Sharknado: Heart of sharkness - Film (2015)

Sharknado: Heart of sharkness
Locandina Sharknado: Heart of sharkness - Film (2015)
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Sharknado: Heart of sharkness
Anno: 2015
Genere: commedia (colore)

Cast completo di Sharknado: Heart of sharkness

Note: Mockumentary sulla realizzazione di una fantomatica prima versione "artistica" di Sharknado. Contenuto anche nel box "Sharknado - Alle origini del mito".

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La nostra recensione di Sharknado: Heart of sharkness

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E se SHARKNADO, il grande successo del 2013 targato Asylum, non fosse un film originale? Se con lo stesso titolo già qualcuno lo avesse diretto poco prima con altri attori, altri mezzi ma fosse... scomparso insieme al girato? L'idea era buona: un mockumentary di tipo classico, con l'opera perduta e mitizzata che al solo pronunciarne il titolo gli intervistati si spaventano, ne negano l'esistenza... Un giovane documentarista, Jeremy Wagener (nella parte di se stesso quindi), si mette sulle tracce di quelle voci lontane, delle dicerie e... seguendo uno strano tizio che sembra saperne più degli altri, riesce a farsi consegnare...Leggi tutto metri e metri di pellicola. Sono forse parte del primo, misteriosissimo SHARKNADO scomparso? No, purtroppo quello non sarebbe possibile, come scopriremo alla fine, ma è qualcosa di diverso: una sorta di backstage che ci permetterà di ripercorrere la storia di quell'opera misteriosa attraverso le interviste al cast (quando i vari Fin e April erano interpretati non da Ian Ziering e Tara Reid ma da attori più anonimi) focalizzandosi sulla figura del regista di allora, tale David Moore (Cohn), un invasato convinto di essere un grande autore che aveva preteso di girare tutto in pellicola! L'idea era buona, si diceva, qualche trovata niente male c'era (Moore viene rimproverato dal produttore perché nella sceneggiatura il protagonista per le prime 12 pagine parla in francese... "Perché Fin è un personaggio colto, è stato molto tempo a Parigi, a Milano...", la risposta. "Ma abbiamo detto che è un surfista, e non si può fare surf in nessuno di quei posti!"), la figura del regista maledetto che sogna in grande aveva la sua ragion d'essere e trattare il primo "vero" SHARKNADO alla stregua di un capolavoro perduto volgendo tutto in farsa parodizzando la parodia poteva quasi avere i tratti dell'ingegnoso colpo di genio. Perché allora HEART OF SHARKNESS proprio non funziona? Perché troppe volte sembra una goliardata girata tra amici, perché le battute buone sono poche per reggere una sciocchezza montata male, con un protagonista che dopo un po' si fa insopportabile nel suo gridare per presentarsi ad ogni costo come il prototipo dell'artista intellettualmente superiore. I provini alle attrici, che inizialmente possono sembrare divertenti, vengono tirati troppo per le lunghe come un po' tutte le gag, col risultato di rendere la fruizione del mockumentary faticosissima e alla fin fine priva di quella fantasia che serviva per sviluppare le idee del soggetto. Il cast mostra limiti non indifferenti (in parte ricercati a bella posta, certo, ma dopo un po'...) e il protagonista non è in grado di affrancarsi dalla macchietta per risultare almeno vagamente convincente nel ruolo. Il film per troppo tempo sembra proprio non sapere dove sbattere la testa, ripetendosi all'infinito col risultato inevitabile di stancare. Esaurita la spinta iniziale, insomma, il gioco stanca (anche per l'insistito uso della camera a mano). Inoltre mancano del tutto gli squali se non nel finale da... reality (sempre il produttore per telefono: “Il film si chiama SHARKNADO e fino a pagina 65 non c'è nessuno squalo!”), il che fa capire quanto il budget a disposizione fosse al massimo quello di un documentario. L'impressione è che dal filone SHARKNADO si stia veramente tentando di spremere l'impossibile.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/09/20 DAL BENEMERITO ANTHONYVM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/12/20
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Anthonyvm 11/09/20 16:51 - 6514 commenti

I gusti di Anthonyvm

Nella tradizione dei making of "problematici" in stile Viaggio all'inferno, la Asylum rende omaggio alla sua più famosa franchise con un mockumentary umoristico alla maniera di Reiner, dimostrando di essere meno ferrata nella materia comica di quanto non lo sia in campo fanta-horror. Le gag in grado di rubare un risolino si contano sulle dita d'una mano (il top è raggiunto dal regista che prende gli attori a schiaffoni con un dildo), i personaggi sono poco interessanti e la storia in sé annoia sin da subito. Si apprezza il tentativo di realizzare qualcosa di diverso, ma non basta.
MEMORABILE: L'attrice con la gamba tagliata; L'utero dello squalo; L'effettista si rifiuta di lavorare sulla ripresa di un nano vestito da Statua della Libertà.

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