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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Costretti ad aggiungere un "amore" che poco c'entra per non incorrere in una tragica omonimia col capolavoro viscontiano, i distributori italiani lasciano presumere una traccia sentimentale che davvero non esiste, in questo giallo teutonico la cui traduzione corretta sarebbe un più semplice "La morte arriva a Venezia". Perché persino la moglie della vittima uccisa nelle prime scene non riesce a mostrare alcun trasporto (al di là di qualche lacrimuccia convenzionale) alla notizia della brutta fine del marito. Giunta da Vienna a Venezia dove questi è stato trovato annegato in un canale, Anna...Leggi tutto Albrecht (Höfels) cerca di capire cosa gli sia successo senza ingegnarsi tuttavia troppo. Perdipiù gli indizi le cascano addosso e non ha che da seguirli.

Entra nella casa dove l'uomo viveva e la trova buttata all'aria: qualcuno vi cercava qualcosa. Nel telefonino di lui i messaggi di tale Federica (Fellin) che lo chiama "amore" e lo cerca in ogni modo; in Anna non un sopracciglio che si alzi, alla scoperta che il marito aveva probabilmente un'amante. Rafael (Schärf), il miglior amico del defunto, con cui questi lavorava nel museo dove svolgeva il suo lavoro di restauratore, consola Anna e suo figlio Paul (Wyzinski), che è venuto con lei dall'Austria, mentre un commissario italiano (Nigro) prova a sbrogliare la complicata matassa. Dietro c'è la scomparsa d'un quadro del Botticelli, nientemeno: la vittima lo stava restaurando ma, a quanto pare, pure copiando in gran segreto con una cura estrema. Per rivenderlo, probabilmente, ma è ancora tutto da stabilire.

Una storia alle spalle il film ce l'ha anche insomma, per quanto messa in scena piuttosto confusamente, ma gli manca un po' tutto il resto, a cominciare da un parco attori in grado di renderla un minimo coinvolgente. La recitazione terribilmente piatta di tutti, aggravata da una regia che non riesce a dar vita a una sola scena in cui si percepisca un barlume di tensione, trasforma questa scipita produzione televisiva in un thriller per modo di dire, che vorrebbe apparire tale senza averne la forza. Personaggi e dialoghi sono anonimi a voler essere gentili e a far la parte del leone è solo Venezia, ripresa tutto sommato discretamente in qualche scorcio non comune (ci vengono evitate le location più scontate); per quanto resa piuttosto ridicola dalla solita fotografia ultrasatura che la ridipinge con colori da cartolina Anni Cinquanta (compresa una laguna azzurro Sardegna), almeno nelle sequenze notturne ha modo di mostrarsi come la città unica che è, con inquadrature suggestive e molti esterni che danno se non altro ariosità al film. Il ritorno dell'ultima parte a Vienna riporta tutto nel grigiore e ci lascia con l'amaro in bocca, dal momento che anche la soluzione è banale e condita da un rendez-vous patetico. Produzione tedesca priva di nerbo, con una protagonista che non lascia trasparire alcuna reattività e nulla nel film che si lasci ricordare. Peccato sprecare una Venezia non banale per un giallo tanto insipido e che mai riesce ad appassionare o incuriosire come dovrebbe...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/07/23 DAL DAVINOTTI
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Panza 19/11/23 17:59 - 1872 commenti

I gusti di Panza

La fotografia da piccolo schermo, con i colori accesi e livellati, non restituisce l'aura di mistero di Venezia, trasportata al cinema in innumerevoli occasioni, disinnescandone ogni suggestione. La storia che ruota intorno alla morte di un restauratore si lascia comunque vedere, specialmente quando si svelano le dinamiche, mentre cala di ritmo nella coda thriller, abbastanza prevedibile. Discreta l'attrice tedesca e il figlio autistico, più anonimi gli attori maschili secondari; ridottissimo il cast italiano, impiegato solamente in piccoli ruoli di contorno.

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