Buiomega71 • 27/07/20 10:45
Consigliere - 27111 interventiParticolare e "autoriale" tributo di Kasten al leggendario cult lewisiano, dove, nella seconda trance del film, si cambiano le carte in tavola su cosa sia (o non sia) illusione.
Difficile non spoileare gli intenti della pellicola (vengono alla mente un paio di titoli di qualche anno prima, che, citandoli, sarebbe spoiler dannato), che da "semplice" arte del teatro del grand guignol, si muta nei dedali rancidi di una mente devastata (Karsen proietta l'effetto distorto mentale con rapidi immagini lisergiche, dove le scenografie e gli ambienti si deformano in disturbanti effetti acquosi), mischiando il neo noir, il post punk, le derive ridanciane teatrali di
The rocky horror picture show, raggiungendo picchi gore di notevole fattura (plauso agli impressionanti SFX di sua maestà Jason Collins).
Un esagitato e febbrile Crispin Glover mostra al pubblico la fiera delle atrocità, in un non luogo che sembrano quelle cose sperimentali dei film di Amos Poe, dove l'arte della macelleria supera l'illusione e l'incredulità (si tira in ballo pure una droga allucinogena alla
Serpente e l'arcobaleno), coadiuvato da un Jeffrey Combs (quasi irriconoscibile) conciato come un barbone alla
Signore del male che mangia manciate di vermi e stacca le teste a morsi alle pantegane.
Manzotte tatuate prese dal pubblico, di cui: una eviscerata con sega a mano, l'altra fatta a pezzi con delle tagliole "volanti" (gustosa la decapitazione tra geyser di sangue), un'altra arsa viva che , tramutata in un ammasso di carne abbrustolita, continua a muoversi e gridare (uno dei picchi massimi della maestria di Jason Collins, quello che io chiamo il nuovo Tom Savini e dà sempre soddisfazioni), il tipo a cui le vengono estirpati gli intestini via orale direttamente dell'esofago, e l'ultima che diventa un porta spade umano. Non meno importante la disperata lotta in appartamento, con specchiere infrante e corpi infilzati nelle schegge di vetro in stile criptoargentiani.
Nel marasma dello splatter e delle wizardate of gorissime (Kasten non ci và certo giù leggero), arriva, però, come un lancinate pugno nello stomaco il brutale pestaggio della ragazza visto tramite un video sul PC e l'incubotica scena di sesso cannibalica a suon di morsi che manco
Cannibal love, nonchè la sordida e torbida atmosfera puramente psychothriller (alla
Maniac) che prende il secondo tempo, con la macabra visita alle stanze degli orrori di uno squallido motel e i blackout mentali del protagonista (che aspira di continuo qualcosa da un sacchetto di pane o si sgranchisce continuamente il collo, tic nervoso che ne sottolinea la mente psicotica ormai sul baratro della follia).
Karsen immerge tutto in un'atmosfera piuttosto zozzerella, in un continuo gioco a rimpiattino tra incubo e realtà, illusione e allucinazione, sadismo e misoginia, macabri spettacoli e viaggi lisergici nel cervello guastato di un serial killer.
Il restyling funziona, anche perchè riesce a discostarsi (in maniera netta, soprattutto nella seconda parte) dal modello dello zio Herschell, mentre rimangono intatti i grotteschi e sanguinosi numeri di magia fatti di amputazioni, squartamenti e torture sadiane, offciati da un Crispin Glover al massimo della forma.
Non male alcuni nudi integrali femminili e il buon Brad Dourif ricoperto da "curative" sanguisughe.
Nella parte finale il corto circuito mentale non è esente da un pò di confusione, ma è peccato veniale in un'opera a suo modo originale (pur trattandosi di un remake), nonchè impreziosita da un look "artistico" nella mano di Kasten, parecchie spanne sopra ai soliti horroretti usa e getta.
Da noi ancora inedito (come lo è l'originario lewisiano), ho il dvd francese della
Elephant film di non eccelsa qualità, ma che presenta l'edizione uncut (
1h, 30m e 55s).
Buiomega71
Jena
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