Afrika - Film (1973)

Un film d'essai alla Cavallone. Un dramma che affronta l'incomunicabilità e i rapporti impossibili tra individui tormentati, tra un matrimonio allo sfascio e una relazione omosessuale complicata, sullo sfondo di un'Africa sonnolenta e violenta al tempo stesso. Il film è lontano dagli estremismi a cui il regista darà vita in seguito, ma lo stile è simile: pieno di tagli, montato approssimativamente, contorto, con una fotografia sgranatissima e addirittura le bobine che finiscono e poi riprendono (roba da Grindhouse, vedere per credere!). Strano.

D'obbligo vederlo integrale. Sono 20 minuti in più. Partendo dall'interrogatorio dei due testimoni ne vien fuori una storia di drammi molto intensi, ottimamente rappresentati da situazioni, sguardi ed espressioni molto emblematiche. Giù il cappello alla coerenza inossidabile di tutti i personaggi, che pagano fino in fondo e con dignità le conseguenze delle loro scelte. Un gran film!

All’incomunicabilità e alla crisi della coppia in vacanza tipici dell’erotico-esotico si aggiungono temi spinosi e ancora oggi discussi – l’omosessualità e la sua stigmatizzazione, il teppismo, la paura di sentirsi diversi – che si rafforzano nei flashback di un’efficace struttura sincopata. Anche con una recitazione minimale e laconica, Staccioli sa essere molto intenso ed esterna le pene di un animo spossato, mentre l’Africa del titolo, luogo tutt’altro che edenico, resta solo uno sfondo: le violenze dei militari, il pasto delle iene e qualche danza folkloristica.

Come film sulla crisi della coppia e l'incomunicabilità non è un granché e non dice nulla di particolarmente nuovo, ma non c'è solo quello. Così come pure è una delle pellicole meno riuscite e personali del regista che qui risulta più convenzionale che altrove. L'ambientazione africana presume ambizioni alte che in questo caso non sono suffragate da una sceneggiatura e da uno stile adeguati. Finale che mi è sembrato gratuito ed inutilmente "sensazionalista". Non poco bruttino.

Una delle pellicole più riuscite del regista, abile a scavare nei meandri dell'animo di un uomo non più in grado neppure di aiutare se stesso, afflitto da una compagna verso la quale non sente più alcun trasporto e innamorato di un ragazzo col quale scoprirà di avere un universo in comune. Il tema dell'omosessualità è trattato con veridicità e senza fronzoli, ponendo l'accento sull'aspetto affettivo ancor prima che su quello sessaule. Un regista che, pur nella limitatezza di budget, riesce sempre a sorprendere con storie autentiche.

Curioso dramma cavalloniano a sfondo omosex che viene però penalizzato da un'eccessiva lentezza, da diverse interpretazioni (non proprio eccellenti) e dai dialoghi (a tratti) ridicoli. La storia è attualissima (decisamente avanti per l'epoca) e Cavallone ci aggiunge anche un'atmosfera da film giallo, alcune scene violente e crisi coniugali creando un prodotto decisamente interessante. Guardabile.

Scarno e a tratti scombiccherato, ma narrativamente notevole, sia per la presa di petto di un tema ancor oggi tabù, sia per le trasparenti bellezze naturalistiche etiopi che - con la loro apparente immobilità - testimoniano del furente scontro in seno a una coppia sull'orlo della crisi di nervi. Caso di film inghiottito dal nulla per molti anni che vale la pena, oltre la filologia spicciola, recuperare e vedere. Buono - a differenza di molte altre opere cavalloniane - anche il parco attori, secondo solo a quello di Spell.