togliere al film quell'atmosfera particolarmente drammatica che si stacca dalle commedie in cui il nostro è a suo pieno agio). Un vero mattone che poco lascia da ricordare. A volte diverte (come la scena dal barbiere), ma sono più quelle che stanca e annoia. Non bastano i nonsense e la poeticità...
Fiacco tentativo di utilizzare Renato Pozzetto in un ruolo diverso dai suoi soliti; purtroppo le doti artistiche del protagonista non consentono l'operazione e il film si rivela assai limitato sul versante recitativo oltre che appesantito da una sceneggiatura spenta e quasi mai calibrata sul personaggio.
Le premesse, grandi, fanno posto alla delusione, ancora più grande, che qualcosa nel meccanismo, sceneggiatura, regìa, interpretazione, non sia andata. Pozzetto, animale da set, è fuori sintonia con l'atmosfera che era stata immaginata dal Guerra. Il regista indulge troppo sui paesaggi, la musica supporta ma non apporta. l'unica parola, che un film del genere merita è: peccato!
Non è facile giudicare questo film: se da una parte abbiamo un certo gusto per paesaggi e scene poetiche tipiche dello stile di Tonino Guerra, dall'altra abbiamo un film che, pur non essendo fatto male, non decolla mai veramente. A questo si aggiunge un Pozzetto non del tutto in parte al quale si trascina stancamente tutto il baraccone. Ha qualche pregio e qualche scena discreta, ma si perde in un mare di noia e arrivare alla fine costa più di uno sbadiglio.
Un Pozzetto diverso dal solito, praticamente spogliato del suo modo di fare, dei suoi tic e atteggiamenti. E' un film che vuole avere una vena poetica ed è surreale quanto basta. Il difetto però è che indugia in questo aspetto, arrivando anche ad annoiare, nonostante l'impegno del protagonista. Nel cast anche Margarita Lozano, che nel Caso Moro interpretava Nora, la moglie del politico democristiano.
MEMORABILE: Il lavaggio di Pozzetto al malcapitato cliente.
Tentativo piuttosto insipido e pesante di calare la vena più lunare di Pozzetto in un contesto quasi felliniano: il personaggio di Burro è nelle corde dell’attore varesino, che però è troppo imbrigliato per poterlo caratterizzare al meglio; la trama appare slegata e inconcludente e alla fine non coinvolge, mentre il potenziale poetico è avvilito da una regia piatta e impersonale. Nemmeno la bellezza di Elena Sofia Ricci crea sussulti.
Un uomo ingenuo di paese, invaghitosi di un'attrice, crede di vederla in ogni donna che incontra. Soggetto e sceneggiatura nientemeno che del poeta Tonino Guerra. Storia abbastanza strana. A tratti banale. Intrattiene davvero poco. Apprezzabile comunque l'interpretazione di Renato Pozzetto in un ruolo inconsueto. Discreta la colonna sonora diretta da Luis Bacalov.
José María Sánchez HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoZender • 21/10/08 10:19 Capo scrivano - 48958 interventi
Esce il 23 ottobre 2008 per la Medusa in dvd questo raro film con Pozzetto.
Audio: Ita.DS
Video: 16:9/Ws
Il film venne ufficialmente presentato da Renato Pozzetto a "Fantastico Cinema" - detto anche "Fantastico 10" - del 7 ottobre 1989, allora condotto Massimo Ranieri. Tra un'esilarante battuta e l'altra del comico milanese, vengono dati i manifesti e il flano del film a Ranieri, mentre Pozzetto tira fuori una delle "protagoniste" del film, ovverosia... una gallina!